19 Settembre 2024

Fonte: La Stampa

Terremoto centro italia

di Federico Capurso

Sit-in davanti a Montecitorio, una delegazione incontra la presidente della Camera Laura Boldrini e i rappresentanti di tutti i partiti

Centinaia di terremotati sfilano in silenzio tra i vicoli di Roma. «Questo è ciò che si sente nei nostri paesi, nelle nostre case», dice Laura, una delle organizzatrici, ai manifestanti che scorrono lenti verso la Camera. «Il silenzio è la voce più forte che abbiamo».
Mentre il corteo si ferma per un sit-in davanti a Montecitorio, una delegazione di terremotati incontra la presidente della Camera Laura Boldrini e i rappresentanti di tutti i partiti. L’obiettivo è portare delle richieste urgenti al governo, che nella prossima settimana dovrebbe approvare un decreto ad hoc per fare fronte alle ultime scosse di terremoto e all’emergenza neve. «All’incontro sono mancati però gli attori principali di questa situazione, i rappresentanti del governo e il commissario Vasco Errani», dice Giuseppe Mariani, chiamato a rappresentare i paesi colpiti nel territorio marchigiano, «e se le nostre proposte cadranno nel vuoto, torneremo a manifestare, con forme più forti e incisive di protesta».
Da Amatrice ad Arquata, da Accumoli a Capo d’Acqua, in tanti si ritrovano in piazza, a cinque mesi di distanza dalla prima grande scossa di agosto, tra abbracci e occhi lucidi. La politica, invece, appare sempre più lontana dal cuore di chi, in quei territori, sta ancora vivendo una situazione di emergenza. I temi anti-casta trovano terreno fertile nella rabbia alimentata da una «sensazione dolorosa di abbandono», come evidenzia in uno sfogo Francesco, uno dei tanti ad aver perso casa e lavoro con il sisma. «Quando i politici dicevano che non ci avrebbero lasciati soli, mi era venuto il dubbio che non fossero sinceri, ma mai mi sarei aspettato di vedere una disorganizzazione del genere». E sui cartelli trovano spazio di frequente i riferimenti al governo e ai soldi destinati alle banche o ai vitalizi dei parlamentari, «mentre i fondi per la ricostruzione sono bloccati e da alcuni paesi non hanno ancora spostato una pietra», denuncia Matteo, un ragazzo di 19 anni di Capo d’Acqua che vive a Roma ma che in quel paese, messo in ginocchio dal terremoto, è cresciuto e «ora sento come se avessi perso una parte di me».
Gli unici parlamentari a scendere in piazza per incontrare i terremotati sono alcuni deputati dei cinque stelle, tra cui Alessandro Di Battista. L’accoglienza, però, non è quella che probabilmente si aspettavano. «Non venite qui a fare passerelle mediatiche», dice Antonio guardando torvo Di Battista, che si difende: «Noi siamo all’opposizione, il timone è in mano al governo». Ma non basta. Dal capannello di persone che gli si è fatto attorno c’è chi ricorda a Di Battista che «l’opposizione può fare interpellanze, presentare mozioni, e finora abbiamo visto ben poco». Così, messo alle strette, il deputato grillino contatta un suo collaboratore per preparare un’interrogazione parlamentare da presentare al governo. «Era mio dovere scendere giù ad ascoltarvi, e comprendo la vostra rabbia, ora però devo tornare su», si scusa, indicando la Camera, a chi lo tempesta di domande e richieste.

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