22 Novembre 2024

Fonte: Corriere della Sera

di Emanuele Buzzi e Giuseppe Alberto Falci

Via ai gruppi dei dissidenti. In Fi tensioni alla Camera per sostituire Carfagna come vice di Fico


L’ultimo conflitto e il ritorno del garante. Nei Cinque Stelle è ancora alta tensione. Stavolta al centro del dibattito interno è la questione dei sottosegretari. Un risiko complesso «da Cencelli» che si risolverà nelle prossime ore. Nel M5S è in corso una guerra tra fazioni. «Ci sono diversi equilibri da tenere in considerazione», dice con fare democristiano un pentastellato. Tradotto: la corsa ai posti del sottogoverno si è trasformata in un conflitto che vede diversi poli in lotta tra loro. Ci sono i sottosegretari uscenti che premono per essere riconfermati contro i parlamentari alla prima legislatura che rivendicano un posto alle luci della ribalta dopo due governi nell’ombra. Ci sono le donne pentastellate che vogliono pesare come i colleghi uomini. Ci sono i volti del Sud che chiedono spazio perché si ritengono poco rappresentati. E ci sono i senatori che dopo aver retto l’urto del fronte del no riducendo il dissenso interno a 15 parlamentari ora chiedono di poter pesare quanto i deputati.
Il quadro è in continua evoluzione: i rumori indicano allo stato attuale 6 deputati, 3 senatori e due volti «extraparlamentari» a comporre il quadro. Ma da Palazzo Madama premono per ritoccare la quota. «C’è chi sta mettendo a punto le sue piccole vendette personali», dice un pentastellato. Il borsino vede per ora quattro probabili riconfermati: Alessandra Todde e Giancarlo Cancelleri (i due «fuori quota» parlamentari), Laura Castelli e Pierpaolo Sileri. In bilico Carlo Sibilia (insidiato da Mirella Liuzzi e Dalila Nesci di «Parole guerriere»). Incerto anche Stefano Buffagni, mentre alla Farnesina è probabile l’addio di uno tra Emanuela Del Re e Manlio Di Stefano. In pole position, tra i nuovi volti la senatrice Maria Domenica Castellone. E c’è chi osserva: «Che fine farà Mario Turco, l’unico contiano del sottogoverno uscente?».
L’intenzione a Palazzo Chigi è quella di bollinare l’operazione oggi, o al più domani quando si terrà il consiglio dei ministri. Anche perché i lavori parlamentari senza la nomina dei sottosegretari procedono a rilento. Ci sono anche malumori in casa Pd, tra uscenti e new entry, tra deputati e senatori e tra nordisti e sudisti. Per non parlare di Forza Italia, dove le donne reclamano spazio in una partita che si intreccia con l’elezione di un vicepresidente della Camera, in sostituzione di Mara Carfagna, dove duellano Simone Baldelli, Annagrazia Calabria e Stefania Prestigiacomo. Corsa alla successione del ministro del Sud che è stata rinviata a quando sarà risolto l’affaire sottosegretari.
Ma è proprio nel Movimento la partita più complessa. E c’è chi teme che eventuali frizioni si tramutino in altri strappi (ieri gli espulsi hanno annunciato la nascita della componente «L’alternativa c’è» alla Camera e al Senato) . L’ancora di salvezza per tenere insieme il gruppo è Beppe Grillo. Il garante è tornato prepotentemente in prima linea: è il vero regista della fiducia a Draghi e sta dettando la linea al Movimento. Vuole dei «Cinque Stelle 5.0»: un’evoluzione precisa dell’ambientalismo delle origini declinato in chiave di lavoro e sostenibilità. «Farà sentire la sua voce», dicono. Il che significa che Grillo è pronto a tornare a Roma più spesso in prima linea. E da dietro le quinte dirige anche la partita per l’ingresso di Giuseppe Conte nel M5S.

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