Fonte: Sole 24 Ore
di Claudio Tucci
Nonostante i fondi in più stanziati dal governo, i territori chiedono mezzi e personale, e insistono sugli orari di entrata e uscita dagli istituti differenziati
Il sasso nello stagno lo ha lanciato il Veneto: per consentire il rientro a scuola del 75% degli studenti, 160mila su 213 mila, usando il 50% della capienza dei mezzi di trasporto, c’è bisogno di almeno altri 802 bus, dei quali 771 messi a disposizione dai privati. Il calcolo, e l’allarme, è stato lanciato dalla regione in un monitoraggio consegnato ai prefetti in vista della ripresa delle lezioni il prossimo 7 gennaio, stando alle regole attuali previste dall’ultimo Dpcm del governo.
L’allarme delle regioni
A stretto giro l’allarme è stato fatto proprio dalla conferenza delle regioni: «Per i trasporti occorre agire con decisione dal lato dell’offerta, con potenziamento dei servizi, e della domanda, con diversificazione degli orari d’ingresso alle scuole secondarie di secondo grado, ponendo fine ad una situazione non gestibile, che ha lasciato il tema orari nella discrezionalità dei singoli dirigenti scolastici. È chiaro che così non si programma niente, se non il caos», ha dichiarato Fulvio Bonavitacola, vicepresidente della Campania e coordinatore della Commissione Infrastrutture e trasporti della Conferenza delle Regioni, durante un’audizione in Commissione Istruzione del Senato.
I numeri del Veneto
Dal monitoraggio della regione Veneto è emersa anche la necessità di assumere 227 persone da adibire alle attività di controllo “antiassembramento” nelle aree più critiche, come ad esempio le stazioni e le fermate. «Abbiamo quantificato in oltre 31 milioni di euro – ha spiegato la vicepresidente e assessore ai Trasporti, Elisa De Berti – la spesa complessiva derivante dal potenziamento dei servizi nel Veneto, della quale dovrà farsi carico lo Stato, non disponendo le Regioni delle necessarie risorse». Questa cifra, dicono dal Veneto, deriva dalla moltiplicazione per cinque mesi, vale a dire il periodo residuo dell’anno scolastico da gennaio a maggio 2021, del costo dei mezzi, che è di circa 5,8 milioni di euro al mese, e del costo dei nuovi assunti, che ammonta a oltre 480mila euro al mese.
Orari scaglionati
Secondo le regioni, una strada percorribile è la diversificazione degli orari di entrata e uscita dei ragazzi. «Va infatti ribadito che possibilità di potenziare e incrementare i servizi – ha puntualizzato il vicepresidente della Campania – non è illimitata ed occorre comunque tener conto delle differenze tra i diversi tipi di Trasporto pubblico locale: extraurbano; urbano, suburbano, metropolitana; ferrovia. Non è agevole utilizzare bus turistici per il tpl urbano, considerate le tipologie di vetture. Così come non è possibile dirottare su bus l’utenza delle metropolitane su ferro. Per questo, accertati i limiti del potenziamento di linee aggiuntive, che le Regioni comunque continueranno a perseguire d’intesa con le aziende di trasporto, non resta altra strada che la diversificazione degli orari, decongestionando le fasce di punta».