19 Settembre 2024

Fonte: La Repubblica

Al Consiglio di sicurezza, l’ambasciatrice statunitense Nikki Haley minaccia l’iniziativa unilaterale quando “le Nazioni Unite falliscono nell’azione collettiva”. Trump: “Su Assad e Siria ho cambiato atteggiamento. Prossimi passi? Vedremo”. La risoluzione proposta da Usa, Francia e Regno Unito, sostenuta dall’Italia: condanna per il raid attribuito al regime siriano. Nuovo bilancio: 86 morti di cui 30 bambini e 20 donne. Il Cremlino con Damasco: colpito deposito di armi chimiche in uso ai ribelli

Ancora bombardamenti nella provincia di Idlib, nelle zone della Siria nordoccidentale sotto il controllo dei ribelli, e di ora in ora si aggrava il bilancio dell’attacco aereo con gas chimici nel villaggio di Khan Sheikhun. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, le vittime accertate sono salite a 86, di cui 30 bambini e 20 donne. Numero, aggiunge l’ong con sede a Londra, che potrebbe ulteriormente e drammaticamente crescere perché “mancano all’appello diverse persone”. Munzir Khalil, capo della Direzione della sanità di Idlib, alla tv satellitare al-Jazeera:  “Il bilancio delle vittime di Khan Sheikhun potrebbe salire fino a 107 per le informazioni che arrivano dagli ospedali e poiché molte persone sono disperse e pensiamo siano morte nell’attacco”.
Mentre il lacerante conflitto siriano continua a mietere vittime, alle Nazioni Unite va in scena l’ennesimo muro contro muro tra Paesi occidentali e Russia, con Washington che di fronte alla paralisi a Palazzo di Vetro minaccia l’azione unilaterale. Preceduta dalla presentazione di una bozza di risoluzione da parte di Usa, Francia e Gran Bretagna respinta nettamente da Mosca, che in quanto membro permanente dell’organismo dispone del potere di veto, la riunione d’urgenza del Consiglio di sicurezza ha comunque avuto luogo, con con l’Alto Rappresentante Onu per il disarmo, Kim Won-Soo, che ha definito Khan Sheikhun “se le informazioni saranno confermate, il peggiore attacco in Siria dal 2013. L’Onu si aspetta piena cooperazione da parte degli Stati membri per identificare i responsabili”. A incontro finito, non è ancora stata calendarizzata un’eventuale votazione sul testo, i diplomatici stanno proseguendo il confronto in via informale.
Il Consiglio è paralizzato dal più che probabile veto di Mosca, che ha definito “provocatorie” le accuse e “inaccettabile” la bozza. “Gli Usa hanno presentato una risoluzione al Consiglio di sicurezza dell’Onu basandosi su rapporti falsi” ha detto la portavoce del ministero degli Esteri russo. Secondo i militari russi, l’attacco aerero siriano ha in realtà centrato un deposito di armi chimiche in uso ai ribelli anti-Assad. Ricostruzione bollata a sua volta come “falsa” anche dagli americani, attraverso un alto e anonimo funzionario del Dipartimento di Stato. “La bozza di risoluzione – ha aggiunto la portavoce russa – complica i tentativi di una soluzione politica alla crisi, è anti-siriana e può portare a una escalation in Siria e nell’intera regione”.
Durante la riunione, il vice ambasciatore russo Vladimir Safronkov ha negato il “particolare bisogno di una risoluzione” perché Mosca “ha condannato l’uso di armi chimiche in ogni circostanza e affermato che gli autori devono essere ritenuti responsabili”, ma “la campagna anti-Damasco deve essere cestinata nella discarica della storia”. Per Safronkov, “è stata la cosiddetta linea rossa sull’uso delle armi chimiche tracciata dall’amministrazione Obama (nel 2013, quando Assad, con la mediazione russa, si era impegnato a smantellare il suo arsenale chimico), oltrepassata la quale era stato minacciato un intervento militare americano, a dare a terroristi ed estremisti un motivo valido per usarle come provocazione, per attirare l’intervento militare straniero contro uno Stato sovrano”, appunto la Siria di Assad.
Posizione duramente attaccata dall’ambasciatrice statunitense all’Onu, Nikki Haley: “Il regime di Damasco non ha alcun incentivo a non usare più le armi chimiche, a meno che la Russia non smetta di proteggerlo. La Russia ha invece scelto di chiudere gli occhi davanti alla barbarie, ma non può fuggire dalla sue responsabilità. La Russia, come l’Iran (altro alleato di Assad, ndr), non ha interesse alla pace”. Ancor più importante il passaggio in cui, in vista del prevedibile veto russo, l’ambasciatrice è andata anche oltre affermando che quando “le Nazioni Unite falliscono nell’azione collettiva”, gli Stati sono costretti ad “agire” per uscire dallo stallo. Ovvero, gli Usa potrebbero “agire” contro Assad.
