22 Novembre 2024

Fonte: Corriere della Sera

di Franco Venturini

La tensione Londra-Mosca sul caso dell’ex spia avvelenata pone una serie di questioni che riguardano l’Occidente in generale (e l’Italia in particolare)

Le misure anti-russe decise ieri dal premier britannico Theresa May dopo l’avvelenamento con gas nervino dell’ex spia Sergej Skripal e di sua figlia, oltre a far esplodere una tensione non nuova tra Londra e Mosca, pongono una serie di questioni che riguardano l’Occidente in generale e l’Italia in particolare.
La prima è quella della solidarietà. Si può ritenere che per ragioni di politica interna la May abbia fatto ricorso a una retorica guerresca adottando poi provvedimenti di profilo assai meno impegnativo, ma non si può per questo far venir meno la conferma almeno formale di una alleanza che si esprime nella Nato e che si spera possa sopravvivere anche a livello europeo malgrado la Brexit. Anche perché è giusto presumere che da parte sua Londra fornirà ai suoi alleati gli elementi di prova che incolpano la Russia. Ebbene, malgrado una certa differenza di accenti (più cautela rispetto a Londra, e l’insistenza tedesca e francese sul dialogo con Mosca che deve continuare) questa solidarietà è arrivata, da Berlino, da Parigi, dalla Ue che metterà l’argomento al centro del vertice europeo della prossima settimana, dagli Usa, dalla Nato, dall’Onu con lo scontato proclama di estraneità da parte russa. Ha tardato, e tarda, la voce dell’Italia. Che deve invece esistere, malgrado il caos politico che accompagna il nostro dopo-elezioni. Anche se indirettamente abbiamo parlato attraverso la Nato e la Ue.
La seconda questione riguarda il da farsi. Espulsioni di diplomatici russi dalle capitali alleate di Londra sembrano per ora improbabili. Appelli alla trasparenza di Mosca sono già stati lanciati, soprattutto da Berlino. Cancellare l’invio di delegazioni ai mondiali di calcio è una opzione che potrebbe essere gradita alla Gran Bretagna, e che purtroppo non ci riguarda. Ma anche il cammino di questa idea è incerto. Tra l’altro si attende, per valutare, la già annunciata risposta russa.
La terza questione riguarda la Russia, perché dobbiamo pur chiederci cosa vede Putin quando guarda verso Occidente dalla più alta delle torri del Cremlino. Vede, prima di tutto, una America spaccata in due, un girotondo di licenziamenti e di nomine alla Casa Bianca, un Russiagate che nessuno sa come finirà. Vede una Nato che è oggettivamente indebolita dal peggioramento dei rapporti transatlantici. Vede una Europa profondamente divisa, tra Est e Ovest, proprio sui rapporti con la Russia. Vede che nel 2017 e ancora oggi europei dell’Ovest e americani dissentono praticamente su tutto (ambiente, spese per la difesa, riconoscimento di Gerusalemme capitale senza un contemporaneo piano di pace, commerci e dazi, accordo nucleare con l’Iran, e si potrebbe continuare) . Ebbene, cosa deve pensare Putin? Cosa è, e chi è, che aiuta maggiormente la strategia della Russia? Se sapremo riflettere su questo, forse troveremo più facilmente un modo migliore per tenerla a bada.
C’è poi una questione tutta italiana. Salvini ha detto ieri di non credere alle conclusioni di Theresa May e ha ribadito che le sanzioni contro Mosca per l’annessione della Crimea sono un grande sbaglio. Il New York Times, in un articolo volontariamente provocatorio, ha scritto che l’Italia ha abbandonato l’alleanza con l’America per sceglierne una con la Russia. Le ambasciate occidentali a Roma sono in ebollizione nel tentativo di capire cosa verrà, non solo quale governo, ma anche quali orientamenti. Il legame dei nostri tormenti con i fatti di Salisbury esiste più di quanto possa sembrare. E una alleanza tra Lega e Cinque Stelle verrebbe vista, al di là dei nostri confini, come il più grave vulnus alle nostre alleanze.

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