Bufera a Seul dopo il fallito tentativo di imporre la legge marziale. Arrestati altri due alti ufficiali della polizia. E Pyongyang commenta: “Sono nel caos”
La polizia che cerca di perquisire gli uffici del presidente Yoon Suk-yeol. L’ex ministro della Difesa che tenta il suicidio in carcere. Il capo della polizia che finisce in manette. Il vicino Nord che, dopo una settimana di silenzio, parla per la prima volta e accusa il presidente sudcoreano di aver fatto sprofondare il Sud nel caos.
Nell’ambito dell’indagine sulla breve imposizione della legge marziale da parte del presidente Yoon la settimana scorsa, questa mattina la polizia ha cercato di fare irruzione nell’ufficio presidenziale per sequestrare documenti relativi a una riunione di gabinetto tenutasi la notte della dichiarazione della legge marziale. Yoon non si trovava all’interno dell’edificio quando gli investigatori sono arrivati, afferma l’agenzia di stampa sudcoreana Yonhap. Oltre che nell’ufficio del presidente, una squadra investigativa speciale ha cercato di perquisire anche l’Agenzia di polizia nazionale, l’Agenzia di polizia metropolitana di Seul e il Servizio di sicurezza dell’Assemblea nazionale. Sempre secondo la Yonhp, la polizia ha dovuto affrontare dei ritardi nell’irruzione nell’ufficio presidenziale visto che il servizio di sicurezza di Yoon si è rifiutato di collaborare. “Alle 16, ora locale, gli investigatori non erano ancora entrati nell’edificio perché erano in corso colloqui con il servizio di sicurezza presidenziale sulle modalità di svolgimento dell’incursione”. Un portavoce della polizia ha dichiarato alla Afp che gli investigatori avevano ottenuto l’accesso solamente all’ufficio dei servizi civili: “Al momento non siamo in grado di entrare nell’edificio principale”.
Il capo dell’Ufficio per le indagini sulla corruzione per i funzionari di alto rango, Oh Dong-woon, ha dichiarato che “se la situazione lo consente, cercheremo di effettuare un arresto d’emergenza o un arresto basato su un mandato del tribunale per Yoon. Stiamo conducendo un’indagine approfondita e riesamineremo la questione dell’arresto”, ha aggiunto Oh, precisando che prima ci sono delle procedure da seguire. Secondo la legge, un presidente è immune da procedimenti giudiziari quando è in carica, tranne nei casi di insurrezione.
Qualche ora prima l’ex ministro della Difesa Kim Yong-hyun, considerato l’uomo che ha suggerito a Yoon la notte del 3 dicembre di imporre la legge marziale nel Paese, ha tentato di togliersi la vita all’interno di un centro di detenzione utilizzando la sua biancheria intima, ha dichiarato un funzionario del Ministero della Giustizia durante un’audizione in Parlamento. “Kim è stato trovato mentre cercava di impiccarsi con una corda fatta legando insieme biancheria intima all’interno di un bagno del centro di detenzione di Dongbu, nella parte orientale di Seul”, scrive la stampa sudcoreana
Kim è detenuto con l’accusa di insurrezione. Le sue condizioni di salute rimangono stabili, affermano i media sudcoreani. Ieri l’ex ministro della Difesa era stato accusato dai parlamentari dell’opposizione di aver ordinato l’invio di droni a Pyongyang nel tentativo apparente di creare un casus belli con il Nord, che sarebbe servito come pretesto per dichiarare la legge marziale. I parlamentari lo hanno anche accusato di aver chiesto di colpire i siti di lancio dei palloni aerostatici nordcoreani, che da maggio volano a migliaia verso il Sud.
Nelle prime ore di questa mattina anche il commissario della polizia nazionale, Cho Ji-ho, è stato arrestato con l’accusa di insurrezione. Cho è accusato di aver schierato la polizia per bloccare l’ingresso dei deputati in Parlamento dopo che Yoon aveva dichiarato la legge marziale il 3 dicembre. I deputati poi erano riusciti ad entrare e ad abrogare la legge marziale e, alle 4.30 del mattino, il presidente Yoon era stato costretto a ritirarla.
Dopo una settimana di silenzio, intanto, si fa sentire il regime nordcoreano di Kim Jong-un. I media di Stato chiamano Yoon “dittatore fascista”. “Il burattino Yoon Suk-yeol, alle prese con una grave crisi di governo e con l’impeachment, ha scioccato la nazione dichiarando improvvisamente la legge marziale e rivolgendo sfacciatamente le armi dittatoriali fasciste contro i cittadini, gettando tutta la Corea del Sud nel caos e nel pandemaonio”, scrive l’agenzia di stampa ufficiale Kcna. L’articolo occupava anche la maggior parte delle ultime pagine dei principali quotidiani nazionali, il Rodong Sinmun e il Minju Joson, con molte fotografie. Il difficile momento politico che si è venuto a creare a Seul ha sollevato i timori che il governo e le forze armate possano essere mal preparati ad un’eventuale escalation da parte del regime di Kim.
A Yoon, sotto inchiesta per tradimento, è stato vietato di lasciare il Paese. Un divieto di espatrio vale pure per gli ex ministri della Difesa e degli Interni e per il comandante della legge marziale, il generale Park An-su, che insieme ad altri alti funzionari è stato interrogato dai deputati ieri. Sempre ieri è stato sentito da una commissione parlamentare anche Kwak Jong-geun, comandante del Comando speciale di guerra dell’esercito: Kwak ha dichiarato che Yoon gli aveva ordinato di inviare le sue truppe in Parlamento il 3 dicembre, di “sfondare la porta” e di “trascinare fuori” i deputati affinché non votassero la revoca della legge marziale.
Il partito conservatore (lo stesso a cui appartiene Yoon) ha dichiarato che sta preparando una “tabella di marcia per le dimissioni” di Yoon: potrebbe dimettersi a febbraio o marzo prima di nuove elezioni.
Oggi le opposizioni dovrebbero presentare una nuova mozione di impeachment contro Yoon che dovrebbe poi essere votata dal Parlamento sabato. Affinché passi servono i voti favorevoli di due terzi dell’Assemblea (200 su 300): le opposizioni possono contare su 192 voti, dunque servirebbero almeno i voti di 8 deputati conservatori. Il primo tentativo di impeachment, sabato scorso, è fallito perché i deputati conservatori hanno boicottato il voto uscendo dall’Aula.