19 Settembre 2024

Fonte: Corriere della Sera

di Fiorenza Sarzanini e Federico Fubini

Negoziati per un’intesa al vertice di Malta


Salgono a sei i Paesi «volenterosi» disponibili a firmare l’accordo sui migranti. Il patto prevede che la distribuzione degli stranieri scatti prima dell’ingresso in porto delle navi e l’Italia ha già chiesto che il trasferimento sia immediato, ma la discussione si concentra adesso sui requisiti dei migranti. E anche sull’impegno della Commissione europea a gestire direttamente gli accordi per i rimpatri con gli Stati di origine.
In vista del vertice di Malta del 23 settembre il premier Giuseppe Conte e la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese stanno trattando direttamente con i partner — Francia e Germania prima di tutto — in modo da arrivare alla riunione con un testo condiviso. E senza escludere di inserire nella trattativa anche l’eventualità — in caso di emergenze dovute a sbarchi imponenti — di una rotazione dei porti disponibili anche in Francia e Spagna. Scontata appare invece la volontà di prorogare ulteriormente la missione Sophia per condividere il controllo del mare e l’impiego dei mezzi per i pattugliamenti.
Esclusa la possibilità di coinvolgere tutti i 28 Stati membri nella lista di chi accetterà il meccanismo di redistribuzione, si sta cercando comunque di ampliare la «rosa». Anche per fronteggiare il blocco di Visegrad determinato a dare battaglia per scongiurare qualsiasi tipo di intesa. Per adesso fra i cosiddetti «volenterosi» ne figurano con certezza solo sei: Germania, Francia, Italia, Spagna, Grecia e Malta. L’intesa prevede che gli stranieri vengano registrati dove sbarcano e poi trasferiti negli altri Stati in attesa di sapere se abbiano diritto all’asilo.
La bozza preparata nei mesi scorsi dal ministro degli Esteri del governo gialloverde Enzo Moavero Milanesi prevedeva di scardinare l’obbligo del Paese di sbarco di gestire tutte le richieste di asilo. Di qui l’idea di suddividere chi arriva fra i vari Paesi disponibili, ma soprattutto di farlo prima ancora che i rifugiati presentino la richiesta di asilo. Finché la Lega è rimasta al governo, la proposta di Roma non poteva decollare per un motivo politico: vista dalla Francia di Emmanuel Macron, un’intesa di questo genere con l’Italia appariva un aiuto al leader leghista Matteo Salvini e, di conseguenza, a Marine Le Pen. Il cambio di governo in Italia ha offerto al premier Giuseppe Conte uno spiraglio per far circolare lo stesso progetto in condizioni diverse e con alcune modifiche ritenute necessarie visto che il trattato di Dublino non è stato ancora modificato e dunque sussiste ancora l’obbligo di farsi carico dei richiedenti asilo fino alla decisione finale.
Il primo nodo da sciogliere riguarda le categorie di migranti sui quali si deve applicare la redistribuzione europea. Bisogna infatti trovare una mediazione tra chi vuole accettare solo coloro che sembrano avere fondati motivi di chiedere asilo o protezione internazionale e chi pretende — Italia e Malta — che ci sia invece un criterio più ampio per evitare che tutti gli irregolari rimangano lì dove sono sbarcati fino all’espulsione.
Per questo Conte chiede che la divisione per quote scatti ben prima dell’approdo delle navi, impedendo così che si possa scegliere se accogliere o no chi arriva. E soprattutto che si eviti di far rimanere in mare le imbarcazioni in attesa dell’esito dei negoziati. Anche perché dalla distribuzione sono esclusi coloro che arrivano con barchini e gommoni grazie ai cosiddetti «sbarchi fantasma». Durante il colloquio della scorsa settimana con la presidente Ursula von der Leyen, il premier Conte ha insistito sulla necessità di far gestire proprio alla Ue gli accordi per i rimpatri, perché ha un peso diplomatico maggiore e può gestire in maniera diretta i progetti di sviluppo e gli aiuti economici da mettere sul tavolo dei negoziati. All’Italia e agli altri Pesi europei resterebbe la possibilità di siglare le intese di polizia — come quelle che il Viminale ha rinnovato con la Tunisia — e la responsabilità di superare i ricorsi dei richiedenti asilo e attuare concretamente i rimpatri. Servirebbero adesso più governi aderenti al meccanismo dei «volenterosi», in modo da diluire per ciascuno l’impatto delle ripartizioni. Nasce di qui l’idea di Moavero e poi di Conte di condizionare la concessione dei fondi europei alla disponibilità a cooperare sui migranti. La minaccia ai Paesi d’europea centro-orientale è evidente. Ma la partita diplomatica rimane aperta più che mai.

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