Sono previsti risparmi per oltre 6 miliardi di euro dal piano. Bruxelles spera di mobilitare nuovi investimenti pubblici e privati per 50 miliardi di euro

La Commissione europea ha presentato oggi, mercoledì 26 febbraio, un atteso pacchetto di provvedimenti con il quale vuole imporre una semplificazione al quadro regolamentare, in particolare in quei testi con i quali ha voluto garantire sostenibilità ambientale o sociale anche sul fronte societario. Tra le altre cose, l’esecutivo comunitario ha confermato l’obiettivo di rivedere il campo di applicazione del dazio ambientale, esentando le aziende più piccole.
«La riduzione della burocrazia è un elemento importante per ottenere un’Europa più competitiva – ha detto il commissario all’Economia Valdis Dombrovskis -. Non possiamo sperare (…) di competere con successo in un mondo periglioso con una mano legata dietro la schiena. Gli ultimi cinque anni sono stati un periodo di intensa attività normativa. Sebbene il nostro impegno a garantire la transizione verde non sia venuto meno, dobbiamo riconoscere che questo ha avuto un costo».
«Se adottate e attuate come indicato oggi – ha aggiunto la Commissione europea – si stima che le proposte comporteranno, in via prudenziale, a risparmi complessivi sui costi amministrativi annuali di circa 6,3 miliardi di euro e di mobilitare capacità di investimento pubblico e privato supplementare di 50 miliardi di euro a sostegno delle priorità di policy». Due i principali testi oggetto di una revisione, in modo da semplificare oneri amministrativi e finanziari.
Il primo è una direttiva nota con l’acronimo CSRD e che impone alle aziende rendicontazione finanziaria sul fronte della sostenibilità. In buona sostanza, l’esecutivo comunitario propone «di eliminare circa l’80% delle aziende dall’ambito di applicazione della CSRD, concentrando gli obblighi di rendicontazione di sostenibilità sulle aziende più grandi; e assicurando che questi stessi obblighi non gravino nella catena del valore sulle società più piccole».
Nel contempo, Bruxelles vuole rimandare di due anni (fino al 2028) gli obblighi di rendicontazione per le aziende attualmente coperte dalla CSRD e che sono tenute all’obbligo a partire dal 2026 o dal 2027. Va precisato che molte di queste proposte richiederanno un benestare dei co-legislatori (Consiglio e Parlamento). Benché molti partiti abbiamo chiesto a gran voce una semplificazione normativa, il tema è tradizionalmente controverso e potrebbe provocare tensioni.
L’altro testo preso di mira dalla Commissione europea è la direttiva che impone alle aziende particolari forme di dovuta diligenza (la cosiddetta CSDDD). L’esecutivo comunitario vuole semplificare gli obblighi in modo che le aziende (…) evitino complessità e costi inutili, ad esempio concentrando i requisiti sistematici di due diligence sui «partner commerciali diretti» e riducendo la frequenza delle valutazioni periodiche da annuale a quinquennale.
Sempre su questo fronte, la Commissione europea intende dare alle aziende più tempo per prepararsi a rispettare i nuovi requisiti, posticipando l’applicazione dei requisiti di diligenza per le aziende più grandi di un anno al 26 luglio 2028), anticipando al contempo di un anno (al luglio 2026) l’adozione di previste linee guida. Verrà inoltre combattuto l’effetto gocciolamento (trickle-down effect) attraverso il quale gli oneri delle grandi imprese si ripercuotono su quelle più piccole.
Infine, Bruxelles comunitario ha confermato di voler rivedere il dazio ambientale (noto con l’acronimo CBAM). Verranno esentati dalla tariffa commerciale i piccoli importatori di merci. In buona sostanza, verrà introdotta una nuova soglia cumulativa annua di 50 tonnellate per importatore, eliminando così gli obblighi di dazio per 180mila importatori, ovvero il 90% del totale. La tariffa commerciale continuerà comunque a riguardare oltre il 99% delle emissioni in questo campo di applicazione.

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