Fonte: Corriere della Sera
di Fiorenza Sarzanini
A sei mesi dalla scossa del 24 agosto e dopo quelle di ottobre ancora inagibile il 40% degli edifici, aumentano gli sfollati, sono quasi 12mila. E dei 3 mila moduli abitativi ne sono arrivati solo 18. L’Anci: «Esenzioni fiscali o interi paesi a rischio»
Casette da assegnare, appartamenti da ristrutturare, macerie da rimuovere: si allungano i tempi della ricostruzione, continua ad aumentare il numero degli sfollati. Sei mesi dopo il terremoto del 24 agosto scorso, le scosse fortissime del 30 ottobre, i danni gravi provocati dalle bufere di neve, nelle quattro Regioni colpite — Lazio, Abruzzo, Marche e Umbria — si fanno i conti con le richieste dei cittadini. E con i ritardi provocati da una macchina burocratica che coinvolge nelle decisioni troppi enti, senza evitare le sovrapposizioni. Il decreto varato dal governo mira a semplificare le procedure, ma gli effetti ancora non si vedono e la situazione si aggrava, anche perché si conferma che il 40% delle abitazioni e delle stalle sono inagibili.
Quasi 12mila sfollati
È arrivato a 11.623 il numero delle persone rimaste senza casa che vengono assistite dalla Protezione civile. Circa 9 mila sono ospitate in alberghi e residence: di loro 3 mila sono rimaste nella propria Regione, 6 mila si sono trasferite lungo la costa adriatica e sul lago Trasimeno, in Umbria. Sono invece 860 quelle che hanno scelto di rimanere nel proprio Comune sistemandosi nei container, nei moduli abitativi o nei camper e 1.750 sono alloggiati nei palazzetti dello sport, nei centri polivalenti, e nelle strutture provvisorie che erano state allestite nei precedenti terremoti.
Inagibili quattro case su dieci
La scelta di affidare le verifiche di agibilità a Protezione civile e Vigili del fuoco ha certamente rallentato i tempi e per questo le nuove norme consentono di far effettuare le certificazioni anche agli esperti presi dagli albi professionali. Finora sono stati effettuati 116.299 sopralluoghi. Su 44.908 edifici privati colpiti ad agosto «il 45% è risultato agibile, il 6% sono inagibili per rischio esterno, mentre il 30% è stato dichiarato inagibile e i restanti hanno avuto esiti di parziale o temporanea inagibilità». Le squadre attivate dopo le scosse di ottobre, hanno invece compiuto 67.395 sopralluoghi negli edifici privati: «Per 53.268 è stato possibile ottenere l’esito delle verifiche che sono di agibilità per quasi il 57% degli esiti attribuiti, il 3% pur non essendo danneggiati, risultano non utilizzabili per solo rischio esterno, mentre il 40% ha dato esito di non utilizzabilità per temporanea, parziale o totale inagibilità».
Solo 18 casette su tremila
La stima effettuata dalla Protezione Civile parla di circa 3mila casette da installare in 60 Comuni, ma ne sono state ordinate solo 1.470 e consegnate appena 18, a Norcia. È la Protezione Civile a fornire il quadro di distribuzione: «Sono 640 quelle della Regione Lazio (181 per Accumoli e 459 per Amatrice); 639 per le Marche (tra cui 137 per Arquata del Tronto, 76 per Castelsantangelo sul Nera, 72 per Fiastra, 100 per Ussita, 222 per Visso, più la parte che resta per arrivare a 639 che servirà per altri comuni); 191 Umbria (tutti a Norcia)». I ritardi sono evidenti, anche perché in molti casi non si è riusciti neanche ad individuare le aree, che dovranno poi essere urbanizzate, dove sistemare gli alloggi. E soprattutto non è terminato il censimento di chi ha diritto ad ottenere la casetta, tenendo conto che dovranno dimostrare di avere la casa completamente inagibile.
I sindaci e le esenzioni fiscali
È il presidente dell’Anci Antonio Decaro a farsi portavoce della richiesta più urgente che arriva dai sindaci: esenzioni fiscali e contributi economici per far ripartire l’economia locale. «Soltanto così — chiarisce — i cittadini potranno riprendere le proprie attività e si riuscirà a far rivivere città e paesi che altrimenti dovranno essere abbandonati. Il governo ha concesso ai sindaci poteri più ampi e noi li stiamo esercitando, ma deve concedere ossigeno, altrimenti molti centri sono destinati a scomparire».