21 Novembre 2024
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Da una parte c’è la forza simbolica della scelta di partire, nella prima cabina di regia attuativa del Piano nazionale di ripresa e resilienza, da scuola e ricerca. Dall’altra c’è l’impatto concreto degli 11 miliardi che tra fine 2021 e inizio 2022 verranno messi in circolo con i bandi confezionati dal ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, e dalla sua collega dell’Università e della Ricerca, Cristina Messa. Un maxi-piano che parte dagli asili nido e, passando per l’edilizia scolastica, arriva ai partenariati tra enti pubblici, atenei e imprese. E che rappresenta una prima tranche dei 30,88 miliardi appostati dal Pnrr – tra investimenti e riforme – per l’intera missione 4 da qui al 2026. Un’iniezione di liquidità che, grazie al doppio paracadute del 40% per le aree depresse e per le ricercatrici, punta anche a rendere il nostro paese un po’ meno diseguale. Sia dal punto di vista territoriale che da quello della parità di genere.

Gli investimenti
Sul capitolo Istruzione il Pnrr alla voce investimenti prevede 17,59 miliardi. Entro novembre saranno emanati i primi bandi per oltre 5 miliardi. Si tratta di 3 miliardi per asili nido e scuole dell’infanzia. Poi ci sono 400 milioni per le mense, anche per crearne di nuove e favorire l’attivazione del tempo pieno o l’incremento del tempo scuola. Altri 300 milioni sono destinati alle palestre con l’obiettivo di aumentare l’offerta formativa relativa ad attività sportive sin dalle prime classi delle primarie, anche oltre l’oraio curriculare. 800 milioni serviranno per costruire nuove scuole e altamente sostenibili e con l’intento di garantire una didattica basata su metodologie innovative in grado di stimolare la creatività. I restanti 500 milioni andranno per la ristrutturazione degli istituti e la messa in sicurezza. «Abbiamo messo l’istruzione al centro del futuro del Paese – ha sottolineato il ministro Bianchi-. È il segnale che stiamo dando all’Italia». Durante la cabina di regia la ministra per il Sud Mara Carfagna ha preannunciato che si valuta una compensazione a favore delle regioni meridionali in relazione al bando da 700 milioni per l’edilizia scolastica dello scorso marzo. Potrebbe non essere stata rispettata, infatti, la quota minima per il Sud fissata al 34% (nel frattempo per il Pnrr la quota dei bandi è stata innalzata al 40%).

Ruolo di primo piano
Da qui a inizio 2022 anche la sotto-missione Università e Ricerca punta a giocare un ruolo di primo piano nella partita complessiva del Pnrr. Come sottolienato dalla ministra Cristina Messa dopo la cabina di regia che ha dato il via alle linee guida sulle prime 4 linee di investimento in programma: partenariati estesi, centri nazionali, ecosistemi dell’innovazione, infrastrutture di ricerca e innovazione. «Sono 6 miliardi di finanziamento – ha spiegato l’ex rettrice di Milano Bicocca – di cui 5 devono andare a bando entro la fine di quest’anno. Prevedono circa 60 progetti che passeranno questa fase di valutazione. Le misure a bando saranno riservate per il 40% a donne ricercatrici e gli enti che si manifesteranno per la formazione delle filiere dovranno dimostrare di avere all’interno un bilancio di genere o una valutazione sulla parità di genere». Proprio quest’attenzione al lavoro femminile è una nota distintiva dei bandi in arrivo visto che la soglia fissata dal Pnrr per la lotta al gender gap si ferma al 30 per cento.

Linee guida
Qualche elemento in più sui progetti è arrivato proprio dalle linee guida. Ad esempio quando precisano i 5 ambiti nei quali potranno nascere i centri nazionali: simulazioni, calcolo e analisi dei dati ad alte prestazioni; agritech; sviluppo di terapia genica e farmaci con tecnologia a Rna; mobilità sostenibile; bio-diversità. A questi «campioni nazionali» della ricerca e sviluppo – formati da enti pubblici, atenei e aziende, possibilmente riuniti in fondazione o consorzio, il Pnrr destinerà 1,6 miliardi. E altrettanti – ma il bando arriverà a febbraio-marzo 2022 – spetteranno ai partenariati estesi (dedicati cioè alla ricerca di base o applicata) dove i privati sono chiamati ad avere un ruolo ancora più rilevante. Si punta a farne nascere 10 in 15 settori d’interesse: intelligenza artificiale; scenari energetici del futuro; rischi ambientali, naturali e antropici; scienze e tecnologie quantistiche; cultura umanistica e patrimonio culturale; diagnostica e terapie innovative nella medicina di precisione; cybersecurity; nuove tecnologie e tutela dei diritti; conseguenze e sfide dell’invecchiamento; sostenibilità economico-finanziaria dei sistemi e dei territori; modelli per un’alimentazione sostenibile; Made in Italy circolare e sostenibile; neuroscienze e neurofarmacologia; malattie infettive emergenti; telecomunicazioni del futuro; attività spaziali. Senza dimenticare i 12 ecosistemi dell’innovazione, a cui andranno 1,3 miliardi, e le infrastrutture di ricerca e innovazione, che ne riceveranno 1,58. In entrambi i bandi arriveranno entro dicembre.

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