19 Settembre 2024
Museo cultura

Museo cultura

In tutti i comparti dell’industria culturale comincia già a serpeggiare un senso di rassegnazione

La Germania ha approvato già da un mese misure che ammontano a miliardi di euro per sostenere l’arte e la cultura, aiuti per gli affitti di sale e teatri, studi di artisti, teatri dell’opera, orchestre, musei, con incentivi fiscali, sostegni materiali, una rete di sicurezza sociale per i lavoratori che rischiano il posto a causa della pandemia. In Italia, purtroppo, non c’è settore della cultura che invece non rischi il collasso, la chiusura definitiva, lo spegnersi del polmone culturale. E questa differenza marcherà una distanza sempre più incolmabile tra l’Italia e la Germania. Certo, qui i soldi pubblici sono pochi e infatti è stata lanciata l’idea, appoggiata da associazioni e da autorevoli esponenti della cultura come Andrea Carandini e Carlo Fuortes, di un Fondo per la cultura che porti nuove risorse da affiancare a quelle, necessariamente limitate, dell’intervento pubblico. Magari ci sono idee migliori, ma senza queste risorse il futuro che ci aspetta è la desertificazione del nostro patrimonio culturale.
I teatri non hanno i mezzi per riaprire, le sale cinematografiche chiuderanno, le produzioni cinematografiche avranno difficoltà a riaprire, la cancellazione dei concerti infliggerà un colpo micidiale all’industria discografica, i teatri dell’opera annasperanno senza ossigeno, i musei non potranno allestire nuove mostre, i siti archeologici e la cura dei beni artistici e architettonici rischieranno di restare senza fiato, gli studi degli artisti chiuderanno bottega, come si dice, l’editoria perde colpi, le librerie faranno una gran fatica a riprendersi dopo la chiusura di un paio di mesi. O ci si rende conto che siamo sull’orlo del burrone e che centinaia di migliaia di persone che lavorano nella grande industria culturale rischiano di essere lasciate ai margini, oppure davvero quel polmone si spegnerà. Stento a capire come non ci si renda conto che senza strumenti nuovi di massiccio finanziamento, un grande prestito nazionale con cui gli italiani possono partecipare e investire nello sforzo di non far morire la cultura e l’arte italiane, senza tutto questo il futuro sarà nerissimo. Tutti i comparti dell’industria culturale lo sanno ma comincia a serpeggiare la rassegnazione e la rinuncia. Dovremmo fare in modo di impedirlo e non è piacevole immaginare che se la cultura muore, resta solo un ministero vuoto.

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