Quasi contemporanamente, ricevendo alla Casa Bianca il re di Giordania, il presidente Trump ha definito quanto accaduto a Khan Sheikhun “terribile e spaventoso, un affronto all’umanità che non può essere tollerato”. “Quello che ho visto ieri su bambini e neonati – ha aggiunto il presidente – ha avuto un grande impatto su di me e ha cambiato il mio atteggiamento verso la Siria e Assad”. Un attacco che “ha superato molte linee” oltre a quella rossa di Obama. Ma poi, con i giornalisti che lo hanno incalzato sui prossimi passi Usa sulla Siria, in particolare su una diversione rispetto alla “rimozione di Assad” che “non è una priorità” per la sua amministrazione, Trump si è limitato a un: “Vedremo”. Il presidente degli Usa ha colto l’occasione per attaccare ancora una volta Obama. “Quella linea rossa era un’occasione per chiudere i conti in Siria”. Accusa discutibile perché, come fanno notare i media americani, nel 2013 con i suoi tweet Trump aveva più volte intimato a Obama di non attaccare la Siria, perché non era un problema degli americani e un coinvolgimento nella guerra civile avrebbe potuto avere conseguenza catastrofiche.
A margine della riunione del Consiglio di sicurezza, l’ambasciatore francese all’Onu, Francois Delattre ha ribadito la posizione sostenuta dai tre membri permanenti occidentali: “Stiamo parlando di crimini di guerra, crimini di guerra con armi chimiche. Siamo chiari, l’attacco nella provincia di Idlib è avvenuto in una zona dove operano l’esercito e l’aviazione siriana”. Poi, durante la riunione, ancora Delattre ha affermato che dopo sei anni di conflitto in Siria, nei quali vi è stato un confermato e ripetuto uso di armi chimiche da parte del regime di Assad contro il suo popolo, questo attacco “apre una nuova spirale nella discesa verso l’abisso. Anche chi sostiene il regime di Assad non può prevenire questi barbari attacchi” e ne è indirettamente complice. “La mancanza di azione non è un’opzione, la nostra credibilità come stati membri è in gioco”, ha sottolineato Delottre, ribadendo che “è giunto il momento di agire collettivamente nel Consiglio di Sicurezza”.
Ha quindi preso la parola l’ambasciatore britannico all’Onu, Matthew Rycroft, secondo il quale “Assad ha umiliato la Russia agli occhi del mondo, mostrando quanto vuote siano state le promesse di Damasco sulle armi chimiche”. “La storia giudicherà tutti noi per come rispondiamo” a questo attacco, ha continuato Rycroft, accusando Russia e Cina per il veto posto alle precedenti risoluzioni Onu sulle armi chimiche, che ha rappresentato un “incoraggiamento” per il regime siriano. “Se la Russia vuole recuperare la sua credibilità, deve unirsi a noi per condannare questo attacco” e chiedere un’indagine, ha detto l’ambasciatore britannico presso l’Onu.
La proposta di risoluzione presentata da Usa, Francia e Gran Bretagna condanna l’attacco chimico attribuendolo al regime di Assad e chiede che “i responsabili siano chiamati a risponderne”. Si esprime poi pieno sostegno alla missione di inchiesta dell’Opac (organizzazione Onu per la proibizione delle armi chimiche), domandando che “riporti i risultati dell’indagine il più presto possibile”. Il presidente siriano Assad dovrà inoltre “organizzare gli incontri richiesti, tra cui con generali o altri ufficiali, entro e non oltre cinque giorni dalla data in cui viene fatta domanda”. E al segretario generale Onu Guterres si chiede di riferire se verranno fornite dal regime di Damasco le informazioni richieste ogni 30 giorni. Il testo della bozza, diffuso dall’Ansa, sottilinea anche che il presidente Assad deve “cooperare pienamente con il meccanismo di inchiesta e con Onu e Opac. Deve fornire i dati dei voli militari del giorno dell’attacco, i nomi degli individui al comando di squadre ed elicotteri, e accesso alle basi aeree da cui si crede siano state lanciate le armi chimiche”.
La risoluzione ha trovato anche il sostegno dell’Italia, membro non permanente del Consiglio Onu per l’anno 2017. L’ambasciatore Sebastiano Cardi ha sottolineato come gli ultimi attacchi siano “cinicamente stati condotti alla fine di un round di colloqui a Ginevra, sotto la leadership dell’inviato speciale dell’Onu, Staffan de Mistura, che noi sosteniamo, durante il quale si è cercato di dare nuova vita al processo politico e pongono nuovi, seri dubbi sull’impegno ad una soluzione politica, l’unica via d’uscita dalla crisi”. “Fintanto che nessuno sarà ritenuto responsabile per questi crimini di guerra e crimini contro l’umanità – ha aggiunto l’ambasciatore Cardi -, resterà l’incentivo a continuare a perpetrarli. Per questo, lottare contro l’impunità, identificare i responsabili e portarli davanti alla giustizia deve essere una priorità condivisa di questo Consiglio, una priorità che unisca e non che divida”.
