Quando le azioni si ripetono sempre uguali e per centinaia di volte in un anno, si deve riconoscere una tendenza culturale, una licenza che consapevolmente o meno, guida la mano di questi mariti e amanti assassini
Speravo che l’anno nuovo, consapevole dell’eccidio che si sta perpetrando sul corpo delle donne, nascesse con una prospettiva di nuova responsabilità. Invece, ecco che il primo giorno del 2024 viene funestato da una ennesima notizia di morte: Rosa D’Ascenzo, di 71 anni è stata uccisa a legnate dal marito di 73 anni. L’uomo si è caricato sulle spalle la moglie e l’ha portata al pronto soccorso dicendo che l’ha trovata morente in fondo alle scale di casa. Ma i medici hanno subito scoperto che i segni dei colpi mortali non avevano niente a che fare con una caduta.
C’è ancora qualcuno che di fronte a questi continui delitti si ostina a parlare di raptus, di follia, di impeto di gelosia. Ma quando le azioni si ripetono sempre uguali e per centinaia di volte in un anno, si deve riconoscere una tendenza culturale, una licenza che consapevolmente o meno, guida la mano di questi mariti e amanti assassini. Credo che sia lecito leggerli come una decisione collettiva di punire l’emancipazione femminile. La modalità non cambia mai: un uomo e una donna si trovano, si amano e si mettono a vivere insieme. Poi, col tempo, quando lei mostra qualche segno di indipendenza, lui diventa geloso, ossessivo, comincia a menare le mani, lei protesta, e lui la uccide. La ripetizione del meccanismo fa capire che non si tratta di follia né di un fatto personale. In tutto il mondo succede la stessa cosa. Spesso i governi nascondono le cifre, ma se si va a guardare le statistiche interne si scopre che il numero delle donne uccise nell’ambito familiare sono tantissime: per il solo 2022 si contano 89.000 femminicidi in tutto il mondo. L’Africa ne conta 20.000 all’anno, il Messico 10 donne ogni giorno. E purtroppo, secondo l’Unodc (statistiche dell’Onu) i numero sono in crescita. Segno che gli uomini più deboli e spaventati prendono l’iniziativa per conto della grande, antica legge dei Padri che vuole le donne assoggettate. Come rimediare? Certamente puntando sulla consapevolezza, sul rispetto e su un tabù che deve diventare assoluto: il corpo è sacro e non si può né possedere né colpire. L’amore, il matrimonio, la coabitazione, i legami affettivi non danno mai il diritto di proprietà e di dominio di un corpo sull’altro.