19 Settembre 2024

Fonte: Corriere della Sera

di Antonello Baccaro


L’elenco delle opere che il governo intende commissariare sulle 130 ritenute prioritarie, che ieri ha circolato ufficiosamente, appuntato manualmente a margine, segnala che la trattativa notturna nella maggioranza sul piano #Italiaveloce è stata lunga e laboriosa. Il numero ha continuato a ballare per tutta la giornata di ieri: 30, 36, 50. Cifre diverse, tutte più o meno plausibili, a seconda di come si scompone la lista. Ad esempio, le opere che compaiono nella sintesi finale sono 47, ma per quattro di esse, la ricostruzione del ponte sul fiume Magra e il nodo di Genova, le opere viarie siciliane e sarde, il commissario è già stato previsto. Alla fine si contano 11 opere stradali, 15 infrastrutture ferroviarie, tre delle quali introdotte in chiusura di trattativa, 9 opere idriche, due delle quali entrate all’ultimo momento. E fin qui saremmo già a quota 35. Senonché l’elenco riporta anche 12 opere di edilizia statale: uffici di Polizia, centri polifunzionali, caserme su segnalazione del ministero dell’Interno.

Elenco aperto
L’elenco in questione peraltro non sarebbe definitivo, almeno a sentire gli esponenti di Italia Viva, che più di tutti si sono battuti per allargare il ristretto numero di commissari previsto dalla ministra delle Infrastrutture, Paola De Micheli. L’idea sarebbe che alle 130 opere definite prioritarie, del costo complessivo di circa 200 miliardi, si applichi il pacchetto del decreto Semplificazioni. Le 47 opere dell’elenco ristretto saranno sottoposte alla disciplina contenuta nell’articolo 9, relativo ai commissari, che però non saranno «modello Genova» ma avranno poteri più circoscritti. Sul punto infurierebbe ancora la battaglia tra chi vorrebbe escludere del tutto le gare e chi, come l’Ance (associazione dei costruttori) le reclama, trovando, si dice, ascolto nella ministra. Alle restanti opere si applicherà l’articolo 2 del nuovo decreto, quello che affida tutti i poteri alle stazioni appaltanti. Ma non è detto che qualcuna non passi, in un secondo momento, nell’elenco ristretto.

Fondi europei
Quello che bisogna tenere presente per capire se il piano del governo per rilanciare le infrastrutture ha possibilità di successo, è che le opere prioritarie individuate, che saranno peraltro integrate da altre relative alla portualità e alla sanità, dispongono di risorse già assegnate per circa 130 miliardi. E che per i mancanti 65 circa si fa affidamento sui fondi europei, Recovery Fund in testa, ma anche Mes (per quelle sanitarie) anche se nessuno lo dice per non sollevare polemiche. Inoltre le opere individuate sono in una fase del procedimento avanzato, tale per cui esistono spesso anche i progetti definitivi, il che dovrebbe consentire, con l’applicazione del decreto Semplificazioni, l’avanzamento più rapido verso la cantierizzazione. L’elenco delle opere sarà allegato al Def (documento di economia e finanza), dunque passerà al vaglio del Parlamento dove, non è difficile immaginare, subirà un assalto.

Da Nord a Sud
Scorrendo la lista, si nota che le opere stradali, per le quali s’impegneranno circa 5 miliardi, sono localizzate prevalentemente nel Centro-Sud, quelle ferroviarie più cospicue nel Nord, quelle idriche soprattutto in Sardegna. Non poteva mancare, tra le strade, la famigerata Statale 106 Ionica, un lotto da 1,3 miliardi in Calabria. Poi l’autostrada tra Roma e Latina, che rileverà il traffico della Pontina verso le zone industriali. C’è poi il completamento del collegamento dell’Autostrada A12 tra Tarquinia e San Pietro in Palazzi e il tratto della Salaria che attraversa i Comuni del terremoto. La SS 675 Umbro-Laziale tra il porto Civitavecchia e il nodo di Orte. Al Sud ritroviamo lo svincolo SS514 di Chiaramonte con la SS115 in provincia di Ragusa. Nell’elenco sono comparsi in ultimo la Fano-Grosseto e la A24-A25.
Circa 10 i miliardi dedicati alle opere ferroviarie commissariate. Tra quelle più citate dal governo, l’Alta Velocità tra Salerno e Reggio Calabria. Non manca il potenziamento della linea AV Fortezza-Verona verso il Brennero e della Venezia-Trieste, il raddoppio della Genova-Ventimiglia, compreso il collegamento al nodo di Genova e al terzo Valico, il raddoppio della Pescara-Bari, la linea Roma-Pescara, la nuova linea Ferrandina -Matera La Martella, la Palermo-Trapani via Milo, il potenziamento tecnologico e infrastrutturale della Taranto- Potenza-Battipaglia e la realizzazione dell’asse AV/AC Palermo-Catania-Messina. In coda risultano aggiunte la linea Pontremolese, la Mantova-Cremona-Codogno e l’anello ferroviario di Roma.
Le opere idriche al momento sono prevalentemente dighe, otto delle quali in Sardegna, due in Lombardia, una in Sicilia. Al rush finale ce l’hanno fatta la Darsena di Livorno e la diga Foranea di Genova. Nella lista entra l’opera ciclopica delle dighe del Mose di Venezia, già in fase di collaudo. Nell’elenco delle opere da commissariare sono finite anche quelle edilizie segnalate dal Viminale: tra caserme e questure, se ne contano sei al Sud, quattro al Nord, due a Roma.

Modello Genova
La ministra De Micheli ha annunciato che a ciascuna Regione verrà inviato un elenco dettagliato delle opere prioritarie che le riguardano. Ma i Governatori sembrano già al corrente del merito. E se Enrico Rossi della Toscana (Pd) spera in una «svolta epocale», il collega ligure Giovanni Toti (movimento di centrodestra Cambiamo!) critica l’introduzione tra le opere della Gronda di Genova: «Non serve un provvedimento di legge a farla partire, basta una firma del ministro De Micheli».
Intanto il leader della Lega, Matteo Salvini, lamenta che non sia passato il «modello Genova». Ma Raffaella Paita, che rivendica a Italia Viva l’aver predisposto «sette mesi fa» un piano-choc per le infrastrutture, largamente ripreso da #Italiaveloce, ribatte: «Il nostro è un mix tra modello Genova e modello Expo».

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