Ancora dalla Francia, il presidente Francois Hollande “esige” una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite nelle prossime ore, in modo da accelerare un’inchiesta e di conseguenza delle sanzioni nei confronti del regime siriano”.
Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, stamani a Bruxelles, è stato molto netto nel condannare l’azione: “Quell’attacco chimico è stato un crimine di guerra e una risoluzione di condanna può fare pressione sulle parti in conflitto e sui paesi che hanno influenza su di loro”. Il numero uno dell’Onu ha aggiunto: “L’orribile evento di ieri dimostra che in Siria si commettono crimini di guerra e che la legge umanitaria internazionale viene violata frequentemente. Il Consiglio di sicurezza si riunirà oggi. Abbiamo chiesto che si risponda dei crimini commessi e sono sicuro che il Consiglio di sicurezza si prenderà le sue responsabilità”. E “crimine di guerra” è la definizione data anche dalla cancelliera tedesca Angela Merkel, che “dovrà essere punito” ed ha esortato “la Russia e l’Iran a fare pressione su Damasco, affinché metta fine alla sua azione militare e rispetti il cessate il fuoco concordato”.
Scende in campo, con una nota, anche la Nato: “Condanno l’orribile attacco nella provincia di Idlib in Siria, che ha ucciso decine di persone, tra cui molti bambini, in cui sarebbero state usate armi chimiche”, ha affermato il segretario generale Jens Stoltenberg, aggiungendo che “questa è la terza volta che emergono notizie sull’uso di queste barbare armi solo nell’ultimo mese”.
Anche in Europa si è parlato di Siria alla Conferenza internazionale a Bruxelles, presieduta dall’Alto rappresentante per la politica estera europea Federica Mogherini: “Quello che abbiamo visto ci ha terrificato, le orribili immagini dell’attacco chimico di ieri in Siria ci ricordano le nostre responsabilità”, così Mogherini, “tutte le persone con cui ho parlato mi hanno ripetuto che ‘tra noi siamo diversi, abbiamo diversi background culturale, ma tutti vogliamo la pace’. Di guerra e violenza ne abbiamo avute abbastanza. Oggi la cosa più urgente è dare aiuti all’interno della Siria e ripristinare le condizioni di vita di base”. I partecipanti alla conferenza hanno “collettivamente presentato promesse di finanziamenti alla Siria per 6 miliardi di dollari per il solo 2017” ha annunciato in chiusura il Commissario europeo per gli aiuti umanitari, Christos Stylianides sottolineando, come anticipato da Mogherini, che l’Unione europea resta “il primo donatore” con un impegno di 1,3 mld di dollari per quest’anno.
Interviene anche la Lega araba: “E’ stato un crimine enorme”, così il segretario generale Ahmed Abul Gheit, “colpire e uccidere civili con questi metodi vietati è un atto barbaro”. Gli autori, ha aggiunto, “non sfuggiranno alla giustizia e devono essere puniti dalla comunità internazionale, secondo il diritto internazionale”, ha aggiunto, senza indicare alcun responsabile. Il presidente turco Recep Tayyp Erdogan ha invece additato come responsabile l’odiato Assad: “Sono stati uccisi bambini con armi chimiche. Assassino Assad, come ti libererai di loro? Come pagherai, mentre il mondo resta in silenzio, le Nazioni Unite restano in silenzio?” ha detto Erdogan durante un comizio a Bursa, nel Nord-ovest della Turchia.
L’Iran, altro alleato di Assad, “condanna qualsiasi uso di armi chimiche, ma occorre evitare giudizi affrettati che creano benefici… a certi attori”, ha affermato Bahram Ghassemi, portavoce del ministero degli Esteri, alludendo a “gruppi terroristici che trasferiscono, conservano e usano armi chimiche in Siria”. Ma intanto le fazioni ribelli siriane minacciano vendetta, con il piano di far moltiplicare i fronti di combattimento contro il regime per vendicare i morti di Idlib.
Dura la condanna di papa Francesco: “Assistiamo inorriditi agli ultimi eventi in Siria. Esprimo la mia ferma deplorazione per l’inaccettabile strage nella provincia di Idlib, dove sono state uccise decine di persone inermi, tra cui tanti bambini”, ha sottolineato Bergoglio all’udienza generale in piazza San Pietro.E aggiunge: “Faccio appello alla coscienza di quanti hanno responsabilità politiche, a livello locale e internazionale, affinché cessi questa tragedia e si rechi sollievo a quella cara popolazione da troppo tempo stremata dalla guerra. Incoraggio, altresì, gli sforzi di chi, pur nell’insicurezza e nel disagio, si sforza di far giungere aiuto agli abitanti di quella regione”.

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