22 Novembre 2024
Tajani

Tajani

Il ministro degli Esteri e vicepremier: tutti stanno rivedendo il Piano. FI motore centrista anche nel Ppe

Non vede problemi con l’Europa sul Pnrr: «Tanti Paesi stanno rivedendo i loro piani, quello che accade anche per l’Italia è del tutto normale». E i botta e risposta con la Commissione Ue sono «frutto di un fraintendimento, niente di più». Antonio Tajani, ministro degli Esteri e vicepremier, getta acqua sul fuoco sulle polemiche che avevano fatto arrivare ai ferri corti governo e vertici europei. Ma un avvertimento, in vista delle elezioni europee del 2024, lo manda: «Spero che la Commissione, che è istituzione che rappresenta tutti, non si schieri e resti indipendente dai singoli governi. Non sempre è accaduto». E sull’ipotesi di una prossima alleanza tra Ppe, Liberali e Conservatori che potrebbe guidare l’Europa in futuro, rivendica il ruolo della sua Forza Italia come «motore centrista, come ideali e valori e non solo numericamente».

Si parla di prossima Europa ma il governo ora ha che fare con questa: sul Pnrr vi sentite nel mirino?
«Si è esasperato polemicamente un episodio già chiuso. C’è stata una frase di un portavoce, poi anche smentita, sul ruolo della Corte dei conti che era sbagliato anche nel merito. Non c’è nessun attacco da parte nostra alla Corte, nulla di strano nel fatto che si proroghi una norma varata dal precedente governo sui controlli non concomitanti ma successivi sulle spese».

L’opposizione non è molto d’accordo.
«L’opposizione fa l’opposizione, ma anche illustri giuristi come il presidente emerito della Corte costituzionale Mirabelli sostengono che è pienamente legittimo quello che facciamo. Il punto che ci interessa è lavorare seriamente sul Pnrr e utilizzare tutti i fondi a nostra disposizione».

Però siete in ritardo, questo è un dato di fatto.
«Ma sono molti i Paesi che stanno modificando i loro programmi di spesa, non solo noi. Il piano è stato varato durante la crisi del Coronavirus, poi ce n’è stata un’altra con la guerra e la crisi energetica, a tutti serve flessibilità. E serve non solo al governo, ma a tutti i soggetti che lavoreranno sul Pnrr, anche le amministrazioni locali di sinistra che gestiranno fondi. È un lavoro che ci impegna tutti».<

Nel governo c’è chi teme che, in vista delle Europee, un esecutivo di centrodestra possa essere oggetto di operazioni ostili da parte dei vertici Ue. Lei?
«Io mi aspetto istituzioni indipendenti dai singoli governi, sopra le parti. Ci saranno forze politiche che spingeranno in una direzione o nell’altra, ma spero e conto che la commissione se ne tenga fuori, anche se in passato a volte non è successo…».

Però lo stesso Berlusconi dichiara che l’obiettivo è cambiare gli equilibri in Europa con un’alleanza tra Ppe, Conservatori e Liberali. Non è un rischio schierarsi già così nettamente?
«È un fatto che sta crescendo complessivamente il centrodestra: i risultati in Finlandia, Grecia, Spagna lo dimostrano. Poi dovremo aspettare il voto, ovviamente. Ma ricordo che io stesso, nel 2017, fui eletto presidente del Parlamento europeo con una maggioranza di centrodestra e certo non è venuta meno in alcun modo la spinta europeista. Anche per l’attuale commissione, abbiamo votato Ursula von der Leyen per impedire l’elezione di Timmermans, esponente del Pse, partito che non aveva vinto le elezioni».

E non lo apprezzate granché…
«La sua politica sul cambiamento climatico è ideologica e non va nella giusta direzione. Noi pensiamo che vada affrontato il tema, certamente, ma con punti fermi. Che sono la centralità dell’uomo, del lavoratore, nel rispetto dell’ambiente ma anche della giustizia sociale e del pragmatismo. Le nuove norme per auto elettriche, packaging, politica del “semaforo rosso” sono colpi molto duri per l’Italia, secondo paese manufatturiero d’Europa. È giusto difendere l’ambiente, ma anche i posti di lavoro e il benessere dei cittadini».

Di questo parlerete nel vertice del Ppe che ha organizzato questa settimana a Roma, dopo che fu cancellato quello di Napoli?
«Di questo e di tanti temi, con particolare attenzione ai valori cristiani — infatti ci saranno incontri anche in Vaticano —, perché l’ancoraggio di una forza politica deve essere sempre chiaro. Anche nel Ppe c’è attenzione alla centralità dell’uomo nel mondo del lavoro, e noi riteniamo di poter essere punto di riferimento di questi valori in Italia come, da protagonisti, in Europa. Senza che questo debba spaventare nessuno».

A proposito di spaventi: in FI c’è agitazione per possibili nuove nomine e catena di comando. Che succede?
«Come in tutti i partiti ogni tanto — con calma — si rinnovano incarichi e compiti, e su tutto decide sempre il nostro leader che è Silvio Berlusconi, che non rottamerà nessuno e non cambierà la nostra linea sul governo. Il resto sono chiacchiere che interessano solo i diretti interessati. Ai cittadini non importa il nome di un coordinatore regionale o un responsabile di settore, importano i fatti: l’aumento del Pil dello 0,6% nel primo trimestre, quello della domanda interna, il calo di mezzo punto di inflazione in un mese, la crescita dell’occupazione e il calo del tasso di disoccupazione, la Borsa salita del 13%, il taglio del cuneo fiscale che vogliamo divenga stabile. Queste cose ci chiedono, non gli incarichi di Tizio o Caio. E su questo siamo impegnati».

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