19 Settembre 2024

Alleanza sospesa tra le fragilità di Biden e i rischi di un ritorno di Trump. Al centro dell’agenda nuovi sostegni all’Ucraina

Un summit per rafforzare la Nato e la sua coesione all’appuntamento con il suo 75esimo compleanno. Per presentare un fronte unito davanti alla minaccia ora rappresentata anzitutto dalla Russia e dalla sua invasione dell’Ucraina, con Kiev che riceverà nuovi aiuti e sostegno. E uno sguardo rivolto anche oltre l’Atlantico, a partnership globali nel teatro asiatico e pacifico, evidente negli inviti a Washington ad alleati quali Giappone, Corea del Sud, Nuova Zelanda e Australia.
È questa – al di là delle celebrazioni – l’agenda del vertice di tre giorni nella capitale americana che da oggi vede il Presidente Joe Biden ospitare decine di leader internazionali.
Al cuore il dramma di Kiev: in gioco sono annunci di un “pacchetto” che comprende l’invio di nuovi sistemi di difesa anti-aerea; un inedito centro di comando e logistico per meglio coordinare forniture di armamenti e addestramento delle forze ucraine; maggior interoperabilità tra queste ultime e la Nato; aiuti bellici minimi a Kiev da 43 miliardi di dollari in un anno; patti bilaterali di sicurezza. Verranno inoltre ribaditi progressi per arrivare ad ammettere l’Ucraina nella Nato. «Mi aspetto che i leader concordino un piano sostanziale» ha detto alla vigilia il segretario generale uscente dell’organizzazione Jens Stoltenberg – sarà sostituito dall’ex premier olandese Mark Rutte a ottobre – definendo il supporto a Kiev «la missione più urgente». Ha aggiunto che la Nato prenderà in mano il «coordinamento di gran parte dell’assistenza internazionale nella sicurezza» e definito l’insieme di iniziative come «un ponte verso l’ingresso nella Nato» dell’Ucraina.
Obiettivo del summit è anche far emergere una maggior cooperazione industriale tra gli alleati, superando concorrenza e tensioni, ritenuta indispensabile a migliorare capacità e produzione nella difesa, messe alla prova dall’economia di guerra di Mosca. Saranno sottolineati e stimolati aumenti collettivi degli investimenti militari, con 23 Paesi, quasi due terzi dei membri, che finora hanno tagliato l’annoso traguardo di una spesa pari al 2% del Pil. Il tradizionale ruolo Usa, oltre che di leader, di grande finanziatore della Nato ha nutrito crescente risentimento nella politica statunitense.
L’Alleanza Atlantica ha adesso 32 membri, da 12 alla nascita nel 1949. Ma il suo sviluppo e l’evoluzione delle sfide geopolitiche – dalla Guerra Fredda ai Balcani, dal terrorismo e di nuovo alla Russia – hanno comportato scosse e cambiamenti: le recenti strategie dell’organizzazione, riviste l’anno scorso per la prima volta da tempo, potrebbero richiedere ulteriori forze, stimate tra centomila e 350.000 soldati (35-50 brigate), oltre a nuove difese aeree. La Nato ha al momento 500.000 truppe in stato di high readiness, di massima preparazione.
I difficili obiettivi della Nato, tuttavia, rischiano di essere oscurati dalla bufera sulla Casa Bianca, il “Paese essenziale” dell’alleanza. Biden è impegnato in una dura battaglia politica e personale: all’indomani di evidenti episodi di fragilità, deve dimostrare, a 81 anni, di saper sfoderare leadership e condurre una campagna per la rielezione contro il repubblicano Donald Trump a novembre. Deve dimostrarlo chiaramente, in questi giorni, tanto all’opinione pubblica interna quanto a preoccupati alleati, che a Washington si stanno affrettando a intessere rapporti con una possibile futura amministrazione Trump. Assieme a meeting, discorsi e eventi, Biden terrà giovedì una rara conferenza stampa.
Trump, per la Nato, rappresenta un’incognita: ha minacciato uscite degli Usa, in nome di America First, e intimato che ignorerà il requisito cruciale di difendere alleati sotto attacco se “colpevoli” di contributi ritenuti inadeguati. Di più: ha alluso a rapide soluzioni della guerra in Ucraina, facendo immaginare compromessi con Mosca a base di ultimatum a Kiev perché ceda territori e del blocco di un suo ingresso nella Nato. Sotto Trump i repubblicani da tempo resistono a nuovi aiuti all’Ucraina.

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