23 Settembre 2024

La nuova legge sull’industria aerospaziale può aiutare Starlink e i ritardi europei sui satelliti fanno crescere il ruolo di SpaceX. Il governo guarda al miliardario anche per allentare i legami con la Francia

Elon Musk incombe sui cieli d’Europa, spinto da tre propulsori. Il primo sono i successi tecnologici delle sue aziende, i razzi di SpaceX, imprescindibili pure per la Nasa, e la costellazione di satelliti Starlink che portano Internet dall’orbita. Il secondo è lo stallo dei progetti Ue concorrenti, chiave per l’autonomia strategica dell’Unione. Il terzo è l’intesa con Giorgia Meloni e il suo governo sovranista, insoddisfatto per come la Francia – forte della delega dell’ex commissario “di casa” Breton – abbia sbilanciato a suo favore gli equilibri dell’industria spaziale Ue, e ora tentato dal carro stellare di Musk. Una tentazione che nel caso di vittoria di Donald Trump, a cui l’uomo più ricco del mondo ha garantito fondi e consulenza, diventerebbe perfetto allineamento politico.
C’è questa galassia di interessi in posizionamento dietro all’avvicinamento tra Musk e Meloni, che si rafforzerà ancora questa notte quando lui le consegnerà a New York il premio dell’Atlantic Council, ma che intanto ha già aperto alle sue aziende occasioni in Italia. Una è nel disegno di Legge sullo spazio che il governo ha approvato prima dell’estate e sta per iniziare l’iter in Parlamento. L’articolo 25 prevede che l’Italia si doti di una “riserva di capacità trasmissiva attraverso comunicazioni satellitari” per garantire il funzionamento di servizi strategici, militari e civili, in caso di blackout delle reti Internet terrestri. Le aziende “di Unione europea o Nato” in grado di offrirla sono due: la francese OneWeb e Starlink di Musk. Quest’ultima ha dieci volte più satelliti e costi inferiori: in caso di gara appare favorita. Potendo anche far valere il fatto di aver tenuto connesse l’Ucraina sotto le bombe russe e la Romagna alluvionata lo scorso anno.
L’accelerazione dell’Italia su questa rete “di riserva” è rilevante perché nel frattempo la Ue ne starebbe sviluppando una sua, Iris2. Il condizionale è d’obbligo, visto che il progetto lanciato nel 2022 da Breton è impantanato e in serio pericolo. A luglio è filtrata la notizia che due big del consorzio, la franco-tedesca Airbus e la francese Thales, le cui divisioni spaziali sono in difficoltà, starebbero meditando di ritirarsi per i troppi rischi, rimanendo solo come fornitori. Appoggiarsi a Musk potrebbe essere una soluzione ponte per l’Italia, in attesa che la costellazione Ue decolli (2027). Ma in pratica potrebbe togliere altra benzina a quel progetto.
Un tavolo a cui Starlink è già seduta lo hanno aperto invece i ritardi dei progetti Pnrr per la copertura a banda larga dell’Italia, oggi assegnati a Tim e Open Fiber. Fonti di Palazzo Chigi confermano che un dialogo è in corso per avviare “sperimentazioni in aree difficilmente raggiungibili”, che potrebbero essere coperte via satellite. La complessità è legata alla necessità di modificare i termini del Pnrr ma anche alla resistenza delle telco, che in Starlink vedono un concorrente. Queste tensioni sono emerse ad aprile quando la società di Musk ha presentato un esposto accusando Tim di non fornirle i dati necessari ad evitare interferenze. La vicenda è stata risolta con una mediazione “tecnica” del ministero del Made in Italy, ma la legge sullo Spazio torna sul punto, per garantire “modelli di coesistenza” tra sistemi spaziali e terrestri.
Ci sono poi i lanciatori (i razzi), altro campo dove la SpaceX di Musk si è imposta come frontiera più avanzata e dove i rapporti tra Italia e Francia, che coinvolgono Leonardoin varie alleanze, soffrono di cronici mal di pancia. Leonardo chiede un rilancio dei progetti comuni che bilanci meglio i pesi, nell’ottica dei campioni europei promossa da Draghi. Airbus e Thales invece valutano di risolvere le difficoltà fondendo le loro attività spaziali, cosa che darebbe a Parigi ancora più peso. Nel frattempo i ritardi dei nuovi lanciatori europei, quello “francese” di Ariane e quello “italiano” di Avio, hanno costretto chiunque volesse portare carichi in orbita a bussare alla porta di SpaceX. A luglio l’ha visitata il ministro della Difesa Crosetto, discutendo di progetti per «garantire la sicurezza del nostro Paese». Stringere i rapporti con Musk e il suo impero privato dello spazio appare alla filiera italiana una necessità, prima ancora che una opportunità. Ma una necessità che al governo sovranista sembra non dispiacere

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