La presidente della School of Law della Luiss inaugura oggi la “tre giorni” del Women economic forum: «Raccontiamo alle ragazze le storie delle donne riuscite a realizzare i propri sogni»
Bisogna raccontare alle ragazze le storie delle donne che sono riuscite a realizzare i propri sogni e la propria professionalità, e che possono essere di esempio e di incoraggiamento per le altre». Ma occorre anche che il sistema della formazione e le imprese comprendano il significato di allineare il tasso di occupazione femminile ai valori europei: «Produrrebbe un aumento del Pil del 7,4%, 154,7 miliardi. È uno di quegli impegni che fanno bene a tutti: alle donne, alle aziende, all’economia».
Paola Severino, presidente della School of Law della Luiss, aprirà con una storia la seconda edizione del Women Economic Forum in programma da oggi a venerdì nell’ateneo romano intitolato a Guido Carli. Un’iniziativa – promossa da G100, una delle reti femminili internazionali più influenti nel promuovere la leadership e l’empowerment economico delle donne – che lo scorso anno ha visto la presenza di oltre 1.500 ospiti e un milione di collegamenti streaming e che stavolta promette di andare ancora oltre, con le sue sette sessioni plenarie dedicate a esplorare questioni centrali per l’economia e la società, dall’intelligenza artificiale alla cybersicurezza, dalla giustizia climatica all’aerospazio.
Quale donna ha scelto di raccontare e perché?
Gioia Rau, 38enne italiana che ho incontrato a Washington. A otto anni, dizionario alla mano, aveva scritto una lettera alla Nasa in cui esprimeva il desiderio di diventare un’astronauta. La Nasa le aveva risposto invitandola ad avvisare quando si sarebbe laureata. Una volta preso il titolo di astrofisica, l’agenzia spaziale Usa la ha assunta. Oggi dirige un centro di ricerche spaziali da 300 milioni di dollari di finanziamento l’anno, ha un marito che la sostiene e due figlie. È una storia paradigmatica della tenacia femminile. Una storia che rassicura, perché invita le donne a non sentirsi mai limitate nella loro possibilità di coltivare anche le discipline Stem e le materie innovative, come lo spazio e l’intelligenza artificiale. Con questo spirito al Women Economic Forum lanceremo due “ideathon”, hackaton che vedranno le studentesse e gli studenti della Luiss impegnati nella creazione di progetti innovativi, affiancati da mentor esperti. Bisogna spingere le giovani a mettersi in gioco.
Anche se poi il mercato del lavoro stenta ad accoglierle? L’Italia nel 2024 ha perso otto posizioni nel Global Gender Gap Report ed è nella dimensione della partecipazione economica femminile che arranca di più.
Il mondo della formazione ha un compito cruciale: puntare a convincere le ragazze che hanno la possibilità di avere successo come gli uomini e guidarle verso gli ambiti in cui il loro apporto lavorativo possa risultare appetibile. Vale anche per i settori tradizionali. Inserire nel programma di studi per i futuri avvocati materie innovative vuol dire indicare la via da percorrere. E poi bisogna che anche l’impresa comprenda e metabolizzi un dato: se il tasso di occupazione femminile italiano si allineasse a quello europeo, il Pil aumenterebbe del 7,4%. Parliamo di 154,7 miliardi di maggior valore aggiunto. Migliorare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro è uno di quegli impegni che fanno bene a tutti: alle donne, alle aziende, all’economia.
Dal suo osservatorio di accademica, penalista di chiara fama, presidente della Scuola nazionale dell’amministrazione quale fenomeno vede più preoccupante?
La violenza. Perché più le donne si rendono autonome e indipendenti, più la reazione degli uomini, anziché essere quella dell’apprezzamento, può essere quella dell’aggressività. Il caso di Giulia Cecchettin, uccisa alla vigilia della sua laurea, è emblematico. Non dobbiamo stancarci di ripetere qual è il mezzo culturale indispensabile per prevenire la violenza sulle donne: tutti dobbiamo essere guardiani. Non si può tacere da vicini di casa, da colleghi, da insegnanti e da studenti. Dobbiamo sentire il nostro intervento come un dovere sociale.
Sentinelle pronte a scattare…
Sì. Ma c’è anche un altro elemento. Non dobbiamo tradire l’affidamento delle donne nella denuncia dei loro torturatori e negli strumenti come il braccialetto elettronico. È motivo di grandissimo allarme quando il braccialetto non funziona, quando il Codice rosso non si attiva. Bisogna dedicare la massima attenzione all’efficace funzionamento dei mezzi di prevenzione della violenza.
Fin qui cosa la allarma. Ma che cosa, invece, la fa essere fiduciosa?
Mi rendono ottimista la forza e la curiosità delle donne. Quando ci sono mondi da esplorare, sono pronte. A lezione le vedo: sono affascinante da tutto ciò che è nuovo e creativo, sono brave e tenaci. Siamo in un’era di innovazione. Dobbiamo stimolarle a coltivare la loro forza per costruire un futuro migliore. Non solo per loro, ma per tutti.