22 Novembre 2024

Terremoto Turchia Siria 2023

È l’uomo che ha tratto più vantaggi dal terremoto più di un mese fa e ora porta a casa la normalizzazione dei rapporti con gli Emirati Arabi Uniti, la Giordania e l’Egitto

C’è un uomo che a detta di tutti gli osservatori internazionali ha tratto più vantaggi dal terremoto al confine tra la Turchia e la Siria più di un mese fa. Bashar Al Assad sorride avvolto nei suoi completi di sartoria, mentre i siriani del Nord Ovest sono in ginocchio, piegati dalla mancanza di aiuti e stretti in una morsa tra il regime e le milizie jihadiste filo turche.
Assad, nonostante il suo Paese sia stremato dall’inflazione causata da una delle peggiori crisi economiche che il Medio Oriente abbia mai vissuto, porta a casa la normalizzazione dei rapporti con gli Emirati Arabi Uniti, la Giordania e l’Egitto. Sono decine e decine i funzionari di molti Stati arabi volati a Damasco con il pretesto di porgere le condoglianze. Il loro obiettivo è chiaro: far sì che l’asse Siria-Iran si indebolisca.
Certo, difficile che Bashar possa fare a meno dall’oggi al domani di un alleato che insieme a Mosca lo ha tenuto in piedi in questi anni. Ed è pur vero che la ripresa dei rapporti diplomatici tra Riad e Teheran non lo rende poi così indispensabile per rompere il fronte. Ma, di fatto, nessuno — nemmeno gli emiratini e i sauditi — riescono a immaginare una Siria senza gli Assad. E non solo. Si ipotizza addirittura che la Lega Araba possa riaprire le porte a Damasco entro la fine dell’anno. Il paria, il dittatore, il macellaio, come viene chiamato dai suoi detrattori, tornerebbe dunque ad essere considerato un attore utile e rispettabile. In cambio della riabilitazione, gli viene chiesto lo stop alle esportazioni illegali di Captagon, lo stimolante sintetico, meglio noto negli anni scorsi come «droga dell’Isis», fonte di sostentamento fondamentale per il regime, il cui traffico è gestito — si sospetta — dal fratello minore di Bashar, Maher. Il messaggio gli arriva soprattutto dagli Stati Uniti e dai giordani. Ed è un prezzo che gli Assad devono pagare se vogliono continuare a restare al potere. Lo faranno? Presto per dirlo. Ma intanto i siriani continuano a soffrire. E loro a sorridere.

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