Fonte: La Stampa
Si riapre il dibattito sulle estrazioni in mare. Il responsabile dell’Ambiente: «Presto una norma per fermare 40 permessi»
Il via libera del ministero a una serie di autorizzazioni a trivellare riapre il dibattito. Il governo si difende dicendo che si tratta di permessi concessi dai precedenti governi e ribadisce che non ha intenzione di cambiare linea sul tema. «Da quando sono Ministro non ho mai firmato autorizzazioni a trivellare il nostro Paese e i nostri mari e mai lo farò» spiega il ministro dell’Ambiente Sergio Costa in un post su Facebook. «Non sono diventato Ministro dell’Ambiente per riportare l’Italia al Medioevo economico e ambientale. Anche se arrivasse un parere positivo della Commissione Via, non sarebbe automaticamente una autorizzazione» aggiunge il ministro annunciando di essere al lavoro assieme al Mise per inserire nel dl Semplificazioni una norma per lo stop a 40 permessi pendenti.
“Incontrerò i NoTriv di tutta Italia”
«I permessi in questi giorni dal Mise sono purtroppo il compimento amministrativo obbligato di un si dato dal ministero dell’Ambiente del precedente governo, cioè di quella cosiddetta sinistra amica dell’ambiente. Noi siamo il governo del cambiamento e siamo uniti nei nostri obiettivi. Siamo e resteremo contro le trivelle. Quello che potevamo bloccare – spiega – lo abbiamo bloccato. Siamo per un’economia differente, per la tutela dei territori e per il loro ascolto. Anche per questo incontrerò personalmente i comitati Notriv di tutta Italia. Per lavorare insieme a norme partecipate, inclusive e che portino la soluzione che tutti aspettiamo da anni».
Il sottosegretario Crippa: avviato iter di rigetto per 7 permessi
L’iter di rigetto è avviato per 7 permessi di ricerca del petrolio in Adriatico e nel Canale di Sicilia: è quanto spiega il sottosegretario al Mise Davide Crippa (M5s) rispondendo alle notizie dei giorni scorsi sull’autorizzazione nell’Adriatico delle trivelle. «Lasciando da parte inutili e sterili polemiche – afferma – sono più che disponibile ad incontrare le associazioni convinto che un lavoro a più mani ci possa permettere di fermare nel modo più celere queste trivellazioni». «Ho la netta sensazione – scrive in un post su Facebook – che la questione stia ormai assumendo dei caratteri di disinformazione voluti. Tant’è che si omettono informazioni definitive e fondamentali per screditare questo esecutivo. Riporto in allegato – nel suo post – copia del Rigetto del pozzo di Carisio (NO) che qualcuno deve proprio far fatica a trovare tant’è che nemmeno lo tiene in considerazione tra gli atti che questo governo ha portato a termine. Ritengo utile precisare che quando scrivo che è stato dato seguito all’iter di rigetto, non vuol dire che il rigetto è stato già pubblicato (cosa che per Carisio è evidente ma qualcuno nn lo vede comunque). Il rigetto è frutto di un percorso formale di corrispondenza tra le parti che può portare, dopo tempistiche obbligate per le controdeduzioni, all’emanazione del rigetto».
Il referendum del 2016
Nel 2016 in Italia si era votato un referendum sulle trivelle ma non era stato raggiunto il quorum. In quella occasione aveva votato solo il 31,19% degli elettori (dato definitivo, pari a 15.806.788 cittadini che si sono recati alle urne su un totale di 50.675.406 aventi diritto) e quindi la consultazione non era stata valida. Inutile quindi la netta vittoria del Sì (13.334.764, pari all’85,84 per cento). Trattandosi di referendum abrogativo gli elettori erano chiamati a esprimersi circa lo stop delle concessioni per gli impianti di estrazione di gas e petrolio entro dodici miglia dalla costa.