POLITICA
Fonte: Corriere della SeraDopo la presa di posizione di Piero Grasso, esplodono nuovi mal di pancia interni alla maggioranza. E Forza Italia torna all’attacco: «Prima si chiuda la legge elettorale»
Matteo Renzi non ha intenzione di fare dietrofront sulla riforma del Senato e dopo avere ribadito domenica che «la musica deve cambiare», nell’intervista al Corriere della Sera si dice convinto che il disegno di legge del governo verrà presentato (al telefono con Rtl 102.5 ha poi ribadito: «Io mi gioco la faccia, se non si cambia la politica farà a meno di me») e che oggi sarà tranquillamente ufficializzato come da programma: «Scendo io in sala stampa a Palazzo Chigi, con i ministri, a presentarla». Ma è proprio un ministro, nonchè leader di uno dei partiti della maggioranza, Stefania Giannini, segretaria politica di Scelta Civica, a tirare il freno a mano proprio nel giorno in cui si riunisce l’esecutivo per mettere a punto il disegno di legge di riforma costituzionale.
«Dibattito necessario»
«È un po’ inconsueto che sia il governo a presentare una proposta di legge su questo tema – puntualizza Giannini in un’intervista a Radio Città Futura – . Serve che il Parlamento ne discuta per ritoccare e migliorare alcuni aspetti». L’esponente di Scelta Civica invita il premier a non avere fretta («anche se non credo che il verbo aspettare appartenga al vocabolario del presidente del Consiglio») e sottolinea la necessità di «qualche momento di riflessione e maturazione in più». Insomma, meglio «non farne una questione di calendario» e «non confondere l’irrinunciabile dibattito parlamentare con la manfrina di chi non vuole cambiare le cose».
I malumori nel Pd
La presa di posizione di Scelta Civica si va dunque ad aggiungere agli altri mal di pancia interni, in particolare alle critiche sollevate dal presidente del Senato, Piero Grasso, che in più occasioni ha esternato i propri dubbi sulla cancellazione dell’attuale assemblea elettiva e la sua sostituzione con una composta di presidenti di Regione, consiglieri regionali e sindaci. Un distinguo pesante, considerato che Grasso è la seconda carica dello Stato, che aveva indotto la vicesegretaria del Pd Debora Serracchiani ad intervenire ricordargli che essendo lui stato eletto nelle fila del Partito democratico farebbe meglio ad allinearsi alle decisioni della segreteria. Ma anche Grasso, come Renzi, non sembra intenzionato a recedere dalle proprie posizioni. E a questo si aggiunge l’intenzione della minoranza che fa capo a Pippo Civatidi presentare un proprio disegno di legge di riforma diverso da quello del premier.
Forza Italia all’attacco
In tutto questo si inserisce l’azione di contrasto annunciata da Forza Italia, che conta di sfruttare le divisioni interne al partito di maggioranza («per il Pd al Senato sarà un Vietnam» ha dichiarato il capogruppo dei senatori azzurriPaolo Romani) per mettere in difficoltà Renzi. Oggi Romani e il suo omologo della Camera Renato Brunetta sono stornati a chiedere che venga data priorità alla nuova legge elettorale, l’Italicum, concordata tra Renzi e Berlusconi e già varata alla Camera che la maggioranza sembra avere accantonato proprio per avviare la riforma del Senato. Una mossa, quest’ultima, voluta in primis dal Nuovo Centrodestra di Alfano, preoccupato che con la nuova legge approvata Pd e FI possano essere tentati da elezioni politiche ravvicinate in cui gli alfaniani avrebbero ben poco da guadagnare. «Il continuo allungarsi dei tempi – hanno commentato i capigruppo forzisti – rappresenta un vulnus grave. Innanzitutto perche’ senza una legge elettorale approvata dal Parlamento risulta nei fatti paralizzato il potere del presidente della Repubblica di sciogliere le Camere. Non e’ un caso se il Capo dello Stato ha più volte ribadito l’urgenza di quella legge». E avvertono: «E’ uno dei punti qualificanti dell’accordo Renzi-Berlusconi, al quale Forza Italia si e’ sinora lealmente attenuta. Renzi mostri adesso la sua credibilità. La legge elettorale, soprattutto in questo clima va posta in sicurezza subito. Basta una settimana. Se cosi’ sarà, sulle riforme condivise continuerà ad avere il nostro leale rispetto». Ma la risposta del Pd, scontata, non è tardata ad arrivare: «Credo che ci sara’ prima la riforma del Senato e poi quella della legge elettorale – ha detto il ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi -. Non sono preoccupata, credo che troveremo un’intesa anche su questo».