Dopo l’accordo con l’Italia si inaspriscono le relazioni tra Algeri e Madrid. La variabile del Marocco e la geopolitica del Maghreb
La partita del gas innesca nuovi scenari geopolitici destinati, nel tempo, ad avere effetti sugli equilibri nel Mediterraneo. L’Italia – attraverso l’azione del governo Draghi, assieme all’Eni – consolida il legame economico con l’Algeria, da cui importerà oltre 9 miliardi di metri annui in più, avviando la progressiva sostituzione dell’import dalla Russia. Algeri in questa fase è ben contenta di aumentare l’export attraverso il Transmed (il Galsi, che avrebbe dovuto collegare la Sardegna, non è mai stato costruito) per il concomitante stato di tensione con la Spagna, verso cui invia gas attraverso due pipe-line per circa 15 miliardi di metri cubi, il 47% del fabbisogno spagnolo.
Motivo della tensione i rapporti di Madrid con il Marocco sulla partita del Sahara Occidentale, rapporti molto sgraditi ad Algeri. Secondo fonti algerine questa tensione, iniziata a fine 2021 e acuitasi a metà marzo, aveva già ridotto l’invio di gas attraverso il gasdotto che passa da El-Aricha, Marocco, e che attraversa lo stretto di Gibilterra, mentre era rimasto inalterato quello del gasdotto diretto che attraversa il Mediterraneo sud-occidentale e affiora ad Almeria.
Le tensioni nel governo Sanchez dopo l’appoggio al Marocco
Ma il rischio di un taglio delle vendite resta, e questa ipotesi in Spagna sta alimentando tensioni verso il governo di centro sinistra di Pedro Sanchez. L’Italia naturalmente non entra nel merito, del resto l’alleanza con Madrid sul fronte energetico è stata ufficialmente sancita nel summit di Roma (con Portogallo e Grecia), dove Draghi e Sanchez hanno parlato anche della possibilità (al momento remota) di un gasdotto tra Barcellona e l’Italia, nell’ottica più complessiva della creazione di un hub di portata europea, compresa l’infrastrttura EastMed dalle acque tra Cipro e Israele. Anche se, va ricordato, al consiglio europeo di fine marzo, l’Italia premeva per l’adozione di un price-cap a cui erano ostili i paesi del Nord, Olanda in testa, ma anche la Spagna (che ha meno dipendenza, molto eolico e scarsa connessione) spingeva per soluzioni alternative.
Lo storico contenzioso sul Sahara Occidentale tra Marocco ed Algeria
Per comprendere bene cosa sa accadendo nelle due sponde del Mediterraneo bisogna ricostruire la vicenda. Il Sahara Occidentale è una grande regione del Nord-Ovest africano, compresa tra Marocco, Mauritania e Algeria, ex colonia spagnola, il cui territorio è conteso tra Rabat e il Fronte Polisario. Quest’ultimo ne ha dichiarato l’indipendenza proclamando la Repubblica Democratica Araba dei Sahrawi.
Accanto al Fronte Polisario è schierata l’Algeria, e anche l’Italia da sempre è vicina al popolo sahrawi. È considerata dall’Onu come “territorio non autonomo” in assenza di una soluzione definitiva: da decenni il Marocco occupa l’80% del territorio contro il volere dei separatisti. Rabat propone un piano di autonomia sotto la sua sovranità.
Il Polisario vorrebbe un referendum di autodeterminazione sotto l’egida dell’Onu, programmato al momento della firma del cessate il fuoco nel settembre 1991, ma mai attuato. L’Onu ha richiamato in azione il diplomatico italo-svedese Staffan De Mistura – già sottosegretario del governo Monti – per un incarico che da due anni non riusciva a ricoprire per i veti reciproci dei Paesi interessati alla crisi.
La scelta di Sanchez verso Rabat, le ritorsioni di Algeri
Ebbene Sánchez, in piena crisi ucraìna decide il 18 marzo scorso di schierarsi a favore del piano di autonomia del Sahara Occidentale proposto dal Marocco come alternativa «seria e credibile» al referendum di autodeterminazione del Sahara Occidentale.
