19 Settembre 2024

Fonte: Il Sole 24 Ore

di Fabio Carducci

I pionieri europei, Svezia, Danimarca e Finlandia. Gli ultimi sprinter, Irlanda, Belgio e Slovenia. Ma anche Grecia, Polonia, Portogallo. E se in Oriente la Corea del Sud è partita nel 1999, il Giappone ci sta pensando ora. Mentre per l’Italia spunta il «modello» Uruguay


I pionieri europei, Svezia, Danimarca e Finlandia. Gli ultimi sprinter, Irlanda, Belgio e Slovenia. Ma anche Grecia, Polonia, Portogallo. E se in Oriente la Corea del Sud è partita nel 1999, il Giappone ci sta pensando ora. Mentre per l’Italia spunta il «modello» Uruguay.Sono sempre di più, in tutto il mondo, i Paesi che hanno dichiarato guerra al contante. Con l’obiettivo di combattere l’evasione ma anche di favorire lo sviluppo digitale della Pa e dell’economia nazionale. Promuovendo la modernizzazione dell’industria bancaria, con un occhio alla cybersecurity e l’altro al rispetto della privacy.

Italia alla ricerca della ricetta perfetta
Una scommessa ora decisiva anche per la manovra 2020 del governo italiano: ormai da settimane al ministero dell’Economia si guarda, oltre che all’esperienza nazionale positiva del «modello benzinai» anche al panorama internazionale. Per distillare un pacchetto di misure adatto alle specificità economiche italiane e in grado, si spera, di superare le forche caudine della politica. La posta in palio, d’altra parte, è ricca, se è vero che a Padova si evade l’Iva più che in tutta la Svezia, come rilevava uno studio Confapi Padova di due anni fa. Svezia e Danimarca restano l’irraggiungibile benchmark europeo della rivoluzione cashless. L’Italia è tra gli ultimi in classifica. Ma vediamo quali sono le best practices internazionali più recenti.

Cashback sull’Iva, spunta il caso uruguayano
Geograficamente remota, l’esperienza uruguaiana sembra paradossalmente la più vicina all’obiettivo italiano di un cashback (rimborso per ogni acquisto) sull’Iva. Montevideo ha escogitato uno sconto sull’Iva, mirato soprattutto a combattere l’evasione nel turismo (ristoranti, bar, alberghi, noleggio auto). Il fornitore del servizio emette una fattura ad aliquota Iva standard. Al consumatore che paga con bancomat e mezzi elettronici assimilabili (quindi carte di debito, non di credito)  viene accordato subito uno sconto fino al 4%. Il venditore, se è una grande impresa sarà rimborsato dal Fisco con un credito d’imposta, che potrà anche essere compensato al momento di pagare l’Iva. Se invece è una piccola impresa, riceverà l’intero prezzo della vendita e sarà poi la banca/società che gestisce i pagamenti elettronici a farsi rimborsare l’Iva.

Gli ultimi esempi virtuosi in Europa
Irlanda, Belgio e Sloveniasono, secondo l’ultimo rapporto Ambrosetti sulla Cashless Revolution, i Paesi europei che negli ultimi 4 anni hanno fatto registrare i maggiori progressi e sono «accomunati dall’avere individuato con chiarezza una visione di sviluppo digitale e cashless per il Paese ». In particolare, Irlanda e Belgio hanno adottato un mix di obblighi e di incentivi per gli esercenti, mentre un elemento chiave nel successo della Slovenia è stata la strategia per la digitalizzazione della pubblica amministrazione. Il nesso tra pagamenti elettronici e digitalizzazione del Paese trova ampia evidenza empirica: l’Italia è 26esima nella graduatoria della Commissione Ue (Desi 2019) sull’utilizzo dei servizi internet, e 23esima in Europa nel Cashless society index Ambrosetti.

