Fonte: Sole 24 Ore
di Andrea Gagliardi
Si torna in classe con lezioni in presenza il 14 settembre (ma in Provincia di Bolzano la campanella suonerà il 7 settembre, in Friuli il 16, in Sardegna il 22 e in Puglia Calabria e Abruzzo il 24). No mascherina al banco se c’e’ distanza di un metro. Capienza fino all’80% sui mezzi pubblici. Corsa contro il tempo per la consegna dei banchi monoposto. Rischio boom di supplenti
Tra dubbi e qualche certezza le scuole riaprono, sia pure a ranghi ridotti. Dal 1° settembre infatti prendono il via le attività di recupero per gli studenti che non hanno raggiunto la sufficienza. Non tutti i corsi, almeno in questa fase, saranno in presenza. Alcune scuole, infatti, terranno le lezioni di recupero a distanza, così come avvenuto durante il lockdown. La vera prova del nove, comunque, è in programma il 14 settembre, quando suonerà la prima campanella ufficiale.Hanno però fatto una scelta autonoma la Provincia di Bolzano, dove i ragazzi torneranno in classe il 7 settembre, il Friuli dove si rientrerà il 16 settembre, la Sardegna (22 settembre), la Puglia, Calabria e Abruzzo (24 settembre). A questo fronte rischiano di aggiungersi altre Regioni: la Basilicata e la Campania, anche per agevolare le operazioni elettorali in programma il weekend del 21 settembre. Cerchiamo di riepilogare le regole stabilite per quest’anno scolastico contrassegnato dalla sfida della convivenza con il Covid. E quali sono i nodi ancora irrisolti.
Didattica a distanza soprattutto per le superiori
Si tornerà in classe con lezioni in presenza. La didattica a distanza potrà essere utilizzata in modo complementare e integrato nella scuola secondaria di secondo grado. Ma via via che la situazione dei contagi peggiora, diventa sempre meno remoto il ricorso alle lezioni da casa anche per i più piccoli. E non solo in caso di nuovi lockdown. Il ministro della Salute Roberto Speranza ha firmato una dichiarazione congiunta con il direttore dell’Oms Europa Kluge in cui la didattica digitale è prevista non solo in caso di necessità (chiusure temporanee o quarantene) e per tutelare gli alunni più fragili ma anche per integrare l’insegnamento nei casi in cui si rendano necessari dei turni perché le classi sono troppo piccole.
Niente mascherina al banco se c’è distanza di un metro
Da zero ai sei anni la mascherina non va indossata. Le mascherine chirurgiche sono obbligatorie — dai sei anni in su — per l’arrivo, l’uscita e per gli spostamenti dentro la scuola. In classe gli alunni se sono seduti al banco e distanziati la possono togliere. È previsto anche che, se aumenteranno i contagi, si possano inasprire le regole nelle zone a maggior rischio, con ‘obbligo temporaneo della mascherina anche al banco. L’ingresso dei ragazzi a scuola potrà essere scaglionato, una decisione che sarà presa in autonomia da istituto a istituto. Sarà la scuola a mettere a disposizione quotidianamente le mascherine a tutto il personale e agli studenti, grazie alla fornitura di 11 milioni di dispositivi al giorno messi a disposizione dal Commissario straordinario per l’emergenza.
Cosa fare in caso di febbre oltre 37,5°a casa
Gli studenti dovranno misurare la temperatura corporea a casa prima di andare a scuola. Qualora questa superi i 37,5° sono obbligati a restare nel proprio domicilio. I genitori informano anche il pediatra o il medico curante che, in caso di sospetto Covid-19, allerta il Dipartimento di prevenzione della Asl per l’esecuzione del test. Il Cts non ha reputato opportuna la rilevazione della temperatura corporea all’ingresso delle scuole né per gli alunni, né per il personale, per evitare assembramenti con rischio contagi.
Cosa fare in caso di febbre oltre 37,5°in classe
Nel caso in cui uno studente manifesti sintomi del coronavirus in classe, la scuola deve allertare il referente per Covid-19 che fa avvertire immediatamente i genitori. L’alunno deve essere dotato di una mascherina chirurgica (se maggiore di sei anni) e ospitato in una stanza dedicata dove sarà necessario procedere all’eventuale rilevazione della temperatura. I genitori devono contattare il pediatra o il medico di base per la valutazione clinica (triage telefonico) del caso. In caso di positività il Dipartimento di prevenzione della Asl notifica il caso e la scuola avvia la ricerca dei contatti e le azioni di sanificazione straordinaria della struttura scolastica nella sua parte interessata. La chiusura di una scuola o parte della stessa dovrà essere valutata dal Dipartimento di prevenzione della Asl.
Il rientro a scuola dopo la guarigione
Per il rientro bisognerà attendere la guarigione clinica (cioè la totale assenza di sintomi) dell’alunno. La conferma di avvenuta guarigione prevede l’effettuazione di due tamponi a distanza di 24 ore l’uno dall’altra.
Didattica a distanza e quarantena
I contatti stretti individuati dal Dipartimento di prevenzione con le attività di tracciamento, saranno messi in quarantena per 14 giorni dalla data dell’ultimo contatto con il caso confermato. Va ancora chiarito, però, il meccanismo in base al quale gli insegnanti possano continuare a svolgere regolarmente la didattica a distanza, compatibilmente con il loro stato di lavoratori in quarantena. Sul punto è ottimista il presidente dell’Associazione nazionale presidi (Anp), Antonello Giannelli: «Il fatto che la quarantena sia equiparata a malattia dal punto di vista del trattamento previdenziale non significa – spiega – che il docente, se è in buone condizioni di salute sia esentato dalla didattica a distanza».
