19 Settembre 2024

Fonte: La Repubblica

economia

Istat: stipendi fermi a novembre (rispetto a ottobre) e in crescita dello 0,4% annuo. La dinamica è ai minimi dal 1982. Ma l’inflazione, nello stesso mese, era stata negativa facendo salire il potere d’acquisto. In attesa di rinnovo 8,8 milioni di lavoratori

Le retribuzioni contrattuali orarie sono rimaste ferme a novembre rispetto al mese precedente e sono cresciute dello 0,4% nei confronti di novembre 2015, segnando l’incremento più basso dall’inizio delle serie storiche, nel 1982. La notizia arriva dalla rilevazione dell’Istat (corretta nel corso della giornata dall’istituto), che a metà mese aveva comunicato la dinamica dell’inflazione: i prezzi hanno registrato un calo dello 0,1% mensile e una crescita dello 0,1% annuo a novembre, mostrando dunque un andamento peggiore di quello dei salari. Complessivamente, nei primi undici mesi del 2016 la retribuzione oraria media è cresciuta dello 0,6% rispetto al corrispondente periodo del 2015.
Guardando allo spaccato dei settori, l’Istat rileva che a novembre le retribuzioni contrattuali orarie registrano un incremento tendenziale dello 0,7% per i dipendenti del settore privato (0,3% nell’industria e 1,2% nei servizi privati) e una variazione nulla per quelli della pubblica amministrazione ancora imbrigliati dai mancati rinnovi. I settori che presentano gli incrementi tendenziali maggiori sono: commercio (2%); alimentari, bevande e tabacco (1,8%); energia elettrica e gas (1,4%). Si registrano variazioni nulle nei settori dell’agricoltura; delle estrazione minerali; del legno, carta e stampa; dell’energia e petroli; delle chimiche; della metalmeccanica; dei servizi di informazione e comunicazione; delle telecomunicazioni e in tutti i comparti della pubblica amministrazione.

Sale la quota dei dipendenti in attesa di rinnovo: 68%, in aumento rispetto al mese precedente (67,9%). L’attesa del rinnovo per i lavoratori con il contratto scaduto è in media di 42,1 mesi. L’attesa media calcolata sul totale dei dipendenti è di 28,7 mesi, in sensibile crescita rispetto ad un anno prima (22,5). Nel mese di novembre, aggiunge l’istituto, nessun contratto è stato recepito, mentre uno solo è venuto a scadenza (conciarie). Complessivamente i contratti in attesa di rinnovo sono 49 (di cui 15 appartenenti alla pubblica amministrazione) relativi a circa 8,8 milioni di dipendenti (di cui circa 2,9 milioni nel pubblico impiego).
“Due record storici negativi. La durata media della vacanza contrattuale sul totale dei dipendenti supera il precedente primato di 28 mesi, con un rialzo notevole rispetto ai 22,5 mesi di un anno prima” dichiara Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, sottolineando la compresenza di numeri negativi tra attesa per i rinnovi e crescita degli assegni.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *