25 Novembre 2024

Il ministro degli Esteri: con l’Onu bisognerà decidere il destino della missione in Libano

«L’Italia chiede al governo dell’Iran e allo stesso primo ministro israeliano Netanyahu di frenare il ricorso alla violenza. Chiede a tutti, assolutamente a tutti, di interrompere la spirale della guerra. In queste ore un missile in più da una parte o dall’altra potrebbe portare questa guerra definitivamente fuori controllo. Lavoriamo in maniera convinta per evitare che tutta la regione finisca nell’abisso di una guerra generalizzata, una catastrofe che nessuno sarebbe in grado di controllare, che porterebbe morte e devastazione per anni. La prospettiva nella regione resta quella dei due Stati, quella di Israele in grado di convivere in sicurezza con uno stato palestinese, e di un Libano che resti un paese stabile e un esempio di convivenza tra le varie comunità e religioni».

Ad Antonio Tajani già nel primo pomeriggio era arrivata la certezza di un attacco iraniano. Chiuso un evento elettorale a Genova, il ministro degli Esteri ha partecipato in collegamento a un breve vertice con Giorgia Meloni e Guido Crosetto a Palazzo Chigi ed è rientrato in fretta a Roma.

Che sta succedendo?
«Sapevamo che una reazione iraniana sarebbe stata possibile e adesso temiamo una contro-reazione israeliana. Come governo, nelle ultime ore ci siamo occupati molto di tutelare i cittadini italiani che sono ancora bloccati in Libano, organizzando anche voli charter per farli tornare, ma da oggi lo scenario potrebbe diventare molto, molto più pericoloso. La guerra potrebbe allargarsi velocemente. Noi continuiamo a seguire i punti di crisi su cui lavoravamo, a Gaza e in Libano».

In Libano c’è il contingente italiano: quale il rischio?
«I nostri militari sono protetti all’interno delle caserme, nei bunker dell’Onu. Io stesso ho parlato con il ministro degli Esteri israeliano e ho avuto assicurazioni che i siti dove si trovano non verranno messi a rischio. Ci siamo confrontati con il presidente Meloni e con il collega Crosetto. Con l’Onu dovremo decidere come proseguire la missione».

Un ritiro del contingente di caschi blu è possibile?
«L’Onu e la Difesa italiana condividono i piani per tutte le opzioni necessarie. Quello che sarà necessario fare verrà fatto».

Ministro, cosa dirà oggi in commissione alle Camere?
«Che sia in Commissione o in Aula dirò le stesse cose: ci siamo impegnati in ogni modo, tenendo conto delle nostre leve politiche e diplomatiche, innanzitutto per alleviare le sofferenze delle popolazioni coinvolte. E poi per evitare che questa guerra si allarghi, diventi una vera e propria guerra regionale. In collaborazione con gli Usa abbiamo tenuto unito il G7 da mesi nelle richieste di cessate il fuoco a Gaza. Terremo una riunione del “Quint” con Usa, Francia, Germania e Gran Bretagna. Anche la Ue ha mantenuto il suo impegno per la tregua e per la protezione delle popolazioni israeliana, palestinese e libanese».

E su Israele che dirà?
«Ho sempre detto che Israele ha diritto a difendersi, il 7 ottobre è stato una vergogna, un affronto senza pari a una intera nazione. Ma non bisogna provocare la morte di altri innocenti, e adesso ripeto non bisogna trasformare una guerra locale in una catastrofe bellica regionale. Adesso mi sento di aggiungere che colpi diretti fra Israele e Iran rischiano davvero di incendiare tutto il Medio Oriente».

Gli appelli sembrano però cadere nel vuoto.
«Nonè facile una tregua. Ma non dobbiamo arrenderci. Dobbiamo mantenere i fili tra le parti, ed è quello che facciamo. Contemporaneamente salvaguardiamo i nostri cittadini come i militari, e forniamo molti aiuti».

Quali?
«Intanto con un nuovo pacchetto da 17 milioni di aiuti di emergenza al Libano. Tre per una risposta immediata all’emergenza umanitaria; 4 per assistenza sanitaria immediata alla popolazione rifugiata. E proprio domani incontrerò a Roma il commissario Unhcr, Filippo Grandi. Altri 10 milioni per iniziative realizzate dalle Organizzazioni della Società Civile libanese nei settori acqua, servizi sanitari e igiene, e in ambito scolastico».

A Israele cosa chiedete?
«Che non si faccia come a Gaza, che non si bombardi mettendo a rischio la popolazione. La loro intenzione è di distruggere Hezbollah, e militarmente spingere i loro miliziani a Nord del fiume Litani, per creare una fascia di sicurezza in cui non siano presenti arsenali di Hezbollah. Ma adesso lo scontro è salito di livello: valutiamo i danni che i missili iraniani avranno prodotto a Israele. E se Israele deciderà una contro-reazione vedremo quali saranno i loro obiettivi».

In Italia le contestazioni contro Israele si fanno sempre più forti.
«Contestare o criticare un governo è sempre legittimo, ma mi preoccupa molto un certo estremismo per cui qualunque cittadino di religione ebraica viene visto come un nemico. Dare dell’agente sionista a Liliana Segre è vergognoso, da qui all’antisemitismo il passo è brevissimo. Non abbiamo davvero bisogno in questa fase di estremismi».

Lo ha detto anche a proposito della vittoria dell’ultradestra in Austria, auspicando che i popolari non si alleino con loro. Salvini le ha risposto che forse ha mangiato troppo…
«Io veramente sono a dieta… E comunque che questi partiti, a partire dall’Afd, siano un pericolo lo dicono anche ebrei preoccupatissimi dall’avanzata di queste forze assieme a molti cittadini dei loro stessi paesi».

Secondo il capogruppo di FdI Foti sarebbe meglio non immischiarsi nelle faccende interne degli altri paesi.
«Non mi immischio, da popolare penso che sia più giusto che un partito nostro fratello in Europa si allei con liberali e socialisti, non con l’ultradestra. Peraltro qui siamo in Europa, queste sono forze che rivendicano ancora diritti sull’Alto Adige…».

Salvini tifa Trump per riportare la pace. Lei?
«Io penso a oggi, non a domani. E credo che l’America debba portare soluzioni e aprire trattative e tavoli di pace qualunque sia il presidente che gli elettori sceglieranno: questo è e sarà il suo ruolo».

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