Per Madrid si tratta di mettere fine alla grave crisi diplomatica, scoppiata nell’aprile di un anno fa (in quella fase ad Algeri aveva iniziato ad alzare i prezzi del gas verso la Spagna) dopo aver ospitato in un ospedale spagnolo il leader del Polisario, Brahim Ghali, ammalato di Covid-19. Una svolta improvvisa, dopo decenni di neutralità strategica.
L’Algeria risponde di botto e spinge migliaia di migranti all’interno di Ceuta, l’enclave spagnola sulla costa marocchina (l’altra è Melilla). Per il paese nordafricano si tratta dell’ennesimo ricatto verso la Spagna e più in generale l’Europa, usando l’arma dei migranti, benché l’Unione europea si mostri generosa con il Marocco, affinché vesta i panni del gendarme. Con la decisione di Sánchez, ritorna a Madrid l’ambasciatrice marocchina, che era stata richiamata in patria all’inizio della crisi. Ma a Madrid c’è aria di crisi, anche all’interno della maggioranza.
Irritazione spagnola con Roma per l’upgrade dell’accordo sul gas
In questo quadro quindi si innesta l’iniziativa italiana in Algeria, che viene vista con fastidio in Spagna. «La visita fatta lunedì ad Algeri dal presidente del Consiglio dei ministri italiano, Mario Draghi, è uno schiaffo dato alla Spagna dopo la sua svolta sulla questione del Sahara occidentale»: in linea con media spagnoli, lo scrive anche il sito di informazioni algerino “Dernieres Info d’Algerie” (Dia) riferendosi implicitamente all’appoggio di Madrid al Marocco contro l’indipendentismo della desertica ex-colonia spagnola, sostenuto invece da Algeri. «L’Algeria, chiamata dall’Europa a fornirle il gas, ha preferito consolidare la partnership con l’Italia a danno della Spagna, che non beneficerà più della stessa considerazione di prima da parte dell’Algeria, a causa della svolta», aggiunge il sito.
Lo storico rapporto dell’Algeria con Mosca
C’è un’altra variabile da considerare. L’Algeria ha avuto nell’Unione Sovietica prima e nella Russia poi un partner strategico, soprattutto in campo militare (69% dell’import di armi), anche se Algeri ha avuto l’accortezza di diversificare le sue fonti di approvvigionamento di armi che fa dell’esercito algerino il secondo in Africa dopo l’Egitto. Insomma – scrive Nigrizia, la storica pubblicazione dei missionari comboniani, solitamente ben informata – può pensare di inimicarsi Mosca contribuendo a rendere l’Italia e l’Europa indipendenti dal gas russo se non fornendo contropartite. Per questo si registra l’attivismo della diplomazia algerina nei confronti della Russia. Se l’Algeria il 2 marzo, in occasione del voto all’Assemblea generale dell’Onu sulla mozione di condanna dell’invasione russa dell’Ucraina, si era astenuta, il 7 aprile ha invece votato contro la sua esclusione dal Consiglio dei diritti umani. D’altra parte la Russia soggetta alle sanzioni di Ue, Usa degli Stati Uniti e più in generale dei paesi occidentali non ha interesse a tagliare i ponti con l’Algeria e il Marocco.
Rabat rinsalda anche i rapporti con Israele
L’ambasciatore russo a Rabat Valerian Shuvavev, intervistato dall’agenzia spagnola Efe, ha lasciato intendere che i due paesi potrebbero ricorrere al baratto o ad altre monete che il dollaro o l’euro per mantenere inalterato il livello degli scambi. Mosca esporta verso Rabat soprattutto minerali, mentre importa prodotti agricoli. Con ogni evidenza si tratta di una strategia che Mosca intende adottare nei confronti dei paesi amici, tra i quali non mancano quelli africani. Il Marocco, tuttavia, tiene stretti i suoi rapporti con l’Occidente, e con gli Stati Uniti in particolare. In questa prospettiva Rabat rinsalda i rapporti con Israele (che per ora non condanna la Russia) dopo il ristabilimento delle relazioni diplomatiche nel dicembre 2020. A fine febbraio ha firmato un accordo con una società israeliana per l’esplorazione di nuovi giacimenti di gas.