Fonte: La Repubblica
di Alberto Custodero
Si al governo Conte: 313 votanti, favorevoli 171, contrari 117, astenuti 25. Tensione in Aula anche tra gli ex alleati del centrodestra Fi e Fdi. Segre: “Grazie a Mattarella per aver scelto una vecchia signora con i numeri di Auschwitz tatuati sul braccio”. Monti: “Attenti alla troika”. Bernini(Fi): “No a programma Arlecchino”. Replica del premier: “L’uscita dall’euro non è in discussione, ma non rinunceremo a ridiscutere le politiche economiche”
Il governo Conte ha incassato la fiducia al Senato con 10 voti in più della maggioranza assoluta: favorevoli 171, contrari 117, astenuti 25. Accolto da un lunghissimo applauso. Uno dei tanti di una giornata con tifo da stadio.
I NUMERI
Il risultato finale conferma le previsioni: 167 erano i voti a disposizione di Lega e Cinquestelle, ma a favore del governo si erano pronunciati due ex grillini (Maurizio Buccarella e Carlo Martelli) e due esponenti del Maie, eletti all’estero (Ricardo Antonio Merlo e Adriano Cario). Quattro gli assenti, tra cui tre esponenti di Forza Italia: l’ex sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo, l’ex capogruppo a Palazzo Madama Paolo Romani, e Giulia Rosina Urania Papatheu. Non era presente anche l’archistar e senatore a vita Renzo Piano. Domani si replica alla Camera con il voto finale nel pomeriggio.
LA REPLICA DI CONTE AL DIBATTITO
Nel suo intervento di replica alla discussione a Palazzo Madama – dopo il discorso programmatico della mattinata – Giuseppe Conte ha voluto rassicurare soprattutto sui rapporti del neo governo con l’Ue. “L’uscita dall’euro non è in discussione – ha detto – ma non rinunceremo a ridiscutere le politiche economiche”. “Voi ci dite che che siamo sempre in campagna elettorale, forse perché non siete abituati a vedere conformate in un programma le cose anticipate in campagna elettorale”. A questo punto il premier è stato interrotto da una standing ovation, la presidente del Senato Elisabetta Alberti Casellati – che ha gestito l’Aula con grande fermezza – è intervenuta per riportare l’ordine: “Fatelo parlare, non c’è bisogno di questo tifo da stadio”.
Nel suo primo intervento aveva parlato un’ora e 11 minuti, tra i discorsi più lunghi della storia della Repubblica. Con una sessantina di applausi e una standing ovation (sul contrasto alla mafia). Un intervento centrato sui temi del contratto di governo – dalla legittima difesa alla lotta alla corruzione, dai dubbi sulle sanzioni alla Russia all’immigrazione – con una difesa del populismo: “Se populismo è attitudine ad ascoltare i bisogni della gente, allora lo rivendichiamo”. In serata si è saputo che il presidente del Consiglio manterrà anche la delega ai servizi.
RENZI (PD): “LO CHIAMAVATE INCIUCIO, OGGI CONTRATTO”
Grande tensione in aula quando ha preso la parola Matteo Renzi. “Pensiamo che in quei banchi ci sia la coalizione di domani, noi siamo un’altra cosa”, ha detto rivolto a Lega e Cinquestelle. “Siete diversi, ma avete lo stesso metodo di violenza verbale”. “Anche noi – spiega – potremmo farvi lo screening, ma non lo facciamo”. “Lei – ha detto a Conte – è un premier non eletto, vorrei dire un collega, ma nessuno le sta negando la legittimità come accaduto nella XVII legislatura”. E ancora: “Siamo rimasti sorpresi dal riferimento alle opposizioni, ma la voglio prendere sul serio. Noi non occuperemo mai i banchi del governo, mai la poltrona del presidente del Senato, mai insulteremo i ministri, mai attaccheremo le istituzioni del Paese al grido mafia, mafia, mafia”.
“Questo contratto è scritto con inchiostro simpatico, garantito da un assegno a vuoto”. “Non so se è il governo del cambiamento – ha concluso Renzi – intanto è cambiato il vocabolario: quello che si chiamava inciucio oggi si chiama contratto. Non so se cambierete il Paese. Intanto avete cambiato vocabolario”. Renzi poi ha annunciato che il Pd convocherà al Copasir la ministra della Difesa Elisabetta Trenta “perchè chiarisca”. Il riferimento riguarda diversi aspetti del suo curriculum: dal corso all’università di Mosca, al fianco di alcuni ideologi del potere putiniano al ruolo della SudgestAid, consorzio creato presso la Link Campus University per il reclutamento di contractor.
