21 Novembre 2024

Fonte: La Stampa

di Francesco Olivo

Quattordici arresti per impedire il referendum sull’indipendenza, la gente in piazza contro il blitz. Il presidente Puigdemont: «Vergogna democratica, la Spagna è uno stato totalitario»

Tensione alle stelle a Barcellona a dieci giorni dal referendum indipendentista considerato illegale dal tribunale costituzionale di Madrid. La polizia spagnola è entrata per la prima volta in nove sedi della Generalitat catalana e ha arrestato 14 alti funzionari del settore economico. Gli agenti hanno sequestrato dieci milioni di schede elettorali, oltre che le liste degli elettori.
L’obiettivo della Guardia Civil, agli ordini della magistratura, è impedire in tutti i modi la realizzazione della consultazione del primo ottobre, in particolare sono state requisite (già in un’operazione di ieri) le lettere con le quali venivano convocati scrutatori e presidenti di seggi. Le perquisizioni, in corso sin dalle prima ore della mattina, provocano la forte reazione degli indipendentisti che hanno convocato manifestazioni in tutta la città: “Voteremo” si grida nelle piazze.
In carcere è finito anche Josep Maria Jové, numero due del leader di Esquerra Republicana de Catalunya, Oriol Junqueras, uomo forte del movimento indipendentista e vicepresidente del governo.

LA TENSIONE IN PIAZZA
Migliaia di persone sono scese in piazza contro gli arresti: un gruppo di manifestanti ha anche circondato un’auto della Guardia Civil urlando «fuori le forze di occupazione». La tensione è altissima. In alcune facoltà di Barcellona sono state sospese le lezioni per protesta, in tutte le città catalane sono stati convocati cortei e sit in. Anche a Madrid c’è chi contesta: Podemos ha organizzato una concentrazione alla Puerta del Sol. I socialisti, in evidente imbarazzo, cominciano a smarcarsi dal governo: «Ma la giustizia è indipendente» ha chiarito il dirigente José Luís Abalos, smolto vicino al segretario Pedro Sanchez. Mariano Rajoy ha convocato il leader socialista per una riunione urgente.

«LA SPAGNA HA SOSPESO L’AUTONOMIA»
Il presidente della Generalitat Carles Puigdemont commenta con toni durissimi le operazioni di stamattina: «Rifiutiamo lo spirito totalitario dello Stato spagnolo. È una vergogna democratica. Siamo stati oggetti di un’azione del ministero dell’Interno per non far votare i catalani». Sul referendum non si torna indietro: «L’unica arma che abbiamo – prosegue Puigdemont – è la risposta pacifica della nostra gente. Il primo ottobre usciremo di casa e porteremo una scheda. Hanno vulnerato lo stato di diritto e hanno sospeso le libertà politiche. Hanno bloccato i poteri dell’autonomia. Le irruzioni, gli arresti, le intimidazioni, le violazioni del segreto postale generano una situazione inaccettabile in democrazia. La Spagna ha superato il confine che la divideva da uno Stato autoritario».
Ancora Puigdemon: «Siamo vittime di un’aggressione coordinata. Lo stato spagnolo ha di fatto sospeso l’autonomia della Catalogna. Quello che sta vivendo la Catalogna non lo vive nessuno stato dell’Unione europea». Poi il presidente ha esortato i catalani alla calma: «Fino al primo di ottobre abbiamo bisogno di un atteggiamento di fermezza e serenità, ma quel giorno usciremo di casa, prenderemo una scheda e la useremo».

LA SQUADRA DEL BARCELLONA: IL REFERENDUM SI DEVE FARE
Anche la squadra di calcio del Barcellona ha espresso la sua «condanna» per qualsiasi azione contro il diritto di decidete in Catalogna dopo gli arresti di oggi dei ministri locali, in un’operazione tendente a impedire l’organizzazione del referendum sull’indipendenza. «Sulla scia degli eventi dei giorni scorsi e in particolare di quelli di oggi, il Barcellona, rimanendo fedele al suo impegno storico nella difesa del Paese, della democrazia, della libertà di espressione e del diritto a decidere, condanna qualsiasi azione che possa impedire il pieno esercizio di questi diritti». Il club-bandiera della Catalogna, nella nota diffusa oggi, aggiunge di non esitare nel manifestare «pubblicamente l’appoggio a tutte le persone le entità e le istituzioni che lavorano per garantire questi diritti».
«Il Barcellona, nel rispetto del suo vasto assetto (la società è ad azionariato popolare, ndr) continuerà a sostenere la volontà della maggioranza dei cittadini catalani e lo farà in modo civile, pacifico ed esemplare».

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