La «lotteria» Irlandese
Il governo di Dublino, riferisce il rapporto Ambrosetti, ha avviato dal 2002 una strategia nazionale per la digitalizzazione e i pagamenti elettronici. Dal 2014 è vietato a dipartimenti governativi, agenzie statali ed enti locali accettare assegni. Sono state ridotte le commissioni bancarie, raddoppiata a 30 euro la soglia per pagamenti contactless, rafforzata la sicurezza. Sono stati lanciati progetti-pilota a livello territoriale, con la partecipazione all’estrazione settimanale di voucher per i consumatori che usano una carta di pagamento. Ha funzionato? Sì: il traguardo di raddoppiare il numero dei pagamenti elettronici pro-capite dal 2011 al 2015 è stato raggiunto, e superato nel 2016.

Slovenia, l’importanza di essere digitali
La chiave del progresso di Lubiana è nella sinergia tra misure sui pagamenti e digitalizzazione culturale e infrastrutturale del Paese. Negli ultimi quattro anni il numero di transazioni pro-capite con carte di pagamento è cresciuto del 27,9%. In parallelo, è aumentata la percentuale di persone che utilizza Internet per svolgere le proprie attività: in tre anni l’utilizzo dell’Internet banking è salito dal 34 al 42% dei cittadini, e chi ha fatto acquisti online dal 39 al l 51%.

Belgio, carta di identità e app per pagare i servizi
Il Governo del Belgio ha lavorato su due livelli: la promozione della digitalizzazione del Paese e l’incentivazione all’utilizzo dei pagamenti elettronici. Negli ultimi due anni il numero di transazioni senza contanti pro-capite è aumentato del 19,5%. Tra gli strumenti anti-contante, un limite per i pagamenti fino al 10% del valore della transazione e con un tetto abbassato a 3mila euro, con multe fino a 225mila euro in caso di violazione. Tra i meccanismi incentivanti per clienti ed esercenti, rileva il rapporto Ambrosetti, la fatturazione elettronica adottata come procedura standard e semplificata, la carta d’identità digitale ora anche integrata da un’app che permette di pagare diversi servizi pubblici da mobile.

Il pugno di ferro di Atene, la linea soft di Varsavia, la stretta di Lisbona
Un caso a sé rappresenta l’evoluzione della Grecia, che dopo l’uscita dalla crisi finanziaria, nel 2015 ha varato forti restrizioni all’uso del contante. Le transazioni pro capite con carta di pagamento sono cresciute del +481,5% in soli 4 anni, ma si partiva praticamente da zero. Tra le particolarità anche l’obbligo di pagare una quota delle spese annuali con strumenti cashless per poter beneficiare della detraibilità delle tasse. La Polonia invece ha inserito la transizione ai pagamenti elettronici in un più complessivo piano che include identità elettronica, servizi sanitari, fisco e fatturazione elettronica. Le transazioni pro capite con carte di pagamento sono cresciute del 106,6% in quattro anni. Anche a Lisbona crociata elettronica contro l’evasione di meccanici, parrucchieri, alberghi e ristoranti, con un meccanismo di detrazione in dichiarazione dei redditi.

La lezione internazionale
La transizione dal contante – al quale gli italiani sono notoriamente tra i popoli più tenacemente affezionati al mondo – ai mezzi di pagamento elettronico rappresenta una vera rivoluzione culturale e richiede una sinergia di strumenti a breve, come incentivi e riduzioni dei costi, ma anche investimenti di lungo periodo sull’alfabetizzazione digitale. Perché si tratta di una rivoluzione che non porta solo benefici nella lotta all’evasione, ma coinvolge cittadini, sistema industriale, pubblica amministrazione e sistema Paese. Avendo cura, concordano molte analisi, di non criminalizzare il contante e di predisporre misure salvagente per chi è costretto a usarlo, come gli anziani per motivi di digital divide, i giovani senza un contro corrente e le fasce più svantaggiate della popolazione.

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