Fonte: La Stampa
Prosegue la riduzione delle chiusure forzate, dopo il picco del 2014. di quest’anno 3.190 imprese hanno portato i libri in tribunale (6.188 se invece si considera il primo semestre), circa 35 ogni giorno e poco più di una all’ora. Lombardia, Lazio e Campania le più colpite, in particolare nel commercio
La ripresa economica italiana si rafforza, e il dato viene certificato dagli osservatori internazionali. Il dividendo di questo vento positivo arriva nelle imprese, dove calano in maniera consistente le chiusure per mancanza di commesse.
Sono sempre meno le imprese italiane costrette a dichiarare fallimento. Nel secondo trimestre del 2017 sono state 3.190 le aziende che hanno portato i libri in tribunale (facendo così salire a 6.188 il numero nei primi sei mesi dell’anno). Una cifra che, dopo il picco raggiunto nel 2014 quando i fallimenti erano stati 15.336 (4.190 nel secondo trimestre), è calata costantemente anno su anno. Rispetto al 2016, infatti, le imprese fallite sono diminuite del 15,7%, del 17,8% se si fa il confronto con il 2015, e addirittura del 22,2% se si guarda alla situazione del 2014. A rivelarlo è l’Analisi dei Fallimenti in Italia aggiornata a fine giugno di Cribis, società del Gruppo Crif specializzata nella business information, che ha indagato la situazione dei fallimenti delle imprese italiane nel corso del 2017.
Complessivamente, nel periodo che va da aprile a giugno sono fallite mediamente 35 imprese al giorno, poco più di un’impresa ogni ora. Malgrado la costante riduzione dei fallimenti sia un segnale incoraggiante di ripresa del tessuto imprenditoriale italiano, le difficoltà degli anni di crisi non sono ancora del tutto alle spalle. Il confronto con la situazione del 2009, infatti, quando gli effetti della crisi economica non erano ancora così evidenti, è piuttosto critico: rispetto a otto anni fa, quando i fallimenti nel secondo trimestre erano stati solo 2.393, le imprese fallite sono aumentate del 34,7%.