Fonte: Corriere della Sera
di Goffredo Buccini
Piero Calamandrei spiegò che la scuola è «un organo costituzionale» perché «produce il sangue» della nostra democrazia
La scuola è «un organo costituzionale», spiegò Piero Calamandrei settant’anni fa: perché «produce il sangue» della nostra democrazia. Dunque, il suo flusso non può e non deve essere arrestato, pena l’alterazione del tessuto democratico. Chi ha discettato in queste ore sull’ipotesi di fermarla nuovamente come durante il lockdown, sostituendola con il simulacro della didattica a distanza, provi a rileggersi questo memorabile intervento dell’11 febbraio 1950. Certo, non c’era il web. Né l’illusione che lo schermo di un computer rimpiazzasse lo scambio formativo con un maestro in carne e ossa. Ma il senso della missione della scuola (per «una classe dirigente aperta e rinnovata dall’afflusso verso l’alto degli elementi migliori») è ancora vivo e intatto in quelle parole.
La scuola italiana ha già pagato un prezzo altissimo alla pandemia e ancora lo paga con oltre 200 chiusure lampo per scongiurare mini-focolai. I suoi otto milioni e mezzo di studenti ricorderanno il 2020 un po’ come i loro nonni hanno rammentato certi periodi bui dell’adolescenza, accompagnati da incertezza e solitudine. I pur comprensibili timori espressi da diversi presidenti di Regione sui rischi che il trasporto pubblico, intasandosi per gli spostamenti dei ragazzi, diventi una catena di cluster non rispondono, per ora, ai criteri di «adeguatezza e proporzionalità» cui ancora ieri ha fatto riferimento il premier Conte per motivare ulteriori restrizioni. Chiudere la scuola può essere solo una extrema ratio da esperire quando avremo bloccato invano tutte le altre articolazioni della nostra vita sociale e spento tutte le luci. Non abbiamo mai risparmiato critiche a Lucia Azzolina. Ma stavolta la ministra (che nota come appena lo 0,037% degli studenti sia positivo al Covid-19) ci trova al suo fianco nella difesa della scuola «in presenza», peraltro spronata dall’appello che 39 scienziate le lanciarono a luglio su queste colonne, ricordando come bambini e ragazzi fino a 18 anni si infettino di meno e siano poco contagiosi.
Una scuola aperta davvero e aperta a tutti è l’unico antidoto alla povertà educativa e materiale dei minori, che ad aprile spinse Save The Children a paventare il rischio di una risalita della dispersione scolastica al 19%, con un balzo indietro di dodici anni nei quartieri disagiati. Delle 61 mila famiglie con figli tra i 14 e i 19 anni, il 27% non ha accesso a Internet perché troppo costoso o per assenza di strumenti con cui connettersi. Se la didattica al computer è dura per chiunque, lo è due volte di più a Corviale rispetto ai Parioli: spesso, molto banalmente, perché manca il computer o un genitore che ti dia una mano. A scuola chiusa, quella «parte di sole e di dignità», che secondo Calamandrei spettava a ogni italiano degno, apparirebbe ancora, per troppi, troppo lontana.