Fonte: La Repubblica
di Alberto Custodero, Annalisa Cuzzocrea e Giuliano Foschini
Elementari e medie riaprono regolarmente il 7. Quel giorno gli studenti di licei e istituti saranno tutti in Dad. Fino al 15 stop allo spostamento tra regioni anche nei giorni feriali. Il rinvio servirà anche ad attendere l’arrivo dei dati epidemiologici previsti per l’8 gennaio
Niente ritorno in classe il 7 gennaio per gli studenti delle superiori. Se ne riparla l’11, sempre che la condizione epidemiologica lo permetta, e comunque al 50 per cento. Questa la decisione presa dal Consiglio dei ministri notturno che avrebbe visto andare in scena, proprio sul tema della scuola, uno scontro durissimo all’interno del governo. A questo punto saranno decisive le comunicazioni che verranno date venerdì 8 dal monitoraggio dell’Iss, in quanto alle regioni rosse non verrà consentita la ripresa delle attività in presenza. Al momento, comunque, nessuna regione pare vicina alla soglia d’allerta, tenendo ovviamente presenti le nuove regole per la valutazione dell’indice Rt, approvate proprio ieri.
La questione del rinvio era stata posta dal Pd in seguito all’annuncio di alcune Regioni della decisione di non riprendere l’attività didattica il 7, una presa di posizione che aveva spinto il capodelegazione Dario Franceschini a chiedere il rinvio della ripresa delle lezioni frontali al 15 gennaio, provocando la durissima reazione delle ministre renziane Bellanova e Bonetti, allineate alle posizione espresse nel pomeriggio dalla collega Azzolina. Alla fine, dunque, si è giunti alla “via di mezzo” proposta dal ministro Speranza. Elementari e medie riapriranno invece regolarmente il 7.
In questa maniera il governo ha cercato di trovare un’intesa con le Regioni molte delle quali, nel corso della giornata, avevano già annunciato ordinanze per il rinvio: Veneto, Fiuli Venezia-Giulia e Marche addirittura fino al 31 gennaio. Ordinanze che oggi il ministro delle Autonomie, Francesco Boccia, chiederà adesso di ritirare in modo da uniformare su tutto il territorio.
Il tema del rinvio della riapertura delle scuole, posto dal segretario Pd Nicola Zingaretti, è stato presentato da Franceschini come una questione politica. Una posizione in contrasto con quella di Italia viva. Il Movimento 5 stelle ha inizialmente difeso la posizione della ministra Azzolina, schierata sulla data del 7. Ma la discussione è esplosa anche sul dossier trasporti sollevato da più parti, in particolare da Italia Viva. Ed è finita nel mirino la ministra dem De Micheli. L’accusa è quella di aver ignorato l’esigenza di una riorganizzazione dei mezzi pubblici in vista proprio della riapertura delle scuole.
Verso zona arancione nei weekend
Sul tema delle chiusure, l’impostazione del nuovo decreto in discussione prevede una zona gialla ‘rafforzata’ nei giorni feriali – con il divieto di spostamento tra le regioni e la conferma della regola che prevede la possibilità di spostarsi verso un’altra abitazione nella regione per massimo due persone – e una zona arancione nel fine settimana.
“Dal 7 al 15 gennaio 2021 è vietato, nell’ambito del territorio nazionale, ogni spostamento in entrata e in uscita tra i territori di diverse regioni o province autonome, salvi gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità ovvero per motivi di salute. È comunque consentito il rientro alla propria residenza, domicilio o abitazione, con esclusione degli spostamenti verso le seconde case ubicate in altra regione o provincia autonoma”.
Il testo prevede anche l’abbassamento della soglia dell’Rt che fa scattare il posizionamento nelle diverse fasce e che sarà in vigore da lunedì 11.
Boccia: “Inasprimento soglie”
Il ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia già nel pomeriggio aveva annunciato “l’inasprimento delle soglie”. “Gli interventi fatti a Natale, ha spiegato, “hanno evitato che ci fosse in Italia il liberi tutti”. La revisione della soglia del Rt (con 1 in zona arancione e con 1,25 in zona rossa, ndr) “è stata condivisa da tutte le Regioni – ha dichiarato il ministro – perché tutti condividiamo la necessità di far scattare immediatamente le misure più restrittive quando si va oltre l’1”. “La certezza è che le zone non cambiano – ha poi ancora sottolineato Boccia – restano l’arancione, il giallo e il rosso. Fino al 15 gennaio ci sono queste misure. Tutte le valutazioni, compresa questa sulle aree bianche, sono sul tavolo, la prospettiva deve essere quella ma non certamente stasera. Tutti vorremmo tornare bianchi, ne discuteremo al momento opportuno”.
Il vaccino
Sono 178.939 le persone finora vaccinate contro il Covid in Italia, 108.132 donne e 70.807 uomini. Il dato è aggiornato alle 02:30 del 5 gennaio ed è contenuto nel report online del Commissario straordinario per l’emergenza sanitaria. Hanno ricevuto il vaccino 140.324 operatori sanitari, 8.968 unita’ di personale non sanitario e 8.869 ospiti di Rsa.
Anche sui vaccini il decreto introduce una norma secondo cui, qualora un paziente non sia in condizione di esprimere il consenso libero alla somministrazione e sia privo di un tutore legale, sarà il giudice tutelare a rinviare al direttore sanitario o responsabile medico la decisione della somministrazione.