Alla base della scelta visioni differenti sul futuro del gruppo automobilistico. Le deleghe passano a un comitato esecutivo presieduto da John Elkann: “Non vedo l’ora di mettermi al lavoro”. Informati il presidente Mattarella e la premier Meloni
Carlos Tavares lascia Stellantis. Il regista della fusione tra Fca e Psa, che ha dato vita al nuovo gruppo nel 2021,ha firmato ieri sera le sue dimissioni. L’amministratore delegato, 66 anni, è arrivato a questa scelta dopo un Consiglio di amministrazione molto difficile dove sono emerse visioni diverse tra lui e i membri del cda sui prossimi mesi e sulle decisioni da prendere. Le dimissioni sono state accolte all’unanimità dai consiglieri. Ora la guida passa in capo ad un comitato esecutivo presieduto da John Elkann, presidente di Stellantis, in attesa che nei primi sei mesi del 2025 venga trovato il successore.
Una decisione inattesa nei tempi, ma già prevista. L’incarico di Tavares aveva una scadenza fissata: primavera del 2026. Fine del contratto firmato all’inizio del 2021. E da settembre era partita, coordinata dal presidente del gruppo, la ricerca del successore. «Siamo grati a Carlos per il suo impegno costante in questi anni e per il ruolo che ha svolto nella creazione di Stellantis, in aggiunta ai precedenti rilanci di Psa e di Opel, dando avvio al nostro percorso per diventare un leader globale nel settore», dice il presidente. E aggiunge: «Intendo mettermi subito al lavoro con il nostro nuovo comitato esecutivo ad interim mentre completiamo il processo di nomina del nuovo ceo», spiega Elkann che ha subito informato personalmente delle dimissioni di Tavares il capo dello Stato, Sergio Mattarella, e la premier Giorgia Meloni. In Italia, d’altronde, lavorano oltre 40 mila persone in diversi siti e qui il gruppo fonda le sue radici. Ha sei stabilimenti tra assemblaggio e meccaniche.
Il gruppo italo-francese-americano, che ha Exor come primo azionista, conferma i target per fine anno presentati alla comunità finanziaria il 31 ottobre 2024 e rivisti al ribasso rispetto ai precedenti. Stellantis aveva comunicato una riduzione delle consegne alla rete di più di 200.000 veicoli nel secondo semestre, il doppio della stima precedente.
Alla base del divorzio consensuale visioni differenti sui prossimi mesi. A spiegarlo il senior independent director della società nata nel 2021, Henri de Castries, che commenta: «Il successo di Stellantis sin dalla sua creazione si è basato su un perfetto allineamento tra gli azionisti di riferimento, il consiglio e il ceo. Tuttavia, nelle ultime settimane, sono emerse vedute differenti che hanno portato il consiglio e il ceo alla decisione di oggi».
Divergenze sul futuro e mesi difficili alle spalle, tra la revisione degli obiettivi 2024 e il calo delle quote di mercato, tra le difficoltà negli Usa e nel Nord America, area dove Stellantis ha sempre fatto risultati record, e i rapporti difficili con i governi in Europa, prima in Francia e poi in Italia. Già a giugno Tavares, durante il Capital Market Day a Detroit, aveva fatto ammenda rispetto agli errori compiuti negli States e in Europa. Non è bastato. Prima la class action dei piccoli investitori Usa, poi i sindacati sul piede di guerra e anche le concessionarie statunitensi che hanno scritto una lettera aperta per criticare le scelte del gruppo. Oltre alle quote di mercato, è sceso anche il valore delle azioni di Stellantis: perso il 38% negli ultimi 12 mesi secondo Bloomberg. Da ricordare, tra le operazioni dell’ultimo anno e mezzo, l’intesa con i cinesi di Leapmotor e la nascita della joint venture per la produzione e commercializzazione delle elettriche in Europa. Accordo che non ha attirato molte simpatie a Tavares, soprattutto in Italia.
Di fronte alle divergenze con il cda il manager portoghese, una carriera nell’auto tra Renault, Nissan e Peugeot, prima di costruire Stellantis, ha deciso di mollare. Tavares, oltre ad aver cambiato due mesi fa il direttore finanziario, ora Doug Ostermann, e alcuni ruoli chiave, come i capi dell’America del Nord e Usa, aveva pigiato sull’acceleratore. Non aveva tenuto in conto i malumori nella squadra e tra alcuni direttori del gruppo. E poi le polemiche su più fronti, dai politici europei e italiani, fino ai sindacati. In particolare con il governo e con l’opposizione lo scontro in questi ultimi mesi è stato acceso: un mese fa Tavares è stato in audizione a Montecitorio, dove lo scontro è stato duro.