20 Settembre 2024

Fonte: Corriere della Sera

di Andrea Nicastro

Iglesias non sarà ministro. Trattative febbrili per i posti: tempo fino a giovedì

C’è tempo solo fino a giovedì per dare alla Spagna un nuovo governo. Altrimenti si andrà a elezioni anticipate. I sondaggi vedono i socialisti del Psoe, già primo partito, in crescita di quasi 10 punti; il suo possibile alleato di sinistra (Unidas Podemos) calare e frammentarsi; un altro alleato/concorrente al centro (Ciudadanos) in difficoltà; l’avversario di sempre (il Partido Popular) avviato a riconquistare la supremazia del centro-destra. Uno scenario conveniente per il premier, ma sempre ipotetico. In tre giorni Sanchez dovrà decidere: allearsi per governare o tentare l’incasso alle urne?
Per quasi tre mesi, il premier incaricato ha insistito su un monocolore socialista con l’appoggio esterno di forze progressiste. Il suo interlocutore è stato ugualmente immobile: Pablo Iglesias che è leader di Unidas Podemos, erede delle proteste anti austerità, chiedeva una coalizione con lui stesso sulla poltrona di vice.
Stallo assoluto, con i tempi istituzionali che si riducevano: domani (martedì) ci sarà il primo voto di investitura, al massimo giovedì il secondo e ultimo. Sul filo di lana la macchina della negoziazione si è messa in moto. I confidenti mormorano di «cauto ottimismo» e «buone sensazioni». Cos’è successo?
Giovedì in tv, il premier Sanchez ha posto il veto su Iglesias nel governo. Con lui no. Un omaggio a quest’epoca di politica personalista. A breve giro di tweet, però, Iglesias l’ha spiazzato. «Mi faccio da parte». Il passo indietro era inaspettato e ora Sanchez farà più fatica a rifiutare l’alleanza.
Podemos chiede convergenza su programmi e nomi. Sul primo le distanze non sono incolmabili, per i secondi la trattativa appare complessa. La poltrona più simbolica è quella per Irene Montero la numero due di Podemos nonché compagna di Iglesias e madre dei suoi gemellini.
I nazionalisti baschi, i regionalisti della Cantabria e di Valencia sono già pronti ad aggiungere i loro voti ad un esecutivo di tandem Psoe-Podemos. Un buon accordo potrebbe essere win-win per i due leader. Andrebbe a vantaggio di Iglesias che rafforzerebbe col suo «passo indietro» l’immagine anti-casta. Non a caso, commemorando il 18° anniversario dell’uccisione di Carlo Giuliani al G-8 di Genova, Iglesias ha scritto: «Noi veniamo da lì». A Sanchez, invece, un governo “sociale, femminista e verde” permetterebbe quel recupero dell’elettorato di sinistra fuggito nel populismo da quando il Psoe si schiacciò sul rigore finanziario e la riduzione del welfare. Un’operazione non riuscita sinora a nessun leader socialdemocratico europeo. Ci sono tre giorni per capire.

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