Il ceo di Stellantis visita Melfi e incontra i giornalisti: «L’Europa ha reso l’industria dell’auto vulnerabile», i dazi? «Creano distorsioni sul mercato»
Una occasione per parlare del futuro dello stabilimento di Melfi, ma anche una opportunità per mettere in fila strategie e nuove sfide per i produttori di auto europei. Carlos Tavares ha concluso la visita nella fabbrica di Melfi con una conferenza stampa a distanza organizzata con i giornalisti di numerose testate. «Durante gli incontri con i sindacati, anche nello stabilimento di Melfi, mi è stato chiesto di parlare delle prospettive delle fabbriche italiane. Ho assicurato loro che ci sarà piena operatività in tutti i siti» ribadisce Tavares. Che si è spinto anche oltre: «per gli stabilimenti italiani al 2030 vedo una piena capacità, con la possibilità di lavorare su 15 turni settimanali».
In particolare per Melfi, la previsione è di raggiungere il target di 250mila auto prodotte nel 2026 quando saranno in linea tutti i cinque nuovi modelli annunciati. Per gli stabilimenti italiani, dove si sono fatti passi avanti sulla qualità e sui costi, ribadisce il numero uno di Stellantis, restano grossi problemi di competitività legati alla variabile dell’energia, vero tallone d’Achille per buona parte della manifattura Made in Italy.
Da un lato l’industria, dall’altro il mercato, che deve fare i conti con un rallentamento delle vendite di modelli full electric. In questo quadro si inserisce la decisione di ACC – joint venture di batterie sostenuta dalle case automobilistiche Stellantis e Mercedes – di rivedere i piani relativi alle fabbriche in Germania e in Italia, a Termoli. «Investiremo per essere competitivi sul mercato, ma investiremo alla stessa velocità con la quale crescerà il mercato» dice in maniera esplicita il ceo. Dal punto di vista tecnologico, il tema centrale è la produzione di batterie a basso costo e la ricerca di nuove soluzioni destinate alla famiglia di veicoli elettrici più economici.
Il tema dello stop ai motori endotermici in Europa nel 2035 e la concorrenza feroce dei player cinesi rappresentano i temi ricorrenti dell’intervento di Carlos Tavares dopo la visita a Melfi: «L’Europa ha generato un forte disagio nell’industria automobilistica imponendo lo stop ai motori endotermici e rendendola vulnerabile, ora i player si stanno muovendo per affrontare questa sfida e questo produce una serie di effetti a cascata, indotti dalla transizione così come è stata regolamentata dalla Comissionie europea». Su tutto c’è un gap di costi per produrre le auto elettriche che si aggira intorno al 30% e il fatto che il mercato, aggiunge tavares, «chiede di comprare le auto elettriche allo stesso prezzo di quelle con motore termico».
I dazi da imporre alle auto provenienti dalla Cina sono la soluzione? «I don’y care» risponde Tavares caustico. «Il problema è che l’Europa pensa di dover correggere una situazione del mercato e una debolezza industriale indotta però da un’azione della stessa Europa, questo è il paradosso e questo resta il problema principale». Anche perché, aggiunge Tavares, i dazi implicano sempre una stortura del mercato e non aiutano a risolvere le vulnerabilità.
Sul fronte politico, alla luce degli annunci relativi ai nuovi modelli ibridi a Melfi (Jeep Compass) e a Mirafiori (Fiat 500), il possibile accordo con il Governo italiano appare più vicino? «Siamo sempre disponibili a stringere accordi con i Gioverni dei paesi in cui produciamo» ha confermato Tavares ribadendo però che «Produrremo un milione di veicoli in Italia quando avremo un milione di clienti».
Infine il capitolo incentivi, in particolare quelli per i modelli elettrici andati esauriti in una sola giornata. «E’ successo qualcosa di strano, siamo rimasti sorpresi anche noi. Abbiamo chiesto una verifica, chi di dovere sta indagando» ha evidenziato Carlos Tavares, che parla di un fenomeno anomalo anche se è ancora troppo presto per fare ipotesi o per avere una chiara spiegazione di quanto accaduto.