BERNINI (FI): “NO A PROGRAMMA ARLECCHINO”
Duro l’intervento della presidente dei senatori di Fi (ex alleati in campagna elettorale): “Siamo chiamati a pronunciarci su un governo che è la maschera di tante contraddizioni. Nel programma che oggi ci ha illustrato è indicato il cosa ma non il quando né tantomeno il come. E non sia mai con quali soldi. Impegni verbali, slogan, a fronte di nessun impegno di bilancio”. E ancora: “Che cosa farete quando dovrete scegliere tra una visione di crescita liberale e un’altra di decrescita, la visione regressiva e immobilista che ha indotto il M5s a dire no alla Tav, alla Tap, ad investimenti infrastrutturali di cui l’italia che vuole crescere ha disperatamente bisogno?”.
GRASSO: “RISCHIO MEDIOEVO SUI DIRITTI”
“Non so immaginare qualcosa di più ignobile che fare discriminazioni tra i bambini nell’accesso all’asilo nido, cosa che non avete mancato di scrivere”. L’intervento di Piero Grasso, per Leu, ruota tutto intorno al tema dei diritti. “Avete iniziato malissimo. Le dichiarazioni del ministro Fontana sulle famiglie arcobaleno e del ministro Salvini sul fenomeno dell’immigrazione descrivono meglio di qualunque ‘contratto’ la vostra idea sui diritti civili”. E conclude: “Sembra che dobbiamo ringraziare la fortuna che i diritti civili siano fuori dal contratto se non faremo immediati e precipitosi passi verso il Medioevo”.
LA RUSSA (FDI): “NON POSSIAMO FIDARCI SOLO DEGLI ANNUNCI”
Ironico Ignazio La Russa, di FdI: “Non ho capito cosa vuol dire dare la Daspo ai corrotti: io sono perchè i corrotti vadano in galera. Non votiamo la fiducia perché non possiamo fidarci solo degli annunci”. E poi: “Noi non facciamo parte di questa maggioranza, ma ci riteniamo un partito di patrioti, che antepone l’interesse nazionale”. Per ora Fdi è fuori dalla maggioranza ma l’astensione potrebbe essere solo l’anteprima di un possibile ingresso. E l’apertura di Conte ad altri gruppi parlamentari è stato letto proprio come una possibile apertura al partito di Meloni.
SENATORE A VITA MONTI: “ATTENTI ALLA TROIKA”
Momenti di inquietudine, in Aula, per le parole del senatore a vita Mario Monti. Che ricorda la fase vissuta ai tempi del suo governo: “La Troika è stata evitata grazie a un lungo braccio di ferro con la Germania e la cancelliera Merkel e fu la premessa che consentì alla Bce la svolta verso politiche che oggi corrono semmai solo il rischio di farci addormentare tutti”. Ma “non è escluso, e non lo dico con spirito di provocazione ma senso del dovere, che l’Italia possa dover subire l’umiliazione della Troika, io mi auguro vivamente di no”.
SENATRICE A VITA SEGRE: “NO A LEGGI SPECIALI SU ROM E SINTI”
L’intera Aula di Palazzo Madama ha riservato a Liliana Segre un applauso e una standing ovation quando ha ringraziato “Mattarella che ha deciso di ricordare l’80° delle leggi razziali, razziste, facendo una scelta sorprendente, nominando senatrice a vita una vecchia signora che sul braccio porta i numeri di Auschwitz tatuati sul braccio”. “Mi rifiuto – ha aggiunto Segre – di pensare che la nostra civiltà democratica sia sporcata da leggi speciali nei confronti di Rom e Sinti: se accadrà mi opporrò con tutte le forze”. “Ho conosciuto la condizione di clandestina e richiedente asilo – ha aggiunto Segre – il carcere e il lavoro operaio, essendo stata schiava minorile. Per questo svolgerò l’attività di senatrice senza legami politici, ma seguendo la mia coscienza”.