22 Novembre 2024

Fonte: Corriere della Sera

di Stefano Agnoli

È un problema reale che va risolto. Sono rifiuti italiani, prodotti in Italia, disseminati pericolosamente in contenitori vecchi di mezzo secolo un po’ in tutta la penisola

Con l’unanime strepitio contro ogni ipotesi di deposito dei rifiuti radioattivi nei propri territori di riferimento, l’intero corpo politico nazionale e locale non ha perso occasione di dare il peggio di sé, preoccupato solo di non contrariare il proprio elettorato. Senza distinzioni, persino all’interno del governo. Eppure quello delle scorie è un problema reale, che va risolto. Sono rifiuti italiani, prodotti in Italia e che in Italia vanno sistemati. Rifiuti che sono pericolosamente disseminati in contenitori vecchi di mezzo secolo un po’ in tutta la penisola, e che, nel caso di quelli piemontesi, hanno più volte rischiato incidenti gravissimi, così come sversamenti si sono registrati in Basilicata. Vanno trattati, riprocessati, cosa che chi doveva fare non ha ancora fatto tra il disinteresse generale, e poi inviati in un Deposito, dove saranno più sicuri, a vantaggio di tutti. I rifiuti più pericolosi li abbiamo mandati a pagamento (1,2 miliardi finora) in Francia e Regno Unito. Francesi e inglesi non ce li tengono gratis. E di sicuro non ce li terranno per sempre, li rimanderanno indietro. Questi sono i problemi reali. Invece, spettacolo deprimente, è partito il gioco del cerino. E non può valere neppure la stessa trita obiezione: «E allora mettiteli a casa tua». C’è un problema comune, che va risolto. Questo dovrebbe fare chi ha responsabilità di governo. Chi ne ha di locali dovrebbe pretendere massima sicurezza del processo e della sua gestione, che in questo caso prevede anche compensazioni e vantaggi occupazionali, come ben sanno le amministrazioni che finora hanno avuto servitù nucleari. Doti che, in tempi di pandemia, sembrano di un altro mondo. Eppure: «Tre qualità possono dirsi sommamente decisive per l’uomo politico: passione, senso di responsabilità, lungimiranza» mentre il politico che vuole solo il potere «opera nel vuoto e nell’assurdo». Lo diceva Max Weber in una lezione («La politica come professione») agli studenti.

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