Fonte: La Stampa
A Damasco sono arrivati gli ispettori dell’Opac per vigilare sul rispetto dei trattati
Gli Stati Uniti sono «pronti e carichi a colpire» ancora in caso di un nuovo attacco chimico in Siria. Lo ha assicurato al Consiglio di sicurezza l’ambasciatore americano all’Onu, Nikki Haley, riportando le parole del presidente Donald Trump. L’ambasciatore ha sottolineato che «il tempo delle parole è finito» e che è necessario passare all’azione perché la Russia ha sempre bloccati i tentativi di impedire al regime di Damasco di produrre armi chimiche.
Dopo il raid in Siria, Donald Trump telefona agli alleati Macron e May. Li ringrazia per il sostegno nell’attacco ai presunti arsenali di armi chimiche di Assad, poi la Casa Bianca fa sapere che i tre hanno convenuto sul fatto che i bombardamenti «hanno avuto successo» ed erano necessari per indebolire il programma di armi chimiche di Damasco, e hanno ribadito come la priorità in Siria sia quella di sconfiggere definitivamente l’Isis.
La Russia incassa la bocciatura della sua richiesta di condanna dell’attacco da parte dell’Onu e l’intelligence Usa sembra escludere possibili rappresaglie. Ma le tensioni restano. In Siria sono arrivati gli ispettori dell’Opac per vigilare sul rispetto dei trattati. Intanto Gentiloni invoca soluzioni diplomatiche, conferma la linea italiana contraria a ogni intervento militare e auspica che non si inneschi una escalation.
L’amministrazione Trump è pronta a colpire Mosca anche con nuove sanzioni. L’ambasciatrice Haley ha annunciato che le misure potrebbero essere varate già domani. Intervistata dalla Fox, ha detto: «Arriveranno nuove sanzioni alla Russia: il segretario al tesoro Mnuchin le annuncerà probabilmente lunedì e colpiranno direttamente quelle società che hanno a che fare con la fornitura di equipaggiamenti ed attrezzature legate all’uso di armi chimiche da parte del regime di Assad. «Vogliamo mandare un messaggio forte – ha aggiunto – e speriamo che stavolta ci ascoltino».