23 Novembre 2024

Fonte: La Repubblica

Sconfitta per il partito socialista spagnolo e per il primo ministro Pedro Sanchez nel primo test elettorale da quando ha assunto la guida del governo. Per la prima volta il partito di destra Vox ha conquistato seggi nell’assemblea andalusa eleggendo 12 deputati

Sconfitta per il partito socialista spagnolo e per il primo ministro Pedro Sanchez nelle elezioni regionali in Andalusia, primo test da quando ha assunto la guida del governo. Per la prima volta il partito di destra Vox ha conquistato seggi nell’assemblea regionale, eleggendo 12 deputati.
Il Partito socialista (Psoe) si è confermato prima forza politica della regione con 33 deputati, lontano però dalla maggioranza assoluta di 55 seggi. Al secondo posto il Partito popolare (Pd), che ha eletto 26 deputati, quindi Ciudadanos con 21, il partito locale Adelante Andalucia con 17 e Vox con 12. Per il partito della destra un successo pieno: 12 seggi era infatti il traguardo che si era prefissato in campagna elettorale.
Il presidente del partito di estrema destra spagnolo Vox, Santiago Abascal, esulta per la vittoria elettorale alle regionali in Andalusia, dove ha ottenuto 12 seggi: “Qualcuno rideva di noi, ma non abbiamo mai gettato la spugna”, ha detto Abascal, festeggiato dai suoi sostenitori in un hotel di Siviglia. “Vox conquista le chiavi dell’Andalusia per espellere il socialismo corrotto e spaventare il comunismo Chavista”, twitta il leader di Vox. “EspañaViva dimostra che il cambiamento è possibile. La Riconquista inizia nelle terre andaluse e sarà esteso nel resto della Spagna”, aggiunge poi.
Vox “è solo uno strumento al servizio della Spagna”, ha aggiunto Abascal, convinto che l’Andalusia indichi “la strada a tutti gli spagnoli, perché gli andalusi hanno fatto la storia come tante altre volte è accaduto nel corso del tempo, e lo hanno fatto perché sono molto preoccupati, tra l’altro, per il copo di Stato che è passato dal palazzo della Generalidad a quello della Moncloa”, sede del governo a Madrid.È la prima volta dalla fine della dittatura di Francisco Franco che l’estrema destra entra nelle istituzioni regionali in Spagna. E per Vox, in termini quantitativi, 12 deputati sono il miglior risultato di sempre, a 36 anni dall’uscita dal Parlamento del suo fondatore Blas Pinar, deputato dal 1979 al 1982. L’affluenza alle urne è stata molto bassa. Alle 18 aveva votato il 46,47% degli aventi diritto. Caso unico in Europa, in Spagna non c’era ancora una forza di ultradestra; non c’era nulla alla destra del Partido Popular o dei liberali di Ciudadanos. Adesso quel partito c’è, e ha l’espressione crucciata del suo condottiero, Abascal.
Vox – nel senso di “la voce del popolo” – esiste da soli quattro anni, ma negli ultimi mesi è balzato da tremila a 11 mila iscritti. Nel menu del loro credo politico c’è un po’ di tutto, dall’abrogazione delle leggi sulla Memoria storica che riabilitano le vittime del franchismo alla sospensione dello spazio Schengen.  Dal taglio delle tasse alla cancellazione della legge sulla violenza di genere; dalla deportación – è il termine utilizzato nel documento – degli immigrati clandestini nei Paesi d’origine alla riforma della legge sull’aborto.
Dal divieto degli uteri in affitto alla fine del finanziamento pubblico dei partiti, passando per un nuovo trattato Ue in linea con le ricette del “gruppo di Visegrad”, cioè il cartello anti-Bruxelles dei governi Est-europei con cui flirtano tanto Salvini che la Le Pen. Durante le precedenti tornate elettorali, Vox non è mai riuscito a superare lo sbarramento che gli avrebbe permesso di piantare qualche bandierina in parlamento.
>Oggi gli assegnano tra l’1,5 e il 3 per cento dei consensi, fra trecentomila e mezzo milione di voti. I suoi primi seggi potrebbe conquistarli. Nell’attesa il partito si è regalato una nuova sede nell’elegante quartiere di Chamberí. Chi paga? I militanti. Quote e donazioni per 1,2 milioni di euro.

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