Congedi straordinari e smart working verso la proroga
Con i contagi che riprendono a correre in Italia, tanti genitori in vista della riapertura delle scuole si domandano: «Se mio figlio ha sintomi di Covid o la classe viene messa in quarantena, come farò con il lavoro?». I congedi straordinari Covid sono finiti il 31 agosto, al pari del bonus baby sitter, mentre il diritto allo smart working per chi ha figli fino a 14 anni termina proprio il 14 settembre, giorno di riapertura delle scuole. Cosa fare? Un dilemma per tanti. « È chiaro che se per malattia o quarantena un bambino deve stare a casa – ha spiegato al Sole 24 Ore Elena Bonetti, ministra per le pari opportunità e la famiglia -, è necessario provvedere alla sua custodia reintroducendo strumenti come congedi straordinari retribuiti e diritto allo smart working». Da un lato dunque le famiglie potrebbero avere la possibilità di fare richiesta di un congedo straordinario per accudire i figli malati o in quarantena: a oggi retribuito al 50% fino a 12 anni del bambino e senza stipendio per i bambini più grandi. Dall’altro lato ci potrebbe anche essere la facoltà di chiedere al proprio datore di lavoro di lavorare da casa in smart working, un diritto se il figlio ha fino a 14 anni. Possibilità che quindi si riaprirebbe dopo la scadenza fissata al 14 settembre.
Corsa contro il tempo per la dei banchi monoposto
C’è poi l’incognita dei banchi monoposto (per garantire il rispetto della distanza di un metro) da distribuire in tutto il Paese. Risale al 28 agosto la prima fornitura dal forte significato simbolico voluta dal commissario straordinario Domenico Arcuri a Codogno nel Lodigiano, e a Nembro e Alzano nel Bergamasco, cittadine martiri del Covid. Da lunedì è toccato a Bergamo e Brescia, oltre a Treviso. Il piano prevede la distribuzione alle scuole entro fine ottobre di circa 2,4 milioni di banchi monoposto (di cui circa 2 milioni tradizionali e circa 400.000 sedute innovative). Ma diversi produttori hanno già messo le mani avanti avvertendo che si rischia di sforare la metà novembre. Ci sono i tempi di produzione e quelli di consegna. Per i primi 237 banchi ad Alzano e Nembro si è mosso l’esercito.
Rischio cattedre di ruolo vuote
Le scuole italiane rischiano inoltre di riaprire il 14 settembre con molte cattedre di ruolo vuote. Se è vero infatti che il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ha firmato il decreto per l’assunzione a tempo indeterminato di 84.808 docenti, il problema è che alla fine le assunzioni in ruolo dei docenti rischiano di essere molte meno: c’è chi parla di sole 25-30 mila. Infatti nelle graduatorie a esaurimento di diverse province, in prevalenza al Centro-Nord, molte classi di concorso sono esaurite e lo sono pure le graduatorie di merito. I vincitori del nuovo concorso annunciato dalla ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina per l’autunno entreranno in ruolo non prima del prossimo anno scolastico.La ministra spera che alcuni posti vengano assegnati tramite “call veloce”, ma secondo alcune previsioni dei sindacati si apre un anno scolastico con lo spettro di 250 mila supplenti, anche perchè ci sono docenti affetti da patologie serie (i cosiddetti «lavoratori fragili») che stanno chiedendo di restare a casa per evitare il rischio contagio. Il ministero dell’Istruzione ha chiesto una stretta: dunque la sola età anagrafica (avere più di 55 anni) non può essere motivo di esonero, che è riservato soltanto a coloro che possono dimostrare di essere affetti da «patologia con scarso compenso clinico», che dovrà essere certificato da un medico dell’Inail. Prima di decidere l’esonero — che resta una misura estrema — va valutata comunque la possibilità di trovare una mansione meno esposta al rischio di contagio.
Capienza mezzi pubblici all’80%
Accordo trovato invece sul fronte trasporti. Il pressing dei governatori ha convinto il governo a portare fino all’80% la capienza (che può arrivare al 100% per distanze al di sotto dei 15 minuti) a bordo dei mezzi pubblici del trasporto locale, dei mezzi del trasporto ferroviario regionale e degli scuolabus del trasporto scolastico, dopo che il Comitato tecnico scientifico aveva dato il via libera ad innalzarla dall’attuale 50 al 75%. Regioni ed enti locali hanno fatto notare infatti che senza questa modifica avrebbero rischiato di rimanere a piedi migliaia di studenti. Il governo, inoltre, stanzierà nella legge di Bilancio 200 milioni per le Regioni e 150 per Comuni e Province per i servizi aggiuntivi di trasporto ritenuti indispensabili per l’avvio dell’anno scolastico.
Mancano all’appello 20mila classi a norma
Resta da risolvere però il problema delle aule. Da una recente ricognizione fatta dall’Associazione nazionale presidi, su 350mila aule in tutta Italia, sono 20mila quelle che non sono in regola con le nuovi disposizioni sul distanziamento sociale. Sono gli enti locali ad avere il compito di reperirle, tra teatri, cinema, musei e biblioteche.
Mensa e pasto domestico
La mensa sarà assicurata prevedendo differenti turni tra le classi. Se i locali mensa non siano presenti o vengano “riconvertiti” in spazi destinati ad accogliere gruppi/sezioni per l’attività didattica ordinaria, il pasto potrà essere consumato in aula garantendo l’opportuna aerazione e sanificazione degli ambienti e degli arredi utilizzati prima e dopo il consumo del pasto. Nelle indicazioni ufficiali è stato ammesso anche il pasto domestico.