22 Novembre 2024

Fonte: Corriere della Sera

Terremoto neve strada Umbria
di Virginia Piccolillo e Fiorenza Sarzanini

Tutte le lacune che hanno segnato l’emergenza, dal sisma del Centro Italia all’ondata di neve e gelo: lo scaricabarile tra gli enti, le strade bloccate, i campi container

Omissioni, ritardi, sottovalutazioni
Omissioni, ritardi, sottovalutazioni: nel giorno della tragedia di Farindola emergono tutte le lacune che hanno segnato l’emergenza causata prima dal terremoto del 24 agosto e poi dalle bufere di neve che hanno isolato moltissimi paesi. La macchina dei soccorsi all’improvviso sembra essersi inceppata. Le promesse di dare al più presto un riparo agli sfollati che dallo scorso agosto vivono nella disperazione per aver perso tutto e nel terrore di nuove scosse, si sono infrante.

Scaricabarile tra gli enti
Per allestire i campi dove posizionare casette e container bisogna assegnare gli appalti e creare le condizioni per la sistemazione dei prefabbricati garantendo le forniture di acqua ed elettricità, il funzionamento dei servizi igienici, la viabilità. Bisogna garantire la fornitura dei viveri e degli altri generi di prima necessità, assicurare alle famiglie la possibilità che i ragazzi frequentino le scuole e dunque che i collegamenti siano effettivi. In campo ci sono le Regioni, i Comuni, la Protezione civile, i vari ministeri. Lo scaricabarile tra le istituzioni, le lungaggini burocratiche e i difetti di comunicazione tra i vari enti hanno paralizzato gli interventi. E in alcuni casi hanno addirittura provocato l’isolamento di interi paesi, impedito di portare soccorso a chi si trovava in difficoltà. Proprio come è accaduto mercoledì sera quando nessuno è riuscito a raggiungere l’hotel Rigopiano che si è così trasformato in una trappola mortale.

L’emergenza non dichiarata
Il 17 gennaio scorso una tempesta di neve mette in ginocchio l’Abruzzo. Manca l’elettricità, gli impianti di riscaldamento vanno in tilt, molte zone sono impossibili da raggiungere. Il governatore Luciano D’Alfonso annuncia la richiesta di stato d’emergenza, poi si appella al ministro della Difesa Roberta Pinotti che annuncia l’invio dell’esercito. È già troppo tardi. Appare evidente che lo stato d’allerta non è scattato in tempo e questo rende gli interventi difficili, in alcuni casi impossibili. Proprio come accaduto a Farindola, visto che nonostante la richiesta di aiuto fosse stata lanciata mercoledì pomeriggio, la sera i soccorritori non sono riusciti ad arrivare all’albergo neanche a piedi.

L’attesa per le casette
Il 29 novembre scorso l’allora presidente del Consiglio Matteo Renzi annuncia: «Le prime casette di Amatrice sono in realizzazione da oggi, le prime 20 saranno pronte prima di Natale». Non è andata così visto che l’estrazione per assegnare a sorte 25 casette nel paese in provincia di Rieti sarà effettuata questa mattina. E altrove non c’è ancora alcuna certezza su quanto tempo dovrà trascorrere perché gli sfollati riescano ad avere un alloggio. Come risulta dai report della Protezione civile soltanto due aree per l’allestimento dei prefabbricati — una ad Amatrice e l’altra a Norcia — sono quasi completate, mentre negli altri centri colpiti dal sisma la situazione è di gravissimo ritardo. Risultano ordinate: 181 casette per Accumoli, 303 per Amatrice (in tutto dovrebbero essere 459), 191 per Norcia e 80 per Arquata (dove dovrebbero essere circa 200).

Solo tre campi container
Vanno a rilento anche le operazioni per la sistemazione dei container che serviranno a creare i cosidetti campi attendati che avranno stanze da 2 o 3 posti e servizi in comune. Il progetto già approvato prevede l’allestimento di 10 campi — 8 nelle Marche e 2 in Umbria — per un totale di 1.600 posti. L’elenco comprende Camerino, Tolentino, Norcia, Petriolo, Amandola, Cascia, Pieve Torina, Caldarola, Visso, San Ginesio. Attualmente soltanto tre campi sono finiti e sono quelli di Camerino, Tolentino e Norcia. Entro la fine di questa settimana dovevano essere consegnati i moduli per gli altri Comuni ma le condizioni meteorologiche hanno rimesso tutto in discussione e adesso nessuno è in grado di stabilire quando si potrà procedere.

Le stalle e i fienili
Sono migliaia le persone che vivono grazie agli allevamenti di animali. Per questo sin dall’estate scorsa i sindaci hanno evidenziato la necessità di aiutare gli allevatori a non allontanarsi dalle zone terremotate e soprattutto a provvedere al riparo delle bestie. Appelli che evidentemente in molti casi sono caduti nel vuoto. La stima parlava di almeno 900 ripari per gli animali — con relativi container dove alloggiare gli allevatori — che dovevano essere distribuiti. E invece nel Lazio ne sono stati consegnati 39, in Abruzzo 14, nelle Marche 50 e in Umbria 90.

La rimozione delle macerie
Sono le Regioni a dover gestire le gare per la rimozione dei detriti causati dalle migliaia di scosse. Ma sono i numeri a fornire il quadro della situazione: nel Lazio (Accumoli e Amatrice) sono state rimosse circa 25.000 tonnellate. Nelle Marche, da Arquata del Tronto, poco meno di 3.000. Ad Amatrice l’appalto alla ditta che deve rimuoverle è stato assegnato al massimo ribasso. Ma lo sgombero procede a rilento. A vedere il lavoro svolto si comprende che è una minima parte, in alcune frazioni il lavoro non è ancora cominciato.

Le strade bloccate
È il problema che adesso rende impossibile raggiungere moltissimi Comuni, paesi e frazioni bloccati dalla neve dove manca tutto e le persone rischiano di morire. Fra turbine rotte e mezzi e spalaneve in affanno la situazione è diventata tragica con il trascorrere delle ore. E in alcuni casi anche le strade a scorrimento veloce non risultano agibili. Durissima l’accusa del vicesindaco di Arquata del Tronto all’Anas: «Capisco, anche se non del tutto, che possano rimanere impraticabili a causa dell’eccezionale nevicata le piccole strade che portano alle frazioni, ma che sia bloccata la statale Salaria non è accettabile e qualcuno all’Anas se ne deve assumere la responsabilità. Non può rimanere chiusa una strada di collegamento così importante attraverso la quale devono giungere mezzi di soccorso come le turbine».

Edifici storici e chiese
Il «puntellamento» delle chiese e degli edifici storici era cominciato con grande impegno, ma poi il ritmo è rallentato e le scosse successive al 24 agosto hanno distrutto un immenso patrimonio. Simbolo di questi ritardi è certamente il campanile della chiesa di Sant’Agostino ad Amatrice che nessuno ha evidentemente pensato a mettere in sicurezza e con le ultime scosse è definitivamente venuto giù.

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