POLITICA
Fonte: La Stampa
Ancora nulla di fatto per l’elezione di Violante e Bruno: in Parlamento manca il quorum. L’appello del capo di Stato: «Il Parlamento deve riflettere sulle conseguenze della paralisi»
L’incastro dei veti incrociati e la difficoltà di arrivare a un accordo «bipartisan» tra partiti paralizzano il Parlamento che, per la XII volta consecutiva, non riesce a votare neanche oggi i due giudici per la Corte Costituzionale e i due componenti laici per il Csm. Luciano Violante e Donato Bruno non ce la fanno neanche oggi. E questo, nonostante il Capo dello Stato abbia invitato da giorni le forze politiche a fare presto e oggi abbia lanciato l’appello a non avere una visione «settaria» delle candidature perché, così facendo, si bloccano le istituzioni e si aprono «nuovi interrogativi» sulle conseguenze che lo stallo può comportare.
DODICESIMA FUMATA NERA
A fine giornata i giudici della Corte Costituzionale ancora mancanti restano tali. Luciano Violante e Donato Bruno, anzi, segnano un regresso nel numero dei consensi. Due giorni fa avevano ricevuto 530 e 529 voti rispettivamente. Ieri erano 526 e 544. Oggi 518 e 511, sempre più lontani da quei 570 consensi che segnano il quorum necessario. Con l’aggravante che – mossa inusuale – era giunta esplicita la richiesta dal Quirinale a farla finita con i tatticismi ed a procedere con l’elezione.
IL PRESSING DEL COLLE
L’incontro tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi era nell’aria già da diverse settimane, ma ad imprimere un’accelerata al faccia a faccia pare sia stato Giorgio Napolitano. Raccontano che il presidente della Repubblica «sconcertato» dallo stallo del Parlamento sull’elezione dei giudici di Csm e Consulta abbia ripreso in mano le redini della partita, chiamando i due leader. Unica richiesta quelle di provare a sbloccare la situazione valutando anche la possibilità di cambiare il ticket fin’ora proposto.
Un giro di telefonate accompagnate poi da una nota di fuoco in cui il Quirinale solleva «pesanti interrogativi» che vanno ben oltre lo spettacolo di impotenza che le Camere stanno dando al Paese. Il cuore politico delle parole di Napolitano riguardano infatti il passato e il futuro dell’azione riformatrice del governo.
AVANTI CON IL TICKET VIOLANTE-BRUNO
L’idea però di sostituire i nomi proposti al momento non è presa in considerazione né da Fi né tantomeno dal Pd. E sembra che le nomine dei giudici non siano state il piatto forte della riunione a palazzo Chigi a cui hanno preso parte anche Lorenzo Guerini, vice segretario del Pd ed i due fedelissimi del Cavaliere Gianni Letta e Denis Verdini.
I FRONDISTI E L’INCUBO PARALISI ISTITUZIONALE
Il faccia a faccia programmato da tempo ha avuto comunque come “fuori sacco”, dopo il forte pressing del Colle, il problema delle nomine anche perchè, è il ragionamento che fanno dentro Forza Italia, l’ex premier ha già “ceduto” sostituendo Catricalà con Bruno. Il problema quindi non è il nome, ma il messaggio di protesta che si nasconde dietro il voto ed indirizzato dalle fronde interne a Pd e Fi direttamente ai due leader. Il rischio però paventato al capo del governo e al leader azzurro dagli ambasciatori di entrambi i partiti è quella che la protesta sulle nomine possa trasformarsi in un’alzata di scudi anche su altro, legge elettorale in primis.
RENZI E BERLUSCONI BLINDANO IL PATTO DEL NAZARENO
Il Cavaliere avrebbe confermato la volontà di rivedere le soglie di sbarramento, (4% quella minima e 40% per premio maggioranza) venendo così incontro ai desiderata dei piccoli (Ncd in testa) opponendo però un niet alle preferenze. Il ragionamento però sarebbe stato più ampio e Berlusconi avrebbe ancora una volta offerto la sua disponibilità ad `aiutare´ il governo su temi come economia e lavoro: Ho apprezzato quanto hai detto ieri alle Camere – avrebbe detto l’ex capo del governo – aspettiamo di vedere i testi per valutare.
Renzi dal canto suo avrebbe ribadito ancora una volta l’intenzione di voler andare avanti con il governo: andare alle elezioni anticipate, sarebbe stato in sintesi il ragionamento, sarebbe una sconfitta.
Insomma, un incontro molto positivo, che ha lasciato l’ex premier soddisfatto e pronto ad andare avanti con il patto del Nazareno. Certo, lo stallo del Parlamento sulle nomine non aiuta soprattutto rispetto al timing prefissato per il percorso delle riforme. L’ex premier si ritiene dunque soddisfatto e pronto a riprendersi la scena politica: oggi ho sancito il mio ritorno sul campo – avrebbe detto al suo rientro a palazzo Grazioli – ed una volta che avrò la piena agibilità tornerò a fare politica riprendendo non solo in mano le redini del partito ma anche di tutto il centrodestra