19 Settembre 2024

Fonte: Corriere della Sera

di Sergio Rizzo

Non si può manifestare con i tirapugni e le bombe carta. In un Paese civile non lo può fare nessuno: tanto meno una categoria di lavoratori

I tassisti di tutta Italia avranno anche le loro buone ragioni per protestare. Ma non è questo il punto. Perché le scene alle quali abbiamo assistito ieri a Roma le hanno fatte passare in secondo piano. Non si può andare in piazza con i tirapugni e le bombe carta. Nel 2017 e in un Paese civile non lo può fare nessuno. Non importa chi fosse il signore immortalato nella foto pubblicata ieri da Corriere.it che impugnava quel grazioso tirapugni cromato. Di sicuro non un lavoratore preoccupato per il proprio posto di lavoro,e non ci stupiremmo se venisse fuori che le manifestazioni di ieri rappresentavano per qualcuno solo il pretesto per scatenare violenze.

Non sarebbe la prima volta che una manifestazione sfocia in fatti come quelli accaduti ieri in piazza a Roma. Dove la tensione è alle stelle ormai da troppi giorni, come stanno a dimostrare le storie di intolleranza fra tassisti e autisti di Uber che le cronache non smettono di registrare. Ma al di là dei singoli episodi è indubbio che le modalità e il clima in cui si svolgono certe proteste rispecchia un imbarbarimento generale. Un degrado a cui non è certo estraneo il cattivo esempio che purtroppo continua ad arrivare dalla nostra politica, dove i toni del confronto sono sempre più esasperati anche all’interno degli stessi partiti. E il livello delle violenze verbali supera talvolta l’immaginabile, con il fattivo contributo dei social e di certi dibattiti televisivi. In questo Paese che sembra sull’orlo di una crisi di nervi all’insorgere di ogni minima difficoltà verrebbe da dire: diamoci tutti una calmata.

Il problema è che i primi a dover pronunciare queste parole sono gli stessi che occupano le stanze dei bottoni, e che invece raramente, spesso per convenienze politiche, rinunciano a gettare benzina sul fuoco. Ieri l’ex sindaco Alemanno ha accusato il Pd di ricorrere «per difendere i propri riti partitocratici alle cariche della polizia contro ambulanti e tassisti»: le categorie che lo sostennero apertamente nella vittoriosa campagna elettorale del 2008. Mentre la sindaca di Roma Virginia Raggi, anche lei in debito elettorale con ambulanti e tassisti, era addirittura in piazza con i manifestanti affermando la sua vibrante contrarietà a «riforme calate dall’alto». Per quanto possa apparire singolare che un primo cittadino scelga di esporsi in questo modo a fianco di una categoria che sta paralizzando da giorni la capitale d’Italia, non c’è un divieto per i sindaci a manifestare. Ma dopo quanto è successo, vorremmo sentire oggi da entrambi ancora più forte ciò che Virginia Raggi ha già scritto a caldo su twitter: e cioè che le controversie si affrontano civilmente con le parole, non con tirapugni e bombe carta. Senza se e senza ma.

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