Il ministro dell’Economia vuole accelerare sulla messa a punto della prossima manovra di bilancio. Per questo Giancarlo Giorgetti ha deciso che, una volta rientrato dalla riunione dei ministri finanziari del G7 in India prevista per la prossima settimana, avvierà un giro di incontri con i singoli ministeri per fare un check up sui conti pubblici e mandare un chiaro segnale: tutte le proposte di spesa dovranno fare i conti con la scarsità di risorse. Al Tesoro guardano con una certa apprensione all’affollarsi di richieste di intervento in tutti i settori, dai nuovi bonus edilizi alla riforma delle pensioni, dal taglio del cuneo fiscale a quello dell’Irpef, dove il governo ha già promesso di passare a tre aliquote dal 2024 e di tagliare le tasse sulle tredicesime. Proposte che, messe tutte insieme, superano facilmente le decine di miliardi di euro, mentre i margini di manovra sono estremamente ridotti.
Tensioni con la Ue
Gli elementi di preoccupazione del ministro sono molti: il quadro congiunturale resta dominato dall’incertezza sull’evoluzione della guerra in Ucraina, dalla recessione che ha colpito la Germania e dalla frenata della Francia. Per l’Italia le stime di crescita del Pil per quest’anno sono ancora buone, tra l’1 e l’1,2%, ma le entrate sono in rallentamento, la terza rata del Pnrr, che vale 19 miliardi, non è stata ancora sbloccata e la domanda per la quarta , da 16 miliardi, fino a questo momento non è stata presentata. Il tutto mentre i rapporti con l’Ue sono complicati dal difficile negoziato sul nuovo Patto di stabilità, che imporrà il ritorno a più severe politiche di controllo dei bilanci dopo la sospensione delle vecchie regole decise durante la crisi pandemica, e l’Italia è guardata di traverso per essere l’unico Paese a non aver ancora ratificato la riforma del Mes, il fondo che dovrebbe intervenire in caso di crisi bancarie.
No a Quota 41
Mercoledì al ministero del lavoro proseguirà il confronto con i sindacati sulla riforma delle pensioni. Ma dal Tesoro è già venuto un chiaro altolà alla proposta di Quota 41 (in pensione con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età), che metterebbe d’accordo la Lega e Cgil, Cisl e Uil. Costa troppo: circa 4 miliardi solo il primo anno. Al momento sembra difficile che il governo possa andare molto oltre la semplice proroga per il 2024 dei limitati canali di accesso anticipato alla pensione che altrimenti scadranno il 31 dicembre 2023: Quota 103 (si può lasciare il lavoro con 62 anni d’età e 41 di contributi), Opzione donna, Ape sociale. Forse si potrà ampliare un po’ la platea di Opzione donna, ridotta nel 2003 a qualche migliaio di lavoratrici, dopo la stretta decisa con la prima manovra Meloni. E forse si valuterà la fattibilità di proposte per consentire a partire da 62-63 anni il pensionamento anticipato ma con tutto l’assegno calcolato col metodo contributivo, che di solito comporta un taglio della pensione del 15-20%.
Nuovi bonus per le case green?
Sul fronte dei bonus edilizi, c’è il tema del costo delle ristrutturazioni green previsto dalla direttiva europea che prescriverebbe di portare gli edifici almeno alla classe energetica E entro il 2030. Di qui le numerose proposte presentate in Parlamento, tra le quali quella della Lega che vorrebbe nuovi bonus modulati sul reddito, fino al 100% per chi ha un Isee di 15 mila euro. Le risorse, secondo il Carroccio, dovrebbero venire dalla stessa Ue, come dice del resto la direttiva. Anche in questo caso, però, al ministero dell’Economia, pure guidato da un leghista come Giorgetti, frenano: «I margini per la prossima manovra sono davvero ristretti». È la classica linea di ogni ministro del Tesoro: tenere stretti i cordoni della borsa e non accettare spese non coperte. Ma la novità è che questa volta Giorgetti non vuole aspettare settembre per far passare il messaggio. Di qui la decisione di convocare i ministeri già a luglio.