Fonte: Corriere della Sera
di Lorenzo Cremonesi
Un inviato del «Corriere» racconta la sua esperienza (molto interesse, e contestazioni). Sunniti, sciiti, Isis e i dibattiti così difficili da affrontare in classe
MILANO- Scenario: aula magna dell’Istituto Tecnico Commerciale Schiapparelli nel centro di Milano. Contesto: circa trecento studenti delle ultime due classi, dunque quasi tutti in età compresa tra i 17 e 19 anni, sono riuniti per assistere a una lezione sulla nascita di Isis in Medio Oriente e le sue manifestazioni in Europa tenuta da due giornalisti del Corriere, Mara Gergolet e l’autore di questo articolo. Per circa un’ora e mezza parliamo delle radici del Califfato in Iraq, i suoi sviluppi in Siria, le ragioni del suo radicamento tra le masse sunnite, la sua capacità di raccogliere seguaci ed effettuare attentati terroristici nelle nostre città europee. Si cerca di raccontare in termini semplici, aiutati da una grande carta geografica del Medio Oriente proiettata sul muro, senza però dimenticare le radici storiche e soprattutto lo scontro tra sciiti e sunniti che da anni infiamma il mondo islamico.
«Non servono altri libri, il Corano spiega tutto»
Ed è proprio quest’ultimo soggetto che sembra attirare la massima attenzione degli studenti. Consigliamo, visto che dopo tutto siamo in una scuola, di leggere il libro dello studioso americano di origine iraniana Vali Nasr, La rivincita sciita , che ben riassume il conflitto inter-islamico sulla successione del Profeta alla guida della comunità musulmana dopo la sua morte. Ed è allora che interviene Amina dalle ultime file. Una ragazza minuta, con un visibile velo blu in testa. «Chi l’ha detto che sciiti e sunniti si scontrano sulla successione? Per l’Islam non ci può essere successore di Maometto. E comunque è tutto spiegato nel Corano. Non servono altri libri, il Corano spiega tutto, dice tutto». Il tono è perentorio, non ammette repliche: c’è un’unica verità rivelata, impossibile metterla in dubbio. «Se io voglio conoscere la fede dei cristiani vado a chiedere a un ministro della fede cristiana. Non certo a mio papà musulmano. Ma così deve avvenire anche per i musulmani. Ci si rivolge al gran muftì della moschea di Al Azhar al Cairo. La sua definizione di sciiti e sunniti è quella giusta», aggiunge. Proviamo comunque a rispondere. «La moschea di Al Azhar ospita un’autorità sunnita, importante quanto si vuole, ma non è affatto detto che piaccia agli sciiti», replichiamo. E ancora: «Lo scontro tra sciiti e sunniti esplode dopo la morte di Maometto. Il Corano, rivelato prima, evidentemente non ne può parlare».
Il coro di applausi per Amina
Ma un coro di applausi e urla di sostegno accompagna le parole della ragazza.
«Sono una quarantina di studenti musulmani che la appoggiano sempre quando parla. Per noi è davvero difficile replicare. In genere gli studenti italiani restano zitti, non sanno bene cosa dire, non hanno argomenti», spiega Andrea, uno dei due rappresentanti degli studenti che è seduto con noi al tavolo sul podio. Intervengono un paio di professori nel tentativo di rimettere ordine. Noi incalziamo: «Forse sarebbe il caso di studiare un poco di storia delle religioni. Ricordarci che la nostra cultura europea è anche figlia del Rinascimento e dell’Illuminismo. Occorre leggere i testi di Voltaire, ricordare Rousseau, andare a rivedere le radici del pensiero laico, l’ode al dubbio di fronte al dramma delle guerre di religione che tanto sangue ha versato in Europa nei secoli scorsi». Ma non serve a nulla. I toni degli argomenti ricordano un poco i dibattiti nelle aule delle nostre scuole investite dalle rivolte studentesche negli anni Settanta. Con la differenza però che ora c’è un Islam molto più agguerrito e tutto sommato importato dall’estero. Mentre la controparte pare molto debole, impreparata.
Cerchiamo di chiudere la conferenza. Arriva qualche altra domanda. Ma Amina con la maggior parte degli studenti che la sostiene lascia l’aula. Con lo scoccare del termine della seconda ora l’incontro si chiude. Gli organizzatori sono soddisfatti. Tre docenti si dicono colpite dai toni del dibattito. Dice una professoressa: «È la prima volta che questi argomenti esplodono con tanta passione. In genere restano come soppressi, covano nell’aria senza venire alla luce» .