Fonte: La Stampa
di Marco Bressolin
Oggi il Parlamento Ue vota sulla guida della Commissione. Lega verso il sì, socialisti divisi. Telefonata Merkel-Conte
È il giorno della verità per Ursula von der Leyen. Alle 18 di questa sera gli eurodeputati scriveranno il loro verdetto sulla scheda e un’ora dopo scopriremo se la ministra della Difesa tedesca diventerà la prima donna della storia a guidare la Commissione europea. Le ultimissime indiscrezioni raccolte nei corridoi dell’Europarlamento di Strasburgo lasciano intendere che l’obiettivo dei 374 voti necessari per prendere il posto di Jean-Claude Juncker dovrebbe essere largamente alla portata, anche se i confini della maggioranza potrebbero essere stravolti. Con uno spostamento a destra verso l’area sovranista.
I 28 eurodeputati della Lega sono infatti pronti a votarla. Idem i 14 parlamentari del Movimento Cinque Stelle. Giuseppe Conte lo ha assicurato ieri ad Angela Merkel in un colloquio telefonico. Il sostegno giallo-verde dovrebbe compensare, almeno parzialmente, le perdite negli altri gruppi della maggioranza europeista. I Verdi hanno già detto che voteranno contro e anche tra i liberali dovrebbero esserci circa 10-20 di defezioni (su 108). Ma le perdite più significative si registreranno tra i socialisti (S&D). Per convincere il gruppo, ieri si sono mossi il premier portoghese Antonio Costa e lo spagnolo Pedro Sanchez con un messaggio di sostegno via Twitter. Anche il Pd è pronto a dire sì. Tedeschi, austriaci, francesi, belgi, olandesi e greci restano molto scettici. Idem i laburisti britannici, orientati all’astensione (che però vale come voto contrario). C’è il rischio di 40-50 defezioni su 153. Più compatto il sostegno del Ppe, del quale fanno parte anche la delegazione di Forza Italia e gli ungheresi di Fidesz.
Minacciano di sfilarsi i conservatori, altra possibile stampella sul fronte destro dell’emiciclo. Ieri sera la commissione Affari Sociali ha bocciato per la seconda volta la candidatura dell’ex premier polacca Beata Szydlo alla presidenza. Uno sgambetto che ha mandato su tutte le furie la delegazione di «Diritto e Giustizia», il partito di governo a Varsavia.
Per questo Ursula von der Leyen deve attendere ancora qualche ora per cantare vittoria. Molte delegazioni scioglieranno la riserva soltanto dopo aver ascoltato il suo discorso in Aula, previsto per questa mattina. C’è inoltre da tenere in considerazione il fattore-assenze (serve la maggioranza assoluta degli eurodeputati, non dei presenti). E poi c’è il voto segreto, che è sempre un’incognita. Al di là dei mal di pancia ufficiali, il partito dei franchi tiratori potrebbe agire nell’ombra e fare lo sgambetto a von der Leyen, scatenando una situazione che non ha precedenti nella storia dell’Ue. Ma paradossalmente a salvarla potrebbe essere il soccorso dei sovranisti.
Per ridurre al minimo le defezioni nella coalizione pro-Ue, l’aspirante presidente della Commissione ha passato la giornata di ieri a rassicurare i gruppi. Ha annunciato che domani lascerà l’incarico di governo «a prescindere dal risultato della votazione». È andata (per la seconda volta) dagli eurodeputati del Ppe e ha spedito due lettere con segnali di apertura ai socialisti-democratici e ai liberali di Renew Europe. A questi ultimi – tra le altre cose – ha assicurato che darà iniziativa legislativa all’Europarlamento e che lavorerà per abolire l’unanimità in Consiglio in alcuni settori. Ai socialisti ha garantito che utilizzerà «tutta la flessibilità prevista dal Patto di Stabilità» e ha annunciato grandi riforme sul fronte immigrazione. «Ma ci vuole ben altro per convincerci» si sfoga un eurodeputato del gruppo S&D. E alla fine il sostegno sovranista potrebbe scatenare ulteriori defezioni nel fronte pro-Ue.