24 Novembre 2024

Fonte: La Stampa

di Flavia Amabile

Dopo 5 mesi i trattori raggiungono l’altopiano: «Si riparte». Ma le strade restano ancora chiuse e inaccessibili ai turisti

Le bottiglie sono sul paraurti del trattore, dentro un vano che serve di sicuro a tutt’altro ma che sembra perfetto per lo spumante. «Le avevo al presidio, è il momento di aprirle», annuncia uno dei coltivatori. È mezzogiorno e mezza di una di quelle giornate in cui per due ore si mettono da parte problemi e difficoltà di uno dei terremoti più subdoli e devastanti mai conosciuti dall’Italia. Dopo mesi di rabbia e proteste i contadini di Castelluccio di Norcia hanno ottenuto quello che speravano, tornare alle loro terre, un incredibile altopiano dove si coltiva una delle lenticchie migliori d’Italia. Sono 525 ettari che riescono a dare circa 3700 quintali di prodotto, e a creare un giro d’affari che sfiora i 40 milioni di euro di fatturato con una sessantina di aziende agricole e centinaia di posti di lavoro coinvolti.
I primi crolli sono arrivati già con la scossa del 24 agosto che ha distrutto Amatrice e Arquata del Tronto, a pochi chilometri di distanza. Con il sisma del 30 ottobre Castelluccio è diventato un paese fantasma. Impossibile viverci e anche arrivarci: il monte Vettore è proprio sopra l’altopiano con le sue profonde lesioni nella roccia, le strade si sono spostate, le case non hanno resistito. Chi abitava qui ha dovuto andare a vivere altrove, chi aveva la terra qui ha potuto soltanto pregare e protestare da lontano per rivederla. E ora che ci sono riusciti stappano forzando anche la scaletta di una diretta televisiva, si passano i bicchieri di plastica e gridano: «Si ricomincia».
La gran parte di loro ha case e aziende danneggiate ma in questo mondo scandito dai ritmi dell’agricoltura nulla è davvero perso se si ricomincia a seminare, tutto si può ricostruire se dopo un lungo e difficile inverno si torna ad arare e a lanciare i semi nelle zolle. Ma l’agricoltura ha tempi precisi, diversi da quelli della burocrazia e delle opere pubbliche. Sono trascorsi oltre cinque mesi, le strade per raggiungere Castelluccio sono ancora chiuse. Dopo proteste, blocchi e minacce Anas, Regione, Coldiretti, Protezione Civile e Vigili del Fuoco si sono messi d’accordo per creare un passaggio protetto attraverso la galleria di Forca Canapine. Domenica un convoglio dell’Esercito ha trasportato 34 seminatrici, erpici, cingolati e 400 quintali di semi. Ieri è stata la volta dei coltivatori alla guida dei loro trattori. Ne sono partiti più di quaranta, sono stati fatti passare cinque per volta all’interno del traforo. Non è un percorso semplice: il tunnel è seriamente lesionato. Si vedono profonde fratture lungo la strada, sulle pareti e sul soffitto ma anche i rinforzi realizzati dai tecnici per rendere il passaggio meno pericoloso. Difficile non avere paura ma non c’è scelta se si vuole evitare il giro della montagna che con i trattori diventerebbe infinito. Lentamente ogni gruppo arriva alla fine della galleria, si mette su un lato della strada e aspetta gli altri.
«Vogliamo arrivare tutti insieme», spiega Gianni Coccia, portavoce dei coltivatori. Quando tutti sono passati al di là della galleria dai trattori escono fuori le bandiere. Ci sono i colori e le stelle dell’Unione Europea, il tricolore e il vessillo giallo della Coldiretti. «Quella dell’Europa ci rappresenta tutti e le chiediamo di non dimenticarsi di noi – spiega Gianni Coccia. Quella dell’Italia che è il nostro Paese e quella della Coldiretti, perché nelle trattative con le istituzioni ci ha aiutati tanto».
Arrivano in vista dell’altopiano a mezzogiorno, dopo quattro ore di viaggio. «È un nuovo inizio, è la rinascita di Castelluccio, un momento storico, arrivato anche grazie alle istituzioni, ci riappropriamo finalmente della nostra terra e la semina è l’elemento trainante», annuncia Gianni Coccia.
In realtà la semina è solo l’inizio. Stefano Di Giovanbattista ha 28 anni, da quando ha ricordi ci sono delle lenticchie da coltivare. «Il tempo matura la lenticchia ma non ara il campo», scrive su Facebook alla fine della giornata. È la verità. La semina può durare anche due mesi per chi ha molti ettari di terra da coltivare. Due mesi di strada dissestata e passaggi protetti attraverso la montagna. A fine giugno, però, l’altopiano si copre di un prato di fiori viola, uno spettacolo che lo scorso anno portò a Castelluccio 250 mila visitatori. E quest’anno? I coltivatori sono decisi a lottare anche per «la Fiorita», come chiamano la straordinaria esplosione di fiori nella piana. «Le strade devono essere aperte, ci è stato promesso», assicura Gianni Coccia. Il presidio di protesta è stato smontato ma non del tutto. Salvata l’agricoltura, resta da salvare il turismo.

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