SPECIALE EUROPA
Fonte: La StampaLa portavoce dell’esecutivo europeo: «Scelta alla luce della nuova situazione»
Ieri pomeriggio la Commissione Ue ha comunicato al governo svizzero che la riunione “energetica” del 17 febbraio non era più da considerarsi sul calendario. Il negoziato bilaterale è dunque di fatto congelato. E’ la prima conseguenza pratica della consultazione referendaria con cui gli elettori elvetici hanno chiesto l’introduzione, entro tre anni di quote per la libera circolazione dei lavoratori, principio sacro per l’Unione europea. Da anni gli svizzeri discutono con Bruxelles l’acceso pieno al mercato unico dell’elettricità il cui decollo è previsto dall’anno prossimo, dunque con la possibilità di partecipare alla borsa elettrica, avere i codici di accessi e viaggiare sulle reti comunitarie. La trattativa entrata nel vivo da anno e la riunione della prossima settimana, secondo fonti concordanti, era stata convocata per entrare nel vivo a livello tecnico. la portavoce della Commissione ha affermato che alla luce del nuovo scenario è necessario ripensare la natura delle relazioni bilaterali. A rischio anche le intese su ricerca, istruzione e cultura.
La contromossa dell’Ue arriva dopo una giornata di polemiche legate all’esito del voto sulle «quote» di immigrati. Un voto che ha fatto esultare i partiti populisti di mezza Europa, dalla Lega al Front National, dal Pvv di Wilders al Fpo di Strache. Ma ha l’effetto di una bomba per i ministri degli esteri che si riuniscono a Bruxelles.
«È una brutta notizia» per l’Europa dice il francese Laurent Fabius. Mentre Emma Bonino ne definisce il possibile impatto come «molto preoccupante, sia per quanto riguarda l’Italia sia per gli altri accordi con la Ue». Il lussemburghese Jean Asselborn, pur sottolineando – come fan tutti – che l’espressione democratica del popolo svizzero va rispettata, il suo risultato «avrà certamente conseguenze». E da Berlino il portavoce della cancelliera Angela Merkel sottolinea che l’esito di quel voto che, sia pur di strettissima misura, di fatto cancellerebbe 15 anni di frontiere aperte tra la Confederazione e l’Unione europea «dal nostro punto di vista solleva problemi notevoli».
I ministri comunque non affrontano esplicitamente la questione in Consiglio. In serata tende a prevalere l’attendismo. E viene deciso che domani il tema Svizzera, e le sue possibili conseguenze, verrà discusso nel consiglio affari generali tra i ministri delle politiche europee, dove l’Italia sarà rappresentata da Enzo Moavero.
Per capire che piega potranno prende le relazioni tra Ue e Svizzera, un ulteriore segnale arriverà poi mercoledì quando i rappresentanti permanenti dei 28 dovranno decidere se conferire o meno alla Commissione il mandato per negoziare l’accordo `istituzionale´ per l’adattamento automatico dell’acquis svizzero a quello Ue. L’esecutivo europeo preferirebbe evitare drammatizzazioni, in attesa che sia Berna a trovare una soluzione. Ma dagli ambasciatori potrebbe arrivare un segnale più deciso. È comunque una svolta preoccupante, quella elvetica, anche se la chiusura delle frontiere non è questione di giorni o di mesi: Berma ha infatti tre anni di tempo per adeguare la sua legislazione.
Arrivando al Consiglio, il nuovo capo della diplomazia tedesca Frank-Walter Steinmeier sottolinea che la Svizzera in questo modo «si danneggia da sola» visto che la sua economia «vive di scambi con i paesi europei». Riferimento evidente alla particolare natura dell’accordo messo in discussione dal voto del referendum. Limitare la libera circolazione, uno dei pilastri fondamentali dell’Unione europea e del mercato unico, farebbe cadere a cascata gli altri sei accordi entrati in vigore nel 2002 sul commercio, gli appalti pubblici, l’Agricoltura, i trasporti terrestri, il trasporto aereo e la ricerca. Tra le possibili conseguenze: treni e aerei potrebbero non essere più liberi di circolare tra la Svizzera e la Ue, gli studenti non potrebbero usufruire del programma Erasmus ed il futuro del milione di europei residenti in Svizzera, così come dei 430mila svizzeri residenti in Europa, diventerebbe un punto interrogativo. Ed in Italia – ma anche in Francia e Germania – monta rapidamente la preoccupazione per l’esercito di transfrontalieri che ogni giorno varca il confine per andare a lavorare in Svizzera.
Di tutt’altro segno le reazioni di Marine Le Pen e della Lega Nord. Per la leader del Front National, gli svizzeri hanno dato «prova di grande buon senso». E si dice sicura che i francesi, in un ipotetico referendum, voterebbero in massa per il blocco della immigrazione di massa. Nel Carroccio, Mario Borghezio interpreta il risultato come «una grande lezione di democrazia», mentre il segretario Matteo Salvini osserva che «tutto il mondo difende la propria gente, stringe e chiude le porte. Tranne l’Italia, mi sembra un suicidio».