19 Settembre 2024

Fonte: La Repubblica

di Omero Ciai

Domani il pronunciamento dell’assemblea parlamentare. Ipotesi che il leader Pp si dimetta prima, anche se il partito smentisce: in questo caso il re dovrebbe aprire nuove consultazioni e l’esecutivo resterebbe in carica fino alle elezioni per gli affari correnti

Mariano Rajoy cade. La notizia attesa da tutti a Madrid è arrivata da Bilbao dove, mentre nel Parlamento spagnolo, le Cortes, si discuteva la mozione di sfiducia presentata dai socialisti, si è riunita la direzione del Pnv, il partito nazionalista basco.  La decisione doveva rimanere segreta fino all’intervento in Aula del portavoce parlamentare dei baschi, ma fonti del partito popolare di Rajoy l’hanno diffusa subito. I baschi hanno deciso di votare la mozione di sfiducia che, domattina, avrà i 176 voti della maggioranza assoluta.
Il presidente del governo non è tornato in Parlamento per la seduta pomeridiana, quella dove tutti i gruppi parlamentari annuncieranno la loro posizione. Rajoy si è chiuso nelle sale della Moncloa, la sede della presidenza, e sta vagliando la possibilità di dimettersi prima del voto di domani. Nel caso decida per le dimissioni – soluzione che fino a stamattina ha respinto – cambierebbe tutto lo scenario. Infatti se domani si vota la mozione e ottiene la maggioranza, in modo automatico il leader socialista Pedro Sánchez diventa capo del governo. Invece, se prima del voto Rajoy si dimette, la mozione di sfiducia decade. A quel punto il suo governo resta in carica per gli affari correnti ed entra in scena il re che apre le consultazioni con i partiti per indicare un nuovo presidente incaricato o per andare a elezioni anticipate.
Rajoy e Sánchez hanno duellato nell’Aula parlamentare per tutta la mattinata. Rajoy ha rinfacciato soprattutto a Sánchez che potrebbe diventare presidente del governo “grazie al sostegno di coloro che vogliono distruggere il Paese”, riferendosi ai nazionalisti catalani. Mentre Sánchez gli ha risposto con un frase che è piaciuta moltissimi agli indipendentisti: “Signor Presidente io difendo l’unità della Spagna come nazione ma prendo anche atto che in questa Nazione ci sono anche altri territori che si sentono Nazioni, dobbiamo dialogare con loro”. Una apertura verso il nuovo governo catalano che Sánchez si è detto anche pronto a incontrare al più presto se domani diventerà il nuovo presidente del Paese.
Lo scenario della Spagna prossima ventura in queste ore è ancora un rebus. L’unica cosa certa è la fine della stagione di Mariano Rajoy dopo sette anni al potere. In questo momento l’unico partito che vuole andare a elezioni anticipate sono i centristi di Ciudadanos di Albert Rivera che tutti i sondaggi segnalano come i possibili vincitori.
L’ultimo sondaggio, diffuso ieri, segnala un panorama a quattro sponde con tre partiti, Psoe, Podemos e Popolari appaiati intorno al 20% dei consensi e Ciudadanos al 30%. I partiti nazionalisti, baschi e catalani, appoggiano Sánchez anche perché temono il discorso iper-spagnolista e centralista di Albert Rivera che continua a crescere nel favore degli elettori proprio perché vorrebbe ridurre le competenze delle autonomie regionali. Alla fine, corruzione del Pp a parte, è evidente la battaglia tra due idee di Spagna: quella plurare, delle nazioni, del Psoe; e quella centralista anti autonomie di Ciudadanos.

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