8 Settembre 2024
POLITICA
Fonte: La Stampa
politica

L’obiettivo: da aprile mille euro l’anno ai redditi più bassi.
Quirinale e Tesoro: prudenza. Oggi consulto con Padoan

ROMA

«Le coperture ci sono, indiscutibili e oggettive. Fino a venti miliardi», si infervora Renzi. Domenica il premier ha annunciato un taglio delle tasse da dieci miliardi di euro, e non vuole cambiare i suoi piani: «La data è la differenza fra un sogno e un progetto». Ma a Bruxelles non conoscono Walt Disney, solo la dura legge dei numeri. Ieri sera nella stanza di Graziano Delrio era un continuo viavai di funzionari. L’ex sindaco di Reggio Emilia, al quale Renzi ha dato il gravoso compito di coordinare i testi in arrivo dai ministeri, ha lavorato fino a notte nel tentativo di far tornare i conti.

 

Al Tesoro la stessa cosa ha fatto il vice Enrico Morando, impegnato sulla delicata partita fiscale. Stamattina ne riparleranno entrambi con Pier Carlo Padoan di ritorno dalla riunione con i ministri delle Finanze europei. Se tutto andrà bene, la riduzione delle tasse per i lavoratori dipendenti arriverà con disegno di legge. «Sono mille euro medi a famiglia. La più impressionante operazione politica mai fatta a sinistra di recupero del potere d’acquisto e vorrei che questi soldi fossero nelle tasche degli italiani il 27 aprile». Renzi non agirà per decreto, ma pur di portare a casa un risultato è disposto al braccio di ferro con l’Europa.

 

Quirinale e Tesoro lo invitano alla prudenza. «Ci saranno coperture certe», spiegava l’altro ieri Padoan. Dei venti miliardi di coperture immaginate da Renzi, solo sei o sette sono quelli che l’Europa considera utilizzabili per tagliare le tasse: sono i risparmi che il commissario Cottarelli considera possibili già quest’anno con una seria revisione della spesa, in particolare un taglio secco ai costi della macchina degli acquisti pubblici. Non è un caso se dopo settimane di attesa proprio ieri l’ex funzionario del Fondo monetario ha consegnato ufficialmente al nuovo governo il suo lungo lavoro di ricognizione.

 

L’alternativa percorribile era l’aumento delle tasse sulle rendite finanziarie al 23%, ma al momento la soluzione è accantonata: se ne riparlerà in un secondo momento, magari non sotto elezioni. Semmai Renzi oggi è pronto a sfidare i niet di Bruxelles. Se dipendesse dalla Commissione, il nostro deficit quest’anno non dovrebbe superare il 2,6%. Il premier intende invece sfruttare fino in fondo la forchetta che ci manterrebbe comunque entro il 3%: sono altri 6,4 miliardi. Tre miliardi sono i risparmi calcolati da una riduzione dello spread, due quelli che dovrebbero essere resi possibili dalla depenalizzazione verso chi riporta in Italia capitali all’estero.

 

Renzi non vuole deludere le attese degli italiani, e sa che se c’è un universo impopolare sono l’Europa e le sue burocrazie. Ma sa di non poter tirare la corda, perché l’Italia resta pur sempre un’osservata speciale. Ha deciso ad esempio di seguire il suggerimento del Quirinale e del Tesoro di non approvare per decreto il nuovo provvedimento per sbloccare il pagamento degli arretrati della pubblica amministrazione utilizzando la leva della Cassa depositi e prestiti: sarà solo un disegno di legge.

 

«Abbiamo contro tutti, da Confindustria alla Cgil», ma la riforma degli ammortizzatori sociali arriverà con una legge delega perché – sintetizza una fonte di governo – è un provvedimento complesso, non possiamo cancellare la cassa integrazione in deroga dalla sera alla mattina». A meno di colpi di scena, per decreto arriveranno invece altre due novità importanti: la liberalizzazione dei contratti a termine, che potranno essere approvati in successione per tre anni e una semplificazione dell’apprendistato.

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