21 Novembre 2024

Fonte: Corriere della Sera

Voto Spagna

La sinistra italiana guarda con attenzione l’esito del voto spagnolo: primo confronto nazionale tra il movimento Podemos e il Partito socialista

In un voto storico, la Spagna ha detto addio al sistema del bipartitismo al potere dalla morte del dittatore Franco, dando una vittoria fragile al premier Mariano Rajoy. I socialisti spagnoli (Psoe) e Podemos hanno annunciato l’intenzione di votare “no” a un nuovo governo guidato dal Partito popolare che non ha ottenuto la maggioranza assoluta dei voti alle elezioni parlamentari celebrate in Spagna. I conservatori hanno conquistato il 28,7% dei voti, pari a 123 dei 350 seggi in palio nella camera bassa del Parlamento, 63 seggi in meno rispetto a quelli ottenuti 4 anni fa. In Italia il voto iberico ha provocato numerose reazioni, a partire da quella di Matteo Renzi e dei membri del suo governo. Il Psoe di Pedro Sanchez, partito fratello del Pd, è arrivato secondo e molto staccato dai popolari di Rajoy. Sanchez ha ottenuto solo l’1,5% di voti in più di Podemos. Renzi ha evitato il commento sul Psoe e approfittato delle elezioni spagnole per santificare l’Italicum: «È la Spagna di oggi, ma sembra l’Italia di ieri. Di ieri perché ora abbiamo cancellato ogni balletto post-elettorale. Sia benedetto l’Italicum, davvero: ci sarà un vincitore chiaro. E una maggioranza in grado di governare. Stabilità, buon senso, certezze. Punto». Nessun riferimento a Podemos e a Ciudadanos, che hanno conquistato rispettivamente 69 e 40 seggi. Riferita all’Italicum anche la reazione di Maria Elena Boschi, arrivata a caldo nella serata di domenica, prima ancora dell’arrivo dei primi dati reali, basandosi sugli exit poll, con un tweet.

Bersani: «Radicalmente in disaccordo con Renzi»

Dura la reazione della minoranza Pd che con Roberto Speranza replica: «Altro che benedetto Italicum. All’altare della governabilità si rischia di ammazzare la rappresentanza. Per me l’Italicum è stato un errore e va cambiato». Un conto è la governabilità, «un conto la nostra legge elettorale, che produce una Camera dominata da un solo partito e fatta prevalentemente di nominati», sottolinea Speranza. «Si rischia di ammazzare la rappresentanza — ha aggiunto — ma se non si è sufficientemente rappresentativi non si ha neppure la forza per governare davvero. Una cosa è premiare e sovrarappresentare un po’ la prima forza politica. Altro è trasformare una minoranza, in un quadro ormai non più bipolare come emerge anche dal voto in Spagna, in maggioranza assoluta», ha concluso. Anche Pier Luigi Bersani, ex segretario Pd, si dice «radicalmente in disaccordo» con Matteo Renzi. «Dire che dopo la Spagna va bene l’Italicum significa dare una lettura profondamente sbagliata di quel che è accaduto in Spagna». «In una società moderna, la governabilità – aggiunge – non può essere una camicia di forza. Voglio dire: se io sono un catalano e mi si dice se dovrò scegliere tra Rajoy e Sanchez io ribalto il tavolo. Le pentole a pressione hanno la caratteristica che hanno uno sfogo senno’ scoppiano. Io non sono un proporzionalista ma non penso che si possa blindare in modo ortopedico l’opinione della gente». «Io continuo a essere per il doppio turno di collegio. E dico: occhio che misure ortopediche ci predispongono a qualche tsunami», sottolinea Bersani.

Calderoli: «Renzi benedice Italicum ? Simile nel ventennio»

«Per Renzi l’Italicum va benedetto perché garantirà la governabilità del Paese grazie al doppio turno, evitando il caos che si profila in Spagna dopo il voto di ieri? Attenzione caro Renzi a non confondere la governabilità con la rappresentatività, che è il pilastro della democrazia», ha risposto il senatore Roberto Calderoli, vice presidente del Senato e Responsabile Organizzazione e Territorio della Lega Nord. «Di leggi che regalavano la maggioranza di seggi anche a chi non ha vinto ne ricordiamo già un’altra, nel Ventennio, e anche quella garantiva la governabilità ed evitava il caos post elettorale che oggi c’è in Spagna. Se è questo che vogliamo allora “stiamo sereni”…».

Civati: «Italicum con quel risultato sarebbe truffa»

«Mentre in Spagna si assiste a un cambiamento fortissimo delle proporzioni elettorali, in Italia arriva puntuale la presa di posizione superficiale tanto quanto scontata del governo». Lo scrive sul suo blog Pippo Civati, commentando il risultato spagnolo e le parole del ministro Maria Elena Boschi e del premier Matteo Renzi secondo i quali l’Italicum salverebbe l’Italia da una situazione di incertezza come quella spagnola, assicurando un vincitore. Al contrario, sostiene Civati, in condizioni di risultato simili a quello spagnolo «l’Italicum sarebbe una truffa». Se l’Italicum fosse anche «Ispanicum, infatti, oggi andrebbero al ballottaggio un partito con il 28,7% e uno con il 22,01% e quello dei due che prendesse un voto in più dell’altro (a prescindere dai votanti) otterrebbe ben 340 seggi alla Camera, pari a circa il 55% dei voti. Con un numero di seggi pari a due volte – o anche più – rispetto ai consensi. Il governo sarebbe salvo, la volontà popolare molto meno. Pochissimo», osserva il deputato di Possibile. «Il voto archivia la stagione del bipartitismo in Spagna, in una tendenza che riguarda l’Europa di superamento del bipolarismo», aggiunge Gianni Cuperlo, leader di Sinistra dem.

Maroni: «Non ha vinto nessuno»

«Mi sembra non abbia vinto nessuno e si vada verso una situazione di difficile governabilità», ha replicato il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni. Il voto iberico «deve far riflettere tutti i cosiddetti partiti tradizionali. Il vento del cambiamento sta arrivando e sta soffiando forte. Rinnovamento non vuol dire rottamare le vecchie formazioni politiche, ma avere leader nuovi che sappiano interpretare il futuro. In Italia – conclude – qualcuno l’ha fatto e qualcuno no», ha detto il numero uno di Palazzo Lombardia.

Brunetta e Romani: «In crisi il sistema bipolare»

«L’avvento nel panorama politico dei cosiddetti partiti di protesta, e non di costruzione, ha messo in crisi il sistema bipolare in molte nazioni europee: il voto in Spagna è solo l’ultimo esempio in ordine temporale», hanno aggiunto Renato Brunetta e Paolo Romani, i capigruppo di Forza Italia di Camera e Senato. «Questa è una vera e propria sfida ai partiti costruttivi e propositivi, a cui Forza Italia non può presentarsi divisa al suo interno da inutili polemiche portate alla ribalta sulle prime pagine dei giornali, a vantaggio dei nostri avversari politici».

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