8 Settembre 2024

L’Alta Corte decide di fare slittare tutto all’anno nuovo dopo i ricorsi presentati da una parte dell’opposizione

Il via libera all’accordo sui migranti tra Italia e Albania slitta all’anno prossimo almeno dal lato di Tirana. Alla vigilia del dibattito in parlamento, previsto per oggi, la Corte costituzionale del Paese delle aquile ha sospeso l’iter per l’approvazione dopo i ricorsi presentati dal Partito democratico — all’opposizione — e altri 29 deputati compreso l’ex premier di centrodestra Sali Berisha.
Nel pomeriggio di mercoledì la presidente della Corte, Holta Zaçaj, ha spiegato che «i ricorsi presentati rispettano i criteri richiesti e ha deciso di esaminarli in seduta plenaria». Saranno nove i componenti — sei donne, tre uomini — a entrare così nel merito dell’intesa che ha fatto molto discutere in entrambe le sponde dell’Adriatico. Per la verità filtra anche qualche freccia avvelenata nei confronti di una giudice che sarebbe compagna del braccio destro di uno dei leader dell’opposizione.
L’appuntamento è fissato alle 10 del 18 gennaio e una decisione potrebbe arrivare entro la fine di febbraio anche se — tecnicamente — i giudici hanno tempo fino al 6 dicembre per pronunciarsi sul «protocollo» firmato tra il Consiglio dei ministri della Repubblica d’Albania e il governo della Repubblica italiana sul «Rafforzamento della cooperazione nel campo delle migrazioni». L’opposizione esulta. Silenzio dal governo albanese. Alla tv locale Report Tv l’avvocato Arbër Hoxha ha spiegato che «il 18 gennaio si andrà in tribunale e verranno ascoltate le parti e poi i giudici si prenderanno il tempo necessario per decidere».
Per quanto riguarda l’accordo, Hoxha ha sottolineato che, all’apparenza nell’accordo tra i due Paesi «potrebbe esserci una violazione della procedura in termini di dibattito pubblico, di trasparenza. Oltre a ciò, non vi è sostanzialmente alcuna violazione in quanto la sicurezza e l’interesse pubblico dell’Albania non saranno danneggiati. Non c’è niente di straordinario, è un accordo standard secondo il quale uno Stato sovrano permette ad un altro Stato sovrano di utilizzare un determinato territorio e di averlo sotto amministrazione». La decisione della Corte costituzionale albanese arriva poche ore dopo che il firmatario di uno dei ricorsi, il deputato dell’opposizione Gazment Bardhi, aveva accusato i giudici dell’istituzione di tardare nel pronunciamento perché «in coordinamento con il premier Rama». La Corte ha accolto il ricorso firmato da Berisha, Bardhi e 28 deputati, ma ha respinto l’altro ricorso, quello del Partito democratico «ufficiale» guidato da Lulzim Basha, per la mancanza della documentazione.
A novembre a Roma i due premier, Giorgia Meloni ed Edi Rama, hanno sottoscritto l’intesa che prevede la realizzazione di due centri per l’identificazione e l’accoglienza dei migranti salvati nel Mediterraneo. La prima struttura, quella di «registrazione», secondo l’accordo dovrebbe sorgere al porto di Shëngjin, nel nord dell’Albania, mentre nell’entroterra dovrebbe essere costruito un centro di permanenza a Gjadër. Tirana si è offerta di accogliere fino a 3 mila migranti in attesa di sapere se possono mettere piede nel territorio italiano o devono essere rimpatriati, il tutto a spese di Roma. Il protocollo ha una validità di cinque anni, prorogabili automaticamente di altri cinque in assenza di rilievi da parte italiana o albanese.

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