22 Novembre 2024

Fonte: La Stampa

di Alberto Simoni

Oggi il voto a Westminster sulla proposta di uscita dalla Ue. May avrebbe 197 voti sui 318 necessari e il sì all’accordo sembra molto difficile. Nel Paese parte il piano di emergenza per affrontare il dopo 29 marzo: maxi spesa di generi alimentari, negli ospedali provviste di farmaci


Al Sainsbury’s di Wilson Road, cinque minuti da Victoria Station, una signora di mezza età spinge un carrello pieno di lattine di cereali, cornflakes, bibite, prugne secche e latte di cocco. Stampa un sorriso largo e si avvia alla cassa quando le chiediamo se anche lei stia facendo la scorta per affrontare la Brexit.
Magari avrà una famiglia numerosa e la risposta del carrello che trabocca è tutta lì, ma nel Regno Unito che fa il conto alla rovescia per l’addio alla Ue, l’alba del 30 marzo, l’idea della corsa alle provviste non è fantascienza. Lo fanno comuni cittadini, organizzati su Facebook – uno dei gruppi, il più agguerrito e foriero di informazioni per mamme è il 40% Preppers – e aziende, grandi e piccole. Le signore che dispensano consigli invece su mumsnet.com sono rigorose e metodiche.

Quando inizierà il processo dell’uscita dalla Ue, Londra teme l’assalto ai supermercati
Hanno preso spunto – come la scrittrice e attivista Jack Monroe – da un documento del governo tedesco del 2016 che spiegava ai cittadini cosa acquistare, in quale quantità e come stivare nelle cantine e nella dispensa i prodotti. Ci furono allora prese in giro, con tanto di soprannomi a quell’elenco bizzarro nel pacifico 2016. Passò alla storia (si fa per dire) con il nome di Hamster List. I criceti si riempiono le guance e portano tutto nella tana per i tempi magri. Come, a quanto pare, stanno facendo migliaia di sudditi di Sua Maestà, che temono che, quando Londra uscirà dalla Ue, in un attimo ci saranno scaffali vuoti, scarsità di medicine, cibo razionato e un’economia pianificata per sfamare gli orfani dell’Ue. Per colpa di porti e aeroporti in tilt.
Monroe ha anche stilato un elenco di quel che si dovrebbe mettere da parte, visto che il Regno Unito mediamente importa il 40% del cibo: prugne secche, e frutta comunque essiccata, noodle, fiocchi di avena, mais, lievito, farina, funghi secchi, pomodori essiccati e ogni genere di verdura a lunga conservazione. Perché di insalate e carotine gli inglesi – a detta degli oltranzisti dello «storage» – non ci sarà nemmeno l’ombra. Ovviamente formaggio, latte a lunga conservazione, salsa di pomodoro e olive.

Meno 74 giorni
Il governo prova la carta dell’ironia. Il ministro della Sanità, Matt Hancock, ha detto di essere il più grande acquirente di frigoriferi, che userà per mettere farmaci e medicine. Il collega Greg Clark parla di «pazzia collettiva», ma dice anche che ansia e paura potrebbero, portare code ai supermercati. Ecco perché dietro i tentativi di abbassare i timori, Downing Street lavora ai piani di emergenza e dice – in un report chiuso nei cassetti – che «ci sono abbastanza scorte per superare i disagi». Quando mancano 74 giorni alla Brexit diverse misure sono state già messe in cantiere per evitare l’assalto ai supermarket e ospedali carenti di medicine.I traghetti verranno utilizzati per portare cibo e farmaci e qualche ministro non esclude ponti aerei per recapitare ai pronto soccorso del Paese ogni necessità. L’industria farmaceutica da mesi fa provviste, sono state raddoppiate le dosi di insulina. Le imprese edili hanno accumulato cemento e mattoni.
Servirà il cemento anche a Theresa May per compattare i conservatori dietro il suo piano. Impresa giudicata da tutti impossibile, avrebbe ad oggi 197 voti sui 318 necessari. Ieri la premier ha fatto un triplo appello, parlando prima a Stoke-on-Trent, quindi a Westminster e poi riunendo i parlamentari Tory. Sostenete questo deal, «dategli una seconda occhiata», altrimenti rischiate di non avere la Brexit, il messaggio che ha recapitato ai suoi, rafforzato da ulteriori garanzie, via lettera, da Tusk e Juncker sulla temporalità del back stop sullo status del Nord Irlanda, vero nervo scoperto della questione. Ma i brexiteers non sentono ragioni, Boris Johnson ha invitato i compagni di cordata ad avere coraggio e affossare l’accordo. Lo vorrebbe morto anche Jeremy Corbyn, che già chiede elezioni anticipate, se stasera sarà pollice verso per il piano May.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *