Il debito comune funziona se pensa a «infrastrutture europee». L’impero romano costruiva acquedotti, teatri (che usiamo tutt’ora). E noi oggi?
>Dovremmo ripartire dal «comunitarismo» di Adriano Olivetti e non commettere gli errori (dei suoi tempi) nelle scelte industriali. Servirebbe l’«antidoping» per capire cos’è successo nelle classifiche dell’anno appena trascorso dove il Nord cresce meno del Sud, l’Italia in linea con la media europea, supera di poco la zona euro. La soluzione sarebbe non fraintendere il Next Generation, non è la Cassa del Mezzogiorno.
Le contraddizioni: un’economia del sud che non porta a una ripresa economica significativa né per il Paese né per l’area UE perché avviene sotto effetto degli aiuti (costosi). Ma questi sono pagati da tutti gli europei. Dovrebbero portare benefici generali. E un nord che arranca, in modo inedito: il Veneto si afferma prima regione «turistica» d’Italia. Va un po’ al contrario: turismo al nord, edilizia al sud, mentre «cenerentola d’Europa» è l’industria.
La revisione al ribasso di dicembre (0,7%) arriva con una sfilza di paradossi. Milano e i suoi cantieri che soffrono. Anche l’Emilia-Romagna ha risentito della stagnazione del commercio estero e del rallentamento dell’economia tedesca. Il benchmark, il termine di paragone, va male. Il debito comune funziona se pensa a «infrastrutture europee». L’impero romano costruiva acquedotti, teatri (che usiamo tutt’ora). E l’Unione? Non ha «un centro per il riciclo del Litio» nonostante l’enfasi normativa. Ah, se «la visione d’insieme» si potesse finanziare coi «